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Angela Merkel alla Knesset 13/03/2008

E' indiscutibile che la Germania nazista ha fatto morire sei milioni di ebrei. E in Germania si parlava e si parla ancora in tedesco.

Posso capire benissimo che tali sofferenze sono incancellabili, come pure è incancellabile la lingua in cui quelle atrocità sono state ordinate e sono state eseguite.

Però non è la lingua tedesca che ha causato il nazismo, ma sono i nazisti che se ne sono serviti. Come i fascisti si sono serviti della lingua italiana, gli ustascia della lingua croata, gli slovacchi della lingua slovacca, i francesi di Petain della lingua francese, ecc. Che dire allora? Mettere al bando tutte queste lingue perché erano parlate dai nazifascisti?

Se si ragionasse così in ogni circostanza, allora, ad esempio, vediamo quale lingua si potrebbe parlare a Trieste.

L'italiano no, almeno da parte degli sloveni, perché furono oppressi e deportati dai fascisti. Ma neppure gli istriani dovrebbero parlare italiano, perché Togliatti voleva consegnare tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia e in ogni caso l'Istria. Ma Togliatti, anche se comunista, parlava italiano.

Lo sloveno neppure perché gli jugoslavi che occuparono  Trieste nei 40 giorni del 1945 erano sloveni e fecero infoibare molti italiani.

Neppure il tedesco si potrebbe parlare a Trieste, perché i nazisti deportarono in Germania ebrei e partigiani; inoltre fecero funzionare a Trieste il campo di sterminio della Risiera di San Sabba.

Neppure l'inglese si potrebbe parlare, perche ufficiali inglesi nel novembre 1953 ordinarono di sparare a quelli che manifestavano per l'Italia e furono uccise sei persone.

Né conta la quantità delle persone morte: "Chi uccide un uomo uccide il mondo".

Non sono inoltre del tutto d'accordo con quanto ha affermato Tommy Lapid relativamente all'Italia. Anche qui bisogna fare una chiara precisazione: l'Italia ha promulgato nel 1938 le ignobili leggi razziali. In conseguenza di ciò tutti gli ebrei furono cacciati dai loro posti di lavoro. Alla fine della guerra, dopo 7 anni alcuni dei sopravvissuti, ma non tutti, hanno potuto riprendere il lavoro lasciato per quel periodo. Chi è stato indennizzato per quella lunghissima disoccupazione, sempre che sia sopravvissuto? Soltanto chi ha partecipato alla lotta partigiana. Ma questa è una disposizione di legge abnorme, perché ha effetti retroattivi. E chi non ha partecipato alla Resistenza, cos'era, forse un ebreo fascista?

Almeno la Repubblica Federale di Germania ha versato allo stato italiano una somma da ripartire fra i deportati sopravvissuti e fra gli eredi di quelli deceduti, sia civili, sia ebrei, sia partigiani. Così mia nonna ebrea ha ricevuto nel 1968 L. 400.000, come indennizzo per mio zio morto ad Auschwitz. Dall'Italia niente, neanche una lira!!!

In quanto al comportamento degli italiani durante la R.S.I. e l'occupazione tedesca, era tutto lasciato "ad nutum Iovis". Dipendeva da chi comandava. Ebrei francesi scappavano in Italia, in Jugoslavia i generali italiani non infierivano sugli ebrei perchè mons. Santin, vescovo di Trieste, li aveva supplicati a non macchiarsi di atrocità; però intanto quegli stessi generali avevano già commesso efferratezze sugli sloveni.

In Italia la repubblica di Salò collaborò e non collaborò coi nazisti. Tutto dipendeva da chi comandava i reparti operativi dei fascisti italiani. Comunque in meritò  a ciò Tommy Lapid dovrebbe informarsi un po' meglio. Perché sotto la R.S.I. successe di tutto e il contrario di tutto.

Saluti

Dario Bazec


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