"Colonizzare il mare". Piuttosto che un ambizioso, pacifico progetto di sviluppo, il progetto israeliano di cui scrive Marco Ansaldo sembra, nella prima fase dell'articolo, un piano espansionista e aggressivo.
I riflessi condizionati linguistici sono ancora più evidenti nel titolo: "Grattacieli al posto dell´acqua così Israele colonizza il mare".
Ovvio che i grattacieli non saranno "al posto" dell'acqua, ma sopra e che il mare non sarà "colonizzato" in senso politico. Ogni giorno o quasi, però, ci viene ripetuto che Israele "colonizza" territori palestinesi e talora, falsamente, che sottrae acqua a popolazioni impoverite. Ecco allora che si trova il modo di ripeterlo, anche dando una notizia che non c'entra nulla con la Cisgiordania.
Ecco il testo dell'articolo:
Colonizzare il mare. Il progetto è ambizioso. Richiede impegno e fantasia. Soprattutto denaro. Una sfida immensa, che Israele lancia a sé stesso e che un giorno forse non lontano potrebbe anche riuscire a vincere.
A cercare di raggiungere questo sogno, il sogno di espandersi in un´altra dimensione, con tutti i rischi e le difficoltà che la scelta comporta, lo Stato ebraico pensa da tempo. E il primo passo potrebbe essere rappresentato da un intrigante progetto edilizio, appena approvato a Tel Aviv dal Comitato di pianificazione del ministero degli Interni.
Il piano maestro riguarda infatti lo sviluppo di una vasta area compresa fra la parte nord della città e la marina del vicino centro di Herzliya. Ci sono voluti ben sette anni per arrivare a definire i contorni di questo studio, e Tel Aviv potrebbe adesso guadagnare una consistente fetta di territorio edificando non solo sul terreno esistente, ma anche sulla spiaggia e forse un domani sul mare. Non è escluso, in futuro, l´uso di piattaforme per avanzare, e «rubare» così spazio all´acqua.
Di per sé, la definizione del piano è già considerata dalle autorità municipali di Tel Aviv come una pietra miliare. Ora ci vorranno dai cinque ai dieci anni prima di vedere arrivare i trattori sulla spiaggia a dissodare il terreno. E, in seguito, si deciderà come procedere.
«Una Tel Aviv che non avete mai conosciuto», dice il titolo di un giornale presentando il plastico dell´area edificabile, ed evocando così una sfida di cui ancora nessuno sembra conoscere nei dettagli la portata e le possibilità. Per adesso il progetto pilota riguarda la costruzione, nell´area deputata, di 181 mila metri quadrati riservati a spazio industriale e di 75 mila per centri commerciali ed edifici pubblici. Gli appartamenti previsti sono, al momento, 11.300. A meno che non si decida di proseguire ulteriormente. Le vendite toccheranno, per coloro che intenderanno sviluppare l´area, i 4,5 miliardi di dollari.
«Il progetto - afferma la squadra multi-disciplinare di funzionari e architetti che ha studiato il piano - è destinato a complesse questioni riguardanti lo sviluppo urbano, su un fronte di spiaggia di carattere unico, da definirsi con i detentori di multiproprietà terriere». Infatti il problema più difficile da affrontare sarà probabilmente quello di conciliare, almeno all´inizio, lo sviluppo dell´area con le proprietà già acquisite in zona, fra cui quelle di centinaia di privati, di alcune aziende, e persino della municipalità di Tel Aviv, assegnataria nella zona davanti al mare di decine di acri di terreno.
A muovere le autorità è stato naturalmente il bisogno di reperire abitazioni nei dintorni di aree pubbliche, soprattutto vicine al verde. Lo studio contempla infatti la possibilità di sviluppare centinaia di acri sulla costa e lungo le rocce, con la costruzione di un parco sulla spiaggia che, assicurano gli esperti, «preserverà gli elementi naturali del paesaggio». L´area verde dovrebbe formare la continuazione dell´attuale passeggiata di Tel Aviv, finendo per congiungersi con la marina di Herzliya. Gli edifici raggiungerebbero un´altezza di 15 piani, con la torre più alta piazzata in una zona esterna alla spiaggia, per non bloccare la vista alle altre abitazioni.
La stessa spiaggia verrebbe di molto ampliata. «Alla fine potrebbe misurare - aggiungono gli autori del progetto - 250 metri di larghezza. Tutt´altra cosa rispetto alla stretta striscia di sabbia compresa attualmente fra le strade Hayarkon e Kaufman».
La mappa del progetto include infatti due strade per percorrere la zona, da nord verso sud in senso verticale. La prima sarebbe la continuazione di una delle arterie principali, la Ibn Gvirol Street, qui prevista con maggiore sviluppo di negozi ed edifici su entrambi i lati pedonali. L´altra via, più stretta, correrebbe invece tutto attorno al nuovo parco costruito sulla spiaggia.
E il mare? L´acqua sembra comunque la nuova frontiera. Ma ci vorrà tempo. Questo piano è stato approvato dopo molti anni. Adesso, dopo il progetto iniziale, potranno verificarsi delle dispute riguardanti le proprietà, questione che finora sembra aver impedito il pieno sviluppo dell´area. Le inevitabili obiezioni già in conto nell´iniziativa potrebbero, si calcola, rallentare i tempi previsti. A quel punto gli esperti non escludono che occorreranno addirittura 10 anni prima di arrivare al primo colpo di piccone, e all´avviamento dei lavori. Aspettando dunque ancora che la «Tel Aviv che non avete mai conosciuto» prenda forma. Se non in mare, almeno in terra ferma.
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