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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.03.2008 Il giornale ufficiale dell'Autorità palestinese esalta l'attentatore di Gerusalemme. Sergio Romano giustifica anche questo
in una risposta che è un capolavoro di mistificazione e insinuazione

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 marzo 2008
Pagina: 47
Autore: Sergio Romano
Titolo: «QUESTIONE PALESTINESE: GUERRA DELLE PERCEZIONI»
La lettera di una lettrice segnala l'esaltazione fatta dal giornale ufficiale dell'Autorità palestinese,  Al Hayat Al Jadida, dell'attentatore alla scuola rabbinica di Gerusalemme, in contrasto con la condanna, a questo punto poco credibile, di Abu Mazen.
La risposta di Sergio Romano è un capolavoro di mistificazione e insinuazione, che attribuisce falsamente all' "indignazione" spontanea degli arabi gli esiti della propaganda d'odio diffusa da regimi autoritari che hanno sempre fatto e continuano a fare di Israele il capro espiatorio dei loro fallimenti, della loro corruzione, del loro disprezzo per i diritti.

Romano allinea alcuni esempi di differenza di percezione tra arabi e occidentali. E' chiaro che lui condivide a pieno il punto di vista arabo, anche se con una finzione retorica se ne distanzia in quanto "occidentale". E' anche noto che una parte consistente dell'opinione pubblica occidentale condivide la lettura degli eventi mediorentali proposta da Romano. Presentare diffusi luoghi comuni e stereotipi antisraeliani come una prospettiva assolutamente nuova e sorprendente non è che un artificio retorico per dare maggiore attrattiva e maggiore forza alle sottili distorsioni dei fatti e delle interpretazioni introdotte da Romano.

Vediamo queste ultime nei dettagli.
 Romano scrive:
Noi vediamo i missili che cadono ogni giorno sulle città israeliane, leggiamo le rodomontesche dichiarazioni di Ahmadinejad, vediamo le atroci immagini dell'attentato di Gerusalemme. Ma gli arabi e più generalmente i musulmani assistono a uno spettacolo alquanto diverso. Sanno che a Gaza vive una popolazione assediata, affamata, ridotta a vivere di elemosine, tenuta in vita da aiuti alimentari che garantiscono soltanto il 60% delle calorie necessarie alla sopravvivenza
In realtà, ciò che gli arabi, e anche le nostre opinioni pubbliche che si fermano alla disinformazione corrente, sanno di Gaza è ciò che di Gaza dice la propaganda voluta da Hamas.
A questo link,
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/125551
l'agenzia di informazione Arutz Sheva, riprendendo dati dell'Onu, riporta i dati dell'assistenza umanitaria a Gaza, che Israele ha continuato a permettere e a fornire in prima persona, nonostante da Gaza partano gli attacchi contro la sua popolazione civile.
Ancora, Romano scrive:
Noi leggiamo distrattamente che il governo Olmert ha permesso la costruzione di altre 750 abitazioni a Gerusalemme Est e pensiamo che Israele, dopo tutto, abbia diritto alla sua terra. Gli arabi leggono la stessa notizia e constatano che il governo israeliano, nonostante i molti impegni assunti negli scorsi anni, non ha mai rinunciato a estendere la rete dei suoi insediamenti nei territori palestinesi. 
In realtà ora  nuove case vengono costruite solo a Gerusalemme Est, non in Cisgiordania (dove i nuovi insediementi sono illegali), mentre a Gaza gli insediamenti sono stati da tempo smantellati
E poi:

 Noi prestiamo poca attenzione alla notizia pubblicata da Vanity Fair secondo cui il governo degli Stati Uniti, dopo le elezioni palestinesi del 2006, progettò la fornitura di armi e denaro alle unità militari di Al Fatah affinché avessero i mezzi per neutralizzare le formazioni di Hamas ( Corriere del 5 marzo). Gli arabi leggono la stessa notizia e ne deducono che gli americani parlano di democrazia, ma non hanno alcuna intenzione di rispettare la volontà popolare.
In realtà, ad elezioni democratiche che rispettino criteri minimi, non dovrebbero partecipare partiti armati che praticano il terrorismo. Se poi il loro programma politico prevede l'instaurazione di un totalitarismo fondamentalista e un genocidio (contro Israele )  il rispetto della volontà popolare che li ha fatti vincere alle elezioni è ovviamente in totale contrasto con i più elementari principi di una democrazia che sia anche liberale.
Infine:
apprendiamo che le ultime incursioni israeliane a Gaza hanno provocato un centinaio di morti, fra cui molti civili, e pensiamo, senza dirlo ad alta voce, che, in fondo, è colpa loro. Gli arabi leggono la stessa notizia e ne deducono che 20 israeliani, per l'Occidente, contano più di 100 palestinesi
In realtà, ciò che le opinioni pubbliche arabe non fanno è, oltre a prendere con il necessario senso critico le affermazioni della propaganda palestinese sui morti "civili", distinguere tra aggressori e aggrediti che si difendono e tra chi colpisce indiscriminatamente i civili e chi mira ai terroristi, che si nascondono tra i civili. Contrariamente a quanto insinua Romano, questa distinzione non è per nulla razzista (20 israeliani, per l'Occidente, contano più di 100 palestinesi), né tantomeno colpevolizza le "vittime" ( pensiamo, senza dirlo ad alta voce, che, in fondo, è colpa loro)

Di seguito, il testo completo, dal CORRIERE della SERA del 15 marzo 2008

Sul quotidiano Al Hayat Al Jadida, organo ufficiale dell'Autorità palestinese di Abu Mazen, viene fatto un elogio del ragazzo che ha ucciso gli otto studenti della scuola rabbinica di Gerusalemme.
Ovviamente non molti leggono il giornale palestinese, pertanto la maggioranza si limita a prendere per buona la condanna fatta dallo stesso Abu Mazen. Che cosa pensa lei del doppio linguaggio che ricalca quello tenuto da Arafat?
Ester Picciotto
deshmi@hotmail.com Cara signora,

La contraddizione da lei segnalata ne ricorda un'altra, meno vistosa, ma altrettanto recente. L'Egitto è un amico degli Stati Unit i, riceve ogni anno da Washington aiuti per un miliardo di dollari e si esprime generalmente, sulla questione palestinese, in termini molto più soffici di quelli usati dai gruppi militanti del mondo arabo-musulmano. Ma questo non ha impedito che in uno degli ultimi numeri dell'edizione settimanale di
Al Ahram in lingua francese e inglese appaia una lungo articolo sulle disastrose condizioni di vita della Striscia di Gaza in cui la responsabilità della catastrofe umanitaria viene attribuita a Israele. Il regime egiziano del generale Mubarak è una democrazia autoritaria e Al Ahram (uno dei migliori quotidiani del mondo arabo) appartiene al governo. Ma esprime giudizi alquanto diversi da quelli del suo editore e padrone. Molti penseranno che questa è semplicemente doppiezza e che il governo del Cairo soddisfa in questo modo un più largo numero di interlocutori: il governo di Washington con la sua linea ufficiale, le masse arabe con gli articoli del suo migliore giornale. Ma la spiegazione, a mio avviso, sta più semplicemente nel fatto che i governi arabi, soprattutto in questo momento, non possono permettersi di contraddire i sentimenti prevalenti dei loro cittadini. Esiste nel mondo arabo-musulmano un sentimento d'indignazione che nessun regime, nemmeno il più autoritario, può ignorare o sottovalutare.
Non riusciamo a rendercene conto perché i due mondi (il nostro e quello arabo-musulmano) ricevono dalla zona del conflitto notizie e percezioni completamente diverse. Noi vediamo i missili che cadono ogni giorno sulle città israeliane, leggiamo le rodomontesche dichiarazioni di Ahmadinejad, vediamo le atroci immagini dell'attentato di Gerusalemme. Ma gli arabi e più generalmente i musulmani assistono a uno spettacolo alquanto diverso. Sanno che a Gaza vive una popolazione assediata, affamata, ridotta a vivere di elemosine, tenuta in vita da aiuti alimentari che garantiscono soltanto il 60% delle calorie necessarie alla sopravvivenza. Noi leggiamo distrattamente che il governo Olmert ha permesso la costruzione di altre 750 abitazioni a Gerusalemme Est e pensiamo che Israele, dopo tutto, abbia diritto alla sua terra. Gli arabi leggono la stessa notizia e constatano che il governo israeliano, nonostante i molti impegni assunti negli scorsi anni, non ha mai rinunciato a estendere la rete dei suoi insediamenti nei territori palestinesi. Noi prestiamo poca attenzione alla notizia pubblicata da Vanity Fair secondo cui il governo degli Stati Uniti, dopo le elezioni palestinesi del 2006, progettò la fornitura di armi e denaro alle unità militari di Al Fatah affinché avessero i mezzi per neutralizzare le formazioni di Hamas ( Corriere del 5 marzo). Gli arabi leggono la stessa notizia e ne deducono che gli americani parlano di democrazia, ma non hanno alcuna intenzione di rispettare la volontà popolare. E infine noi apprendiamo che le ultime incursioni israeliane a Gaza hanno provocato un centinaio di morti, fra cui molti civili, e pensiamo, senza dirlo ad alta voce, che, in fondo, è colpa loro. Gli arabi leggono la stessa notizia e ne deducono che 20 israeliani, per l'Occidente, contano più di 100 palestinesi.

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