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L'Opinione Rassegna Stampa
27.03.2008 Silenzio sul muro tra Egitto e Gaza
in contrasto con le critiche alla barriera difensiva israeliana

Testata: L'Opinione
Data: 27 marzo 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Il muro arabo e il silenzio»
Da L'OPINIONE del 27 marzo 2008:

Nell’edizione delle 20,30 del 19/03/2008, il telegiornale della seconda rete israeliana ha mandato in onda un servizio dal confine fra la striscia di Gaza e l’Egitto che riguardava la costruzione del muro che divederà i due territori. Quando la striscia di Gaza era sotto controllo israeliano, la linea di confine era demarcata da un semplice divisorio metallico che stava lì dalla fine della guerra dei sei giorni. Proprio questo è stato fatto saltare con gli esplosivi dai “militanti” di Hamas il 23 Gennaio scorso, “ufficialmente” per permettere ai civili di rifornirsi di beni di prima necessità e a loro, ma questo è passato sotto silenzio, per introdurre quante più armi possibile compresi i missili Grad che sono stati lanciati contro Asquelon. Le riprese non lasciano dubbi, stavolta gli egiziani fanno sul serio. I lavori sono portati avanti dal genio dell’esercito e non c’erano civili impiegati nella mano d’opera. Un ufficiale, intervistato dall’inviato della televisione e che è voluto rimanere anonimo, ha spiegato in poche parole il progetto di divisione netta e totale che il governo egiziano vuole mettere in atto al confine fra il Sinai e i territori sotto il controllo di Hamas. Il muro andrà a coprire tutta la linea di confine che coincide, pressapoco, con quella che gli israeliani chiamano “Philadelphia Line”.

Sarà alto tre metri in superficie e proseguirà, sotto terra per altri tre metri, questo per rendere più difficile la costruzione di tunnels per il trasporto d’armi di contrabbando. Il muro non prevede valichi di frontiera e sarà dotato di apparecchiature elettroniche per la rilevazione di persone in avvicinamento, sia al livello terrestre che sotterraneo. Ci saranno torrette e militari di guardia pronti a far fuoco contro chiunque cerchi di avvicinarsi. Questi lavori, fatti con una celerità inusuale nel mondo arabo, lasciano spazio ad alcune riflessioni ed ad alcuni interrogativi ai quali vale la pena dare una risposta valutandola con l’ottica e con i parametri mediorientali. Il Governo Egiziano è stato per troppo tempo nella scomodissima situazione di non saper come comportarsi, trovandosi fra l’incudine delle critiche israeliane ed americane sulla facilità con la quale i palestinesi riuscivano a contrabbandare armi verso la striscia di Gaza ed il martello dell’opposizione interna, guidata dai “Fratelli Musulmani”, che al contrario chiedevano di chiudere occhi, bocca, naso ed orecchie sulle attività di Hamas al confine Sinai - Gaza. La costruzione di questo muro, secondo alcuni esperti internazionali, vuole innanzi tutto essere un messaggio chiaro sia ad Hamas che non saranno più tollerati contrabbandi di nessun genere e forzature come quelle del gennaio scorso, sia verso i loro fornitori (Siria ed Iran) ai quali in questo modo viene chiesto, in maniera sottintesa, la cessazione della vendita di armi destinate alla striscia di Gaza.

Vuole poi essere un messaggio all’opposizione interna per far capire che e’ finito il tempo del ricatto e che il governo prende le sue decisioni autonomamente senza più sentirsi sotto continua minaccia. Nello stesso tempo vuole confermare la volontà egiziana di mantenere gli impegni presi con Israele e gli Stati Uniti su tutti i protocolli degli accordi di pace di Camp David. Ma perché il progetto del muro non prevede valichi di passaggio, pedestre ed automobilistico, apribili nel momento in cui la situazione tornasse tale da poter permettere un normale transito di persone e mezzi com’era prima del colpo di stato di Hamas? Come mai il cordone che l’Egitto sta costruendo intorno a Gaza deve essere impenetrabile? Cosa deve preservare? Considerando che la notizia non è riservata, segreta o censurata, perché i media l’hanno completamente ignorata? Il muro di difesa che Israele ha costruito al confine con la Cisgiordania, per impedire che i terroristi suicidi penetrassero in territorio israeliano, ha dei valichi attraverso i quali, previo controllo dei documenti e doganali, si può transitare da e verso Israele. Se non ci fossero stati centinaia di attentati i tempi di transito e controllo sarebbero infinitamente più brevi.

Questo muro e le sue recinzioni, che servono solo a salvaguardare la popolazione civile israeliana ha fatto drasticamente diminuire gli attentati terroristici negli ultimi anni, e nonostante questo è stato contestato ed ha scatenato decine di manifestazioni di protesta in tutto il mondo. A causa sua sono state firmate diverse risoluzioni dell’ONU che hanno condannato Israele tante di quelle volte che ormai abbiamo perso il conto. Perché il muro che sta costruendo l’Egitto, che alla fine sarà una barriera impermeabile, passa sotto silenzio? Perché gli organi di stampa internazionale sono muti, sordi e ciechi e non ne danno notizia? Chi è che decide cosa si deve sapere e cosa no di ciò che succede in Medio Oriente? Dove sono i difensori della pace? Non un arcobaleno né una manifestazione, e l’ONU è in ferie.

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