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La Stampa Rassegna Stampa
17.03.2008 Impossibile la soluzione a due Stati: è l'opinione di Guido Ceronetti
che deve stare attento a non farsi strumentalizzare da chi di Stato ne vuole solo uno: arabo e islamico

Testata: La Stampa
Data: 17 marzo 2008
Pagina: 29
Autore: Giudo Ceronetti
Titolo: «Israele e Palestina: la bugia dei due stati»
La "fine della soluzione a due Stati" è oggi la parola dordine di quanti continuano a volere la distruzione di Israele e vogliono rendere questa prospettiva accetabile dalle opinioni pubbliche europee e occidentali.
Costoro sanno che il tempo e la demografia lavorano per creare una maggioranza araba e islamica tra il Mediterraneo e il Giordano, e propugnano perciò un falso progetto di  stato binazionale  laico, paravento della loro aspirazione a uno Stato islamico e arabo.

Completamente diverse, ci sembra, le motivazioni di Guido Ceronetti, che in un suo articolo pubblicato da La STAMPA del 17 marzo 2008 qualifica anch'egli come "impostura" l'idea dei "due Stati, Israele e Palestina".
Ceronetti indica infatti esplicitamente nella jihad contro l'esistenza di Israele e nell'antisemitismo islamico i motivi per cui il progetto di  uno Stato palestinese che conviva pacificamente con quello ebraico sarebbe irrealizzabile e avrebbe esiti catastrofici (la fine di  entrambi gli stati, "gemelli siamesi" inseparabili).
Ceronetti, inoltre, non indica soluzioni, tanto meno quella dello Stato binazionale. Il suo scopo non è quello della mistificazione ideologica.

Va detto però che della pessimistica visione del Medio Oriente proposta da Ceronetti è possibile fare un uso mistificante e ideologico. La STAMPA , ad esempio,  titola  "Israele e Palestina la bugia dei due Stati Come gemelli siamesi inoperabili: separali e li uccidi entrambi". E' scomparso ogni riferimento all'irriducibile ostilità palestinese e arabo-islamica a Israele, ogni riferimento all'antisemitismo. Restano solo due slogan, interpretabili nel senso della campagna antisionista per lo Stato binazionale. L'articolo è illustrato da una fotografia in controluce di "militanti di Hamas" che "sventolano la loro bandiera", un'imagine che evidentemente presenta i terroristi come personaggi epici. Scompare anche ogni traccia della distinzione, chiaramente formulata da Ceronetti, tra il terrorismo contro i civili di Hamas e degli altri gruppi palestinesi, e le risposte militari di Israele che non possono evitare di colpire anche i civili, inintenzionalmente. Ceronetti sa benissimo, e lo scrive, che quelli di Hamas sono terroristi. Immagine e didascalia scelti dalla redazione raccontano tutt'altro.

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Ecco il testo:
La fabbrica delle bugie non conosce crisi, le assunzioni in pianta stabile non finiscono mai. Vorrei segnalare una impostura delle più credute, delle più facili, delle più ripetute, delle più diffuse. Non ha né destra né sinistra, è un luogo comune infarcito di falso: l’impostura dei due Stati, Israele e Palestina, di cui uno è riuscito a essere Stato (dopo sessant’anni giusti di esistenza ufficiale in guerra permanente), l’altro semplicemente non potrà mai farcela a diventare qualcosa che somigli a uno Stato. Purtroppo si tratta di due siamesi inoperabili: sepàrali chirurgicamente, li uccidi entrambi.
Eppure tutti, dal più potente ministro degli Esteri all’articolista politico meglio informato, non hanno, quando parlano della faccenda, che questo asso nella manica di soluzione da proporre: due Stati, due Stati... Gli stessi scrittori israeliani, nella stretta della disperazione che li opprime, quando annaspano per una boccata di soluzione riossigenatrice, ufficialmente almeno, parlano dei due Stati, che in termini religiosi è come dire che il Messia sta venendo. Lo penseranno davvero? Vedono o no che, se sei dentro un vicolo cieco in astratto, non c’è piccone che ti rompa il muro? Seguitando a pensare che bastino certe combinazioni di volontà umane a mutare un destino, siamo tagliati fuori da un rapporto vero con la realtà. Al razionalismo politico sfugge l’essenza crudamente religiosa del conflitto palestinese.
BREAK IN NEWS - Avviato da poco questo articolo, arriva anche a me, repentina, la notizia della inumana strage della yeshivà alla periferia di Gerusalemme. Il giubilo in entrambi i cantoni del paese-Palestina, in casi simili, ne supera le divisioni: «Se il nemico è in lutto, io mi crogiolo nella gioia». Israele fa la guerra, le fazioni terroristiche attuano una pratica rituale di morte che ha per base la lettura alla lettera di un testo sacro. Uno Stato combatte, sia pure (è la sorte funesta delle guerre contemporanee) con ricadute, sempre, sui civili; l’atto terroristico suicida viene de profundis, dai gradi più bassi di una sacralità degenerata. Torno alla mia tesi iniziale: uno Stato palestinese è impossibile, uomini dalla faccia dell’ombra non possono, né mai vorrebbero, dar vita a uno Stato. Perché ingannarsi? Perché ingannare?
Trovo molto persuasive e illuminanti alcune idee di Daniel Sibony, psicanalista e filosofo, che alcuni anni fa intervistai a Parigi.
Ebreo e arabofono per nascita marocchina, Sibony possiede invidiabilmente Bibbia ebraica e Corano, i testi cristiani e la storia d’Israele nel XX secolo; scrive oscuro e affascinante, come Jung o Lacan. Dove l’osservazione superficiale vede nient’altro che una «occupazione coloniale» alla quale un popolo oppresso resisterebbe, fino a usare, per disperazione, armi ripugnanti ma esaltanti, come il suicidio terroristico, è all’opera secondo Sibony qualcosa di molto più profondo, la ferita insanabile di aver visto risorgere e vincere guerre quelli che il loro Testo ha maledetto e rigettato tra i vinti, un male risentito in tutto il mondo islamico. Di grado in grado della psicopatia antisemita, al-Qaida è arrivata a giudaizzare l’America e l’intero Occidente, come propaggini dell’odiato nemico ebreo, un fantasma religioso, ben altro che un blocco d’armi sofisticate. Dunque l’enigma dell’antisemitismo, tornato religioso, resta da decifrare, con motivazioni tradizionali implicate e nuovi modelli di deviazione psichica, imbarcati a milioni, con armi e urla, sulla Nave dei Pazzi della storia...
Israele è laico, tollera le minoranze religiose, mezzo ateo, forse avviato a esserlo del tutto, e a un pugno risponde, avendone la forza, con due. Ma nell’avversario il pugno non è laico per niente, la cintura di tritolo, il missile Qassàm sono gesta Dei per Palaestinos e di ogni colpo che va a segno l’onda lunga rimanda il suono uraganico Allah è grande. Si può fare Stato di una frazione minima di Palestina che ragiona e tratta (ma guasta e infida), riattaccandola a una forza religiosa totalizzante come Hamas, per cui «l’usurpazione sionista» è in realtà occupazione di spazio sacro, che richiede una Soluzione Finale di purificazione definitiva (leggi: sterminio, cancellazione dell’identità nemica)? Per quel che posso io comprenderne con strumenti di solo pensiero informato, Gaza di Hamas è già un regime teocratico non statuale, da rissa interpalestinese passata a lembo di umma islamica mondiale, escludente sia la trattativa politica sia la soluzione militare. Gaza non è la Casbah di Algeri del tempo di Massu: in una Casbah missilistica mondializzata una «battaglia di Algeri» è impensabile, quantunque possa far perdere la testa aver a che fare con una follia simile. Ma là, come alle Torri Gemelle, si è già dentro una guerra escatologica, da Dies irae dies illa, sullo sfondo di un orizzonte incandescente. Un magma di fanatismo non è luogo per negoziatori e statisti - e neppure per generali. Buco Nero...
Naturalmente, per gente simile, il brutale soffrire umano - principalmente della propria parte - è del tutto indifferente. La bocca contorta dal lutto vero, non per recitazione di formule d’odio predicato, è messa in gloria di Trascendenza.
Un po’ d’immaginazione: Gaza, Ramallah, Betlemme potrebbero mai diventare capitali credibili? L’assurdità dei due Stati che si tengono per mano col grembiulino non è abbastanza evidente? Non è tempo di farla finita con questa impostura da oratorio buonista? Quante utopie, segate come rami in gemme di alberi sventuratamente italiani, segnano sabbie e asfalti di quella che i Papi, caparbi e trasognati, non finiranno mai di nominare come Terrasanta!

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