Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'islam estremista è convertibile ? Qualcuno ci prova, ma è bene stare con gli occhi aperti
Testata: Corriere della Sera Data: 22 marzo 2008 Pagina: 17 Autore: Guido Olimpio Titolo: «I sauditi "riconvertono" 40 mila imam all'islam moderato»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 22/03/2008, a pag.17,una corripsondenza di Guido Olimpio da Washington dat titolo: " I sauditi 40 mila imam all'islam moderato ". Considerata la politica dell'Arabia Saudita, la notizia va presa con le molle.
A gestire il progetto l'influente Ministero della Religione che ha creato un centro speciale
WASHINGTON — Il terrorista catturato non voleva parlare. E gli agenti di un Paese arabo avevano usato anche le maniere forti, ma lui resisteva coriaceo. Allora hanno deciso di provare un'altra tattica. Quella della persuasione religiosa. Un imam «moderato» lo è andato a trovare nella sua cella ed ha iniziato a parlargli del Corano, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Usando il testo sacro lo ha deprogrammato e alla fine il qaedista ha accettato di collaborare. L'esperimento, provato qualche anno fa, è diventato una delle armi preferite in diversi Paesi arabi per contrastare il radicalismo. I più convinti sono i sauditi che, come ha rivelato il quotidiano Al Sharq Al Awsat, sottoporranno al trattamento 40 mila predicatori con l'obiettivo di convincerli ad assumere una visione più tranquilla dell'Islam. A gestire il progetto l'influente Ministero della Religione che ha creato un centro speciale che dovrà accogliere gli imam e assisterli. L'iniziativa saudita è un tentativo di trovare soluzioni alternative per contrastare l'estremismo religioso. E il numero degli imam candidati al programma è una conferma di quanto siano diffuse nel Paese le teorie oltranziste. Non è un mistero che numerosi predicatori sauditi hanno svolto e svolgono ancora una funzione di guida per formazioni qaediste. Si è detto che lo stesso Bin Laden agirebbe sull'input di un gruppo ristretto e segreto di pensatori sauditi. Le autorità del regno, sconvolto negli ultimi anni da gravi attentati organizzati dalla branca locale di Al Qaeda, hanno prima usato il pugno di ferro. Arresti preventivi, lunghe detenzioni, liste nere, raid di forze speciali. Quasi mille imam sono stati cacciati dalle moschee perché considerati pericolosi e contigui a fazioni responsabili di una luna serie di agguati. Una linea dura che ha portato qualche risultato. Alcuni ideologi che avevano sostenuto gli attacchi suicidi, la partecipazione alla resistenza in Iraq e più in generale un approccio militante hanno fatto marcia indietro. E cercando di rafforzare la spinta al pentimento i sauditi hanno aperto un programma ad hoc per i terroristi di Al Qaeda arrestati. Un piano che prevede un periodo di detenzione, assistenza economica per i familiari, sostegno religioso da parte di imam selezionati. Convinti del successo, il governo ha allora deciso di estenderlo a quanti sono il vero motore del radicalismo — gli imam — superando così la semplice risposta militare. Un modello in qualche modo adottato, sia pure in forma selettiva, in Egitto e in Giordania. Il Cairo ha registrato un importante successo politico con il pentimento di Sayed Al Cherif, uno degli ispiratori della Jihad. Dal carcere, l'ideologo ha condannato la via della violenza ed ha preso le distanze da Al Qaeda. Una sortita che ha provocato rabbia e sconcerto nel campo estremista, al punto che Ayman Al Zawahiri ha reagito scrivendo un libro on-line di 200 pagine per denunciare quella che ritiene una manovra. Interessante anche la liberazione in Giordania, pochi giorni fa, di Mohammad Al Maqdisi, a lungo la guida spirituale di Al Zarkawi. Il predicatore aveva già condannato lo stragismo del suo seguace e, secondo diverse fonti, potrebbe ripetersi. Chi sembra meno convinta della scelta è l'amministrazione Usa. Una diffidenza dovuta al comportamento di diversi estremisti che, una volta liberati, sono tornati sul sentiero della violenza. È avvenuto in Arabia Saudita, nello Yemen e in Algeria. I critici affermano che il «pentimento» è solo un modo per sottrarsi ad un regime carcerario pesante. Guido Olimpio In preghiera Un gruppo di sauditi in una moschea
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