domenica 24 novembre 2024
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Una serie di fotografie che mai potrò cancellare dalla mia memoria 20/03/2008

Un amico mi ha inviato oggi una serie di fotografie che mai potrò cancellare
dalla mia memoria.
In Iran un bambino di otto anni è stato sorpreso mentre rubava del pane;
secondo la legge islamica è stato condannato ad una orribile pena corporale:
un'automobile passerà sul suo braccio spaccandoglielo in modo irreparabile,
in modo che mai più possa usarlo, quel braccino colpevole di tanto misfatto.
La serie di fotografie è disponibile per chiunque desideri riceverle(http://segreamar@fastwebnet.it ) , ma
voglio sperare che nessuno me le chiederà.
Abbiamo visto tante scene di orrore che ci giungono da quelle terre, lontane
non solo fisicamente ma anche per ragioni di civiltà, almeno per ora. E poco
serve ricordare che anche noi fummo simili, in tempi passati.
Ci adiriamo, certo con ragione, quando "i nostri" si rendono colpevoli di
misfatti, anche crudeli. Ma la nostra "civiltà superiore" ci obbliga a
perseguire chi di certi misfatti si rende colpevole, mentre in Iran (ma le
stesse cose possono succedere anche in tanti altri paesi, "amici" e non) è
proprio la "civiltà islamica" che le rende possibili, anzi sembrerebbe
doverose, visto che quella sentenza, come tante altre, risponde alle leggi
della sharia.
Dobbiamo avere il coraggio di adirarci, prima di tutto, con chi di questi
misfatti si rende colpevole oggi, nel terzo millennio dei tempi come li
misuriamo noi in occidente (in Iran sono a metà del secondo millennio).
Dobbiamo avere il coraggio di adirarci con chi, per inaccettabili ragioni di
interesse, con quegli stati mantiene rapporti di affari, con chi sostiene
che bisogna continuare a dialogare (e vorrei sapere come si svolgono questi
benedetti dialoghi!), con chi si dichiara equidistante fra certe civiltà che
non possono che essere opposte, con chi condanna in ogni modo i loro nemici
dichiarati, e che invece dovrebbero essere solo aiutati a difendersi (e non
intendo solo Israele, ma anche chi è vittima di certe fatwe. Con chi,
insomma, per ragioni "altre", che temo siano fin troppo chiare, continua ad
essere sostenitore di quei regimi che invece meritano solo di essere
abbattuti.
E invece noi non ci ribelliamo quando leggiamo i loro proclami che
assicurano che, quando loro saranno la maggioranza anche nei nostri paesi,
finalmente certe leggi entreranno in vigore a casa nostra.
Ma lo vogliamo capire dove ci hanno portato tanti lustri di dialoghi e di
affari portati avanti con quei regimi, con gli occhi che si rifiutavano di
vedere le cose più evidenti? Basta leggere i nostri giornali e pensare dove
siamo finiti. Lo vogliamo capire che una cosa è quel che certi ras dicono
quando parlano con noi, e ben diverso è quel che dicono in casa loro?
Vogliamo ascoltare un pochino quei rari re illuminati che tuttavia,
conoscendo meglio di noi quella realtà, mantengono sotto un controllo
severissimo quelle moschee dove si predica una certa "religione" che poco ha
a che fare con la volontà del Dio che ci ha dato i dieci comandamenti?
Emanuel Segre Amar

segreamar@fastwebnet.it


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