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Un faro senza luce non serve 24/03/2008
 A Informazione Corretta:

Parto con un dato, per me, inconfutabile, essendo parte della mia vita. Mai stato contro il popolo ebraico. Mai nutrito antipatia o disprezzo verso Israele. E questo fin da bambino, da quando la mia famiglia e la scuola mi hanno insegnato il rispetto per le altrui culture. Per lo stesso motivo non ho mai avuto sentimenti ostili verso i tibetani, gli zingari, i ceceni, i somali, i palestinesi, i turchi, i rumeni, gli albanesi, i croati, gli austriaci, ecc., ecc. Anzi per il popolo ebraico ho sempre avuto una particolare e profonda ammirazione, dovuta alla sua storia e, naturalmente, agli avvenimenti che l'hanno visto vittima di violenze e genocidi, nel passato.  Eppure, sono estremamente sincero, anche perchè questa è una riflessione innanzitutto rivolta a me stesso prima che verso di voi, m'accorgo che in questi ultimi anni la simpatia e rispetto che nutrivo per la vostra nazione sono andati via, via scemando, fino a trasformarsi in una chiara disapprovazione e delusione, soprattutto nei confronti  del governo israeliano ma anche, e questo è più importante, verso l'atteggiamento della maggior parte dei rappresentanti, dei riferimenti della comunità israelita. Il motivo principale forse è la delusione che ho vissuto come essere umano nel vedere che una nazione, su cui riponevo molta speranza relativamente ad una ipotetica evoluzione del comportamento umano, non è riuscita minimamente a gestire un conflitto con un popolo antagonista, anzi ha innescato, a mio parere, dei processi degenerativi assolutamente controproducenti per il mondo intero. E la mia riflessione è: se un popolo ritenuto, e che anch'io ritenevo, all'avanguardia dal punto di vista culturale, spirituale ed evolutivo non è riuscito a gestire e nemmeno a fare proprio questo fallimento, che speranze ha l'uomo di emergere una volta per tutte da questo marasma di violenza e incomunicabilità?

 

Un altro atteggiamento che reputo controproducente per Israele oltre che per la soluzione del conflitto stesso, è l’atteggiamento di gran parte della vostra nazione, di rinchiudersi in sei stessa, e di vedere nemici dappertutto, in una specie di paranoia collettiva. E’ vero che siete fisicamente circondati da popolazioni ostili, ma non è mai stato nella storia dell’uomo che i muri abbiano risolto i problemi di convivenza, anzi. Voi avete bisogno del mondo allo stesso modo come il mondo ha bisogno di un Israele che torni ad essere faro e portatrice di valori e umanità.

 

Sconfortato e orfano di riferimenti mi sto avvicinando da qualche tempo alla cultura buddhista, soprattutto all'aspetto della non-violenza. Credo a questo punto della storia che sia l'unica speranza che resta a me come individuo e probabilmente all'umanità per lasciarsi una volta per tutte alle spalle egoismo e ignoranza. Non vedo altra via possibile.

 

Un saluto e grazie per l'ospitalità

 

Brunoscuro

 

Gentile lettore, le rispondiamo riproponendole una pagina di IC dell'altro ieri. Come noterà, è una lettera immaginaria, che contiene però delle osservazioni che ripsondono ai suoi interrogativi. La non-violenza è una pratica di vita condivisibile, sempre che si abbia come paese confinante la Svizzera. Il caso di Israele, ne coverrà, è un po' diverso. Buona lettura !

Lettera (immaginaria) del  Primo ministro, Ehud Olmert, al Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon
16 marzo 2008 - da Jonat

 Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite,  Ban Ki-Moon, noi ci sottomettiamo. Si, accettiamo le vostre richieste, ci pieghiamo alle vostre esigenze, cosi come agli appelli di tutti i capi di Stato, che dall'inizio del conflitto israelo-palestinese ci reclamano di essere equi, e ci ingiungono a non rispondere in maniera disproporzionata.

 Per questo abbiamo deciso di accondiscendere alle Vostre ingiunzioni, di rispettare l'equilibrio di questa guerra, con la misura delle nostre risposte in modo proporzionato e equitabile, misura per misura.

D'ora in poi, Signor Segretario Generale e Signori Ministri degli Esteri, gli abitanti di Sderot e Ashkelon saranno forniti di missili "Grad" e Kassam.

Ogni attacco da Gaza avrà una risposta identica dalla città dove é caduto il missile, nello stesso modo senza designare un bersaglio, alla cieca, in direzione dei centri abitati di Gaza.

Forniremo anche sicuramente, secondo le vostre incessanti richieste, agli abitanti di Gerusalemme dei kalashnikov, giusto per fare qualche incursione nelle università e scuole coraniche dei dintorni; non vi preoccupate sceglieremo  i più giovani - rimarremo proporzionati!

A Tel Aviv ho anche pensato di distribuire delle cinture esplosive, che ne pensate? E' in accordo con le vostre istruzioni? Faro' attenzione che siano ben riempite di TNT, le riempireremo di chiodi e bulloni per fare il più morti e feriti possibili, e rispettare cosi l'equilibrio della replica!

Dopo di che sceglieremo delle discoteche, dei ristoranti, degli autobus, dei mercati, e chiedero' agli abitanti israeliani di azionare le loro cinture esplosive solo in presenza di civili, e nei luoghi più affollati dove si possono trovare famiglie intere e di preferenza donne e bambini rispettando cosi la simmetria degli attacchi.

Al nord, le città come Kiriat Shmonà e Haifa, saranno dotate di missili Katiusha e e rispetteremo certamente l'escalation degli armamenti, lanceremo missili simili ai loro nelle grandi città del Libano!

Ecco a grandi linee aggiusteremo le nostre repliche in funzione delle armi e dei luoghi scelti dai Palestinesi, per non prendere il rischio di essere sproporzionati conformemente alle Sue richieste. E speriamo in questo modo trovare la Sua approvazione e l'approvazione del mondo.

L'unica preoccupazione che ho, scrivendo questa lettera, é che non so se riusciro' a trovare un solo Israeliano che obbedisca ai miei ordini! Che la popolazione Israeliana si rifiuti di farsi esplodere in mezzo a donne e bambini,  che non vogliano sottomettersi alle nostre istruzioni di andare a mitragliare dei giovani studenti tranquilli seduti davanti ai libri intenti a studiare con un sorriso sulle labbra e che nessuno intenda lanciare un missile Grad, katiusha o kassam, con il rischio che  esplodano nelle vicinanze di scuole piene di bambini.

Ma, ci provero', glielo prometto, incitero' il rispetto delle proporzioni nelle repliche, in una guerra che non hanno voluto. Cosa vuole che Le dica, gli ebrei non sono capaci di dare una risposta adatta a una tale situazione, pertanto cosi semplice ai Suoi occhi. Allora prendendo il rischio di deluderla, Signor Ban Ki Moon, avremo molte difficoltà a fare questa sporca guerra che, mi sembra, sia  la Sua.

La prego di accettare, Signor Segretario generale  delle Nazioni Unite, l'espressione del mio più profondo rispetto.

Hummus alias Ehud Olmert


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