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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.03.2008 Merrill «Tony» McPeak, altro consigliere anti-Israele di Barack Obama
la denuncia dell'"American Spectator"

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 marzo 2008
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Guru di Obama nel mirino «Pregiudizi anti-Israele»»
Dal CORRIERE della SERA del 27 marzo 2008:

C'è un nuovo personaggio «scomodo» tra i consiglieri del candidato alla nomination democratica per la Casa Bianca Barack Obama. L'ex generale Merrill «Tony» McPeak, 72 anni, suo consulente militare e copresidente della campagna elettorale è stato accusato da media conservatori americani di «pregiudizi contro Israele e i suoi sostenitori» per commenti fatti 5 anni fa in un'intervista, ripescata dalla rivista American Spectator e rilanciata da blog e siti web.
La Coalizione ebraica repubblicana, una lobby di Washington, ha chiesto le dimissioni di McPeak, aggiungendo che la scelta del generale come consulente «solleva ancora una volta seri dubbi sulla posizioni e i giudizi del senatore Obama sul Medio Oriente». In un'intervista del 2003 al quotidiano
Oregonian, McPeak ha affermato che l'influenza politica degli ebrei americani è alla base della mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese. «Non abbiamo alcuna strategia per il Medio Oriente», ha detto, spiegando che la chiave è risolvere il conflitto israelo-palestinese. Il giornalista chiede: «Qual è il problema?» «E' New York. E' Miami — risponde McPeak —. Abbiamo tanti voti a favore di Israele qui e nessun politico vuole andare contro questi elettori ». Aggiunge che, per risolvere il conflitto, gli israeliani devono «smettere di creare colonie in Cisgiordania e a Gaza e forse anche ritirarsi da alcune di quelle che hanno stabilito ». Quando gli viene chiesto se crede che Hamas e l'Hezbollah siano parte del problema, dice «assolutamente», poi li paragona agli «estremisti religiosi » in Oregon, il che ne sminuirebbe il peso, secondo i blogger conservatori. Lo Spectator
ha anche ricordato che il generale sostenne che la guerra in Iraq è stata voluta dai «cristiani rinati» per aiutare Israele.
McPeak, 72 anni, ex capo di stato maggiore dell'aeronautica, nominato da Bush padre e in pensione dal '94, è un ex repubblicano, che appoggiò Bush figlio nelle presidenziali del 2000, ma poi criticò l'invasione dell'Iraq. Nel marzo 2003, mese dell'inizio della guerra, concesse l'intervista all'Oregonian. Nel 2004 votò per i democratici.
Giorni fa il generale aveva scatenato un'altra bufera per aver paragonato Bill Clinton a Joseph McCarthy, il senatore repubblicano famoso per la «caccia» ai comunisti negli anni '50, dopo che Clinton aveva implicitamente messo in dubbio il patriottismo di Obama. La campagna di Hillary l'ha accusato di «fraintendere deliberatamente le parole del presidente » e in un'email ha usato il caso per «incassare», chiedendo fondi ai sostenitori.
Colpire i consulenti altrui si è rivelato un modo efficace per attaccarsi tra candidati. Ieri Hillary ha criticato Obama per non essersi dissociato pienamente dal suo pastore, il reverendo Jeremiah Wright, ma solo dalla sue dichiarazioni incendiarie a sfondo razziale: «Non sarebbe mai diventato il mio pastore», ha detto. E ora i commenti di McPeak rischiano di aumentare i dubbi degli ebrei americani (repubblicani e democratici) nei confronti di Obama. «Il senatore non è d'accordo con i commenti del generale McPeak — ha detto ieri un portavoce —. Il duraturo impegno di Obama a favore di Israele è chiaro». Ma non ha parlato di dimissioni.

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