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La Stampa Rassegna Stampa
26.03.2008 Lapo Elkann intervistato da Yediot Ahronot sul suo rapporto con Israele
sarà «ambasciatore di buona volontà» dell’ospedale Tel ha-Shomer (Shiba) di Tel Aviv

Testata: La Stampa
Data: 26 marzo 2008
Pagina: 0
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Lapo Elkann si confessa Amo Israele mi sento ebreo»
Da La STAMPA del 26 marzo 2008:

«Mi sento più ebreo che cattolico». Con queste parole l’erede della famiglia Agnelli Lapo Elkann ha annunciato al quotidiano israeliano Yediot Ahronot la sua missione mediorientale: domani mattina, nella sede delle Nazioni Unite, riceverà la carica di «ambasciatore di buona volontà» dell’ospedale Tel ha-Shomer (Shiba) di Tel Aviv, il centro medico dove da due anni è ricoverato l’ex premier israeliano Ariel Sharon.
Non è la prima volta che la stampa israeliana si interessa dei nipoti dell’Avvocato. L’estate scorsa il quotidiano Maariv aveva dedicato cinque pagine al fratello di Lapo, John Elkann, e alla sua carriera prodigiosa alla guida dell’azienda di famiglia. Uno speciale dedicato al futuro economico del Paese: la Fiat punta sul mercato israeliano? Ora tocca a Lapo.
«Il mio amico Steven Klein mi ha offerto la carica di “ambasciatore globale” dell’ospedale Shiba e ho subito accettato», racconta il giovane Elkann. I romanzi del padre Alain fanno sempre bella mostra alla fiera del libro di Gerusalemme, cronaca di un’identità ebraica intellettuale oltre che religiosa. Un’identità che Lapo non vuole abbandonare: «Fino ad ora non avevo fatto niente per la comunità ebraica o per Israele. Mi sono detto che Dio mi stava offrendo una ulteriore possibilità, che mi stava dando la vita per la seconda volta e che dovevo agire dando parte di me stesso».
Ma cosa significa concretamente «ambasciatore di buona volontà»? Mille piccoli importantissimi progetti. Per esempio la costruzione di uno stadio dove i bambini dell’ospedale possano giocare a calcio a fini terapeutici. Sport sì, ma di serie A. La direzione del Tel ha-Shomer non lo dice direttamente ma spera che magari, domani, qualche giocatore della Juventus possa essere presente alla deposizione della prima pietra. Un gol.
Il rapporto con Israele e con la tradizione ebraica è parte importante della memoria di Lapo. Ricordi, ma non solo. Il giovane Elkann ricorda i suoi anni giovanili trascorsi a Parigi, un ambiente spiccatamente ebraico, un patrimonio problematico perché, nota il quotidiano Yediot Ahronot, suscettibile di chissà quali reazioni da parti degli ambienti islamici più radicali.
«Io mi sento ebreo, non cattolico». Lapo Elkann ripete la sua convinzione, la sua storia: «Mia madre ci battezzò da bambini, ma avrei delle obiezioni in merito. La cultura ebraica mi ha sempre affascinato, forse perché il mondo ebraico è meno ipocrita del nostro. Non mi riconosco in molti aspetti del pensiero della Chiesa cattolica, non mi riconosco nel fatto che un uomo di successo debba chiedere perdono. Per che cosa? Una persona che lavora 15 ore al giorno e ottiene dei risultati deve essere soddisfatto per i suoi sforzi». La Chiesa di Roma, secondo Lapo, ha migliaia di di contraddizioni: «Anche se mia madre è cattolica, mi sento più a mio agio nel mondo ebraico». E si sente a suo agio in Israele: «Amo Tel Aviv e Gerusalemme. Mi piacciono i giovani israeliani, così determinati, forti. Malgrado le tragedie sono sempre pronti a rimettersi in piedi e ripartire».

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