Dalla parte di Israele, senza se e senza ma la posizione di John McCain
Testata: L'Opinione Data: 21 marzo 2008 Pagina: 0 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «John McCain è dalla parte di Israele senza Se e senza Ma»
Da L' OPINIONE del 21 marzo 2008
Con Israele senza se e senza ma. Non possono essere gli Stati Uniti a dettare l’agenda allo stato ebraico per la pace con i palestinesi se prima il terrorismo islamico non avrà cessato i propri attacchi. Miele per le orecchie di Tzipi Livni e di Ehud Olmert quello sparso a piene mani dal candidato alla presidenza statunitense dell’Elefantino repubblicano, il veterano della guerra nel Vietnam, il senatore John McCain, in un’intervista al Jerusalem Post la cui versione integrale si potrà leggere nell’edizione cartacea in uscita oggi. Già le anticipazioni però hanno creato da una parte le prime reazioni entusiastiche e dall’altra le prime polemiche. Le prime battute dell’intervista fanno capire da che parte penderà un’eventuale amministrazione repubblicana: “Il successo di Hamas ed Hezbollah nella regione mediorientale non è solo un problema israeliano, ma anche una minaccia agli interessi nazionali statunitensi”. E già basterebbe questo per spiegare l’entusiasmo con cui, a destra e a sinistra, la cosa è stata accolta nello stato che ha per capitale Gerusalemme. McCain afferma che l’islamismo radicale ha come obiettivo “l’estinzione di ogni valore per il quale Israele, gli Stati Uniti e l’Occidente da sempre militano”.
Mc Cain ha aggiunto che “qualcuno deve ancora darmi una risposta su come sia possibile intavolare una trattativa con qualcuno che vuole la tua estinzione”. Poi la petizione di principio secondo la quale “Israele è un partner, non un cliente”, e quindi il rapporto dovrà essere sempre alla pari. A McCain è stato persino chiesto quale tattica militare sia la migliore per rispondere ai Qassam da Gaza. E lui si è schernito dicendo che “voi avete uno dei migliori combattenti per il vostro popolo a ministro della difesa e certe domande dovete farle a lui”. Poi però ha aggiunto: “se invece mi si chiede come reagirebbe l’America a un attacco di missili, posso assicurarvi che la risposta che il popolo americano richiederebbe sarebbe piuttosto energica...”. Se non è un via libera alle “retaliations” e agli omicidi mirati di terroristi poco ci manca. Infine McCain ha affrontato nche il problema dell’Iran definito “una minaccia per l’intera regione e un supporter degli hezbollah e degli ”insurgents“ in Iraq, un paese cui non si può permettere l’arma nucleare”. Per nessun motivo al mondo. Insomma, dopo questa intervista di McCain, si può stare certi che a Gerusalemme e a Tel Aviv non tiferanno per Obama il prossimo novembre.
Per inviare una e-mail alla redazione dell'Opinione cliccare sul link sottostante