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La Stampa Rassegna Stampa
29.03.2008 Come orientare il voto americano
l'analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 29 marzo 2008
Pagina: 7
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'obiettivo di Al Sadr, orientare il voto Usa»

Maurizio Molinari analizza sulla STAMPA di oggi, 29/03/2008, a pag.7, in un articolo dal titolo " L'obiettivo di Al Sadr, orientare il voto Usa", la situazione irachena.

Il regista della rivolta di Bassora e dei bombardamenti da Sadr City contro la Zona Verde di Baghdad è Moqtada al-Sadr, il 35enne imam sciita ribelle che lancia campagne militari in Iraq in puntuale sintonia con il calendario elettorale americano. Quasi quattro anni fa esatti, il 4 aprile del 2004, nel bel mezzo della primavera segnata dall’allora sfida presidenziale fra Bush e Kerry, Al Sadr scatenò da Najaf, Bassora e Sadr City quella che resta la più sanguinosa rivolta armata del dopo-Saddam Hussein: vi furono centinaia di vittime civili, morirono decine di soldati della coalizione, furono attaccati tutti i contingenti stranieri (anche gli italiani) e i combattimenti ebbero termine solo dopo l’energico intervento di Alì Sistani, la più alta autorità sciita in Iraq, che impose la tregua.
A metà ottobre del 2006, quando l’America stava per tornare alle urne per il rinnovo parziale del Congresso di Washington, le milizie di Al Sadr conquistarono la città di Amarah nel Sud con un blitz tanto violento quanto sorprendente da evocare sulla stampa americana paragoni con l’offensiva del Tet, lanciata nel 1968 dai vietcong contro il Sud Vietnam sostenuto dagli americani. Lo strumento militare adoperato da Al Sadr nel 2004 e nel 2006 è lo stesso che oggi - in coincidenza con primavera presidenziale americana che ha per protagonisti Hillary Clinton, Barack Obama e John McCain - tiene in scacco le forze irachene a Bassora e martella con razzi e mortai la Zona Verde: l’Esercito del Mahdi. Si tratta di almeno quarantamila uomini ben addestrati, che sfilano in camicia nera, hanno un’assoluta obbedienza per Al Sadr, credono nella riapparizione sulla Terra del Dodicesimo Imam nelle vesti del «Mahdi» e, secondo l'Intelligence Usa, hanno in dotazione armi ed esplosivi «made in Iran». L’ammiraglio Greg Smith, voce delle forze Usa in Iraq, parla con insistenza di «influenza iraniana» sulle «violenze» da parte di «gruppi speciali» e «gang criminali» ovvero unità di miliziani dell’Esercito del Mahdi. La nuova rivolta di Al Sadr, come nel 2004 e 2006, punta a sfidare con clamore la presenza militare americana in Iraq al fine di raggiungere un duplice obiettivo: far emergere a Washington leader politici favorevoli a ritirare le truppe in tempi brevi; sconfiggere in Iraq il suo principale nemico politico, il Supremo consiglio islamico in Iraq (SIIC) presieduto da Al Hakim che sostiene il governo di Al Maliki, risponde alle direttive religiose di Alì Sistani e non auspica immediato un ritiro americano.
«Attraverso Al Sadr l’Iran cerca di acquisire profondità strategica in Iraq» si legge nell’ultimo rapporto del Servizio ricerche del Congresso sull’Iraq e l’Esercito del Mahdi è «una delle carte sulle quali Teheran punta», aggiunge il politologo Kenneth Pollack, in maniera analoga a quanto riuscitole in Libano con la creazione della milizia paramilitare degli Hezbollah.
Anche gli Hezbollah, all’inizio degli anni Ottanta, nacquero come una scissione filo-iraniana dalla maggioranza sciita libanese e si imposero grazie agli attacchi contro le forze internazionali diventando una forza capace di condizionare le scelte di Beirut proprio come Al Sadr vuole fare con Baghdad. Se la tattica di Al Sadr è la stessa del 2004 e del 2006 le novità sono invece nella risposta Usa: la scelta del generale Petraeus di lasciare la guida delle operazioni alle nuove forze irachene punta a trasformare questa crisi in quello che Bush ha definito «un momento di svolta nella capacità degli iracheni di difendere il proprio Paese».

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