Un amico mi ha inviato oggi una serie di fotografie che mai potrò cancellare dalla mia memoria. In Iran un bambino di otto anni è stato sorpreso mentre rubava del pane; secondo la legge islamica è stato condannato ad una orribile pena corporale: un'automobile passerà sul suo braccio spaccandoglielo in modo irreparabile, in modo che mai più possa usarlo, quel braccino colpevole di tanto misfatto. La serie di fotografie è disponibile per chiunque desideri riceverle(http://segreamar@fastwebnet.it ) , ma voglio sperare che nessuno me le chiederà. Abbiamo visto tante scene di orrore che ci giungono da quelle terre, lontane non solo fisicamente ma anche per ragioni di civiltà, almeno per ora. E poco serve ricordare che anche noi fummo simili, in tempi passati. Ci adiriamo, certo con ragione, quando "i nostri" si rendono colpevoli di misfatti, anche crudeli. Ma la nostra "civiltà superiore" ci obbliga a perseguire chi di certi misfatti si rende colpevole, mentre in Iran (ma le stesse cose possono succedere anche in tanti altri paesi, "amici" e non) è proprio la "civiltà islamica" che le rende possibili, anzi sembrerebbe doverose, visto che quella sentenza, come tante altre, risponde alle leggi della sharia. Dobbiamo avere il coraggio di adirarci, prima di tutto, con chi di questi misfatti si rende colpevole oggi, nel terzo millennio dei tempi come li misuriamo noi in occidente (in Iran sono a metà del secondo millennio). Dobbiamo avere il coraggio di adirarci con chi, per inaccettabili ragioni di interesse, con quegli stati mantiene rapporti di affari, con chi sostiene che bisogna continuare a dialogare (e vorrei sapere come si svolgono questi benedetti dialoghi!), con chi si dichiara equidistante fra certe civiltà che non possono che essere opposte, con chi condanna in ogni modo i loro nemici dichiarati, e che invece dovrebbero essere solo aiutati a difendersi (e non intendo solo Israele, ma anche chi è vittima di certe fatwe. Con chi, insomma, per ragioni "altre", che temo siano fin troppo chiare, continua ad essere sostenitore di quei regimi che invece meritano solo di essere abbattuti. E invece noi non ci ribelliamo quando leggiamo i loro proclami che assicurano che, quando loro saranno la maggioranza anche nei nostri paesi, finalmente certe leggi entreranno in vigore a casa nostra. Ma lo vogliamo capire dove ci hanno portato tanti lustri di dialoghi e di affari portati avanti con quei regimi, con gli occhi che si rifiutavano di vedere le cose più evidenti? Basta leggere i nostri giornali e pensare dove siamo finiti. Lo vogliamo capire che una cosa è quel che certi ras dicono quando parlano con noi, e ben diverso è quel che dicono in casa loro? Vogliamo ascoltare un pochino quei rari re illuminati che tuttavia, conoscendo meglio di noi quella realtà, mantengono sotto un controllo severissimo quelle moschee dove si predica una certa "religione" che poco ha a che fare con la volontà del Dio che ci ha dato i dieci comandamenti? Emanuel Segre Amar
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