Una lettera inviata a Umberto De Giovannangeli dell'Unità:
L'articolo da lei scritto ieri, nel quale riporta le opinioni di esperti britannici che sembrano essere anche le sue, merita una risposta di attenta, severa critica. Con Hamas e Hezbollah va aperta una trattativa, sostiene infatti lei, come pure sostengono esperti britannici (e anche italiani, aggiungerei io). E sarebbe solo per le "pressioni esercitate da Israele sulla UE" se tali trattative si sono arenate. A me sembra di ricordare che, da parte del Quartetto siano state poste precise condizioni per l'apertura di un dialogo. E mi sembra pure che tali condizioni siano del tutto condivisibili. Perché lei non ne parla, non dice la sua/vostra opinione in proposito? E' solo la pressione di Israele che fa apparire fondate tali condizioni? Ma poi lei preferisce parlare di differenza fra "dialogare e negoziare",senza approfondirne il significato, e allora la sua frase rimane una semplice frase ad effetto, ma priva di significato, anche perché poi confonde i due concetti. E, nello stesso modo, fa una grande confusione fra Al Qaeda, con cui non si dovrebbe trattare (ma poi dice che forse anche con loro si sta "negoziando", e Hamas e Hezbollah, organizzazioni con le quali sarebbe opportuno negoziare perché sarebbero "figure razionali": dimentica di spiegare che cosa ci sia di razionale nel loro statuto, se non la volontà di farla finalmente finita con "lo stato razzista degli ebrei" come spesso si legge. Ma lei si limita a scrivere che la difficoltà starebbe nell'aiuto a "smantellare lo stato di Israele". Per fortuna che poi, secondo lei, basta "limare nel corso dei colloqui" tali idee. Che cosa c'è da limare? "La storia ci insegna che non abbiamo alternative" al dialogo con coloro che "hanno legittimità all'interno delle loro comunità". Ma si rende conto di che cosa ha scritto? Forse che con Hitler, pur legittimato dalla maggioranza del suo popolo, il dialogo infame portato avanti per anni ha portato a qualcosa che non fosse un aumento spaventoso di lutti? E' questo l'insegnamento della storia? Vede, signor De Giovannangeli, mi piacerebbe leggerla scrivere piuttosto queste cose a proposito di un'altra area di crisi, quella del Tibet, dove molti rappresentanti della sua corrente di pensiero (e non uso appositamente il termine politica!) hanno perfino rifiutato di incontrare degnamente il Dalai Lama in visita in Italia anziché invitare la potente Cina al dialogo (o al negoziato?). Come mai? Io credo di capirne le ragioni, ma mi piacerebbe che me le dicesse lei. lettera firmata