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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.03.2008 Angela Merkel parlerà tedesco alla Knesset
polemiche in Israele

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 marzo 2008
Pagina: 17
Autore: Mara Gergolet
Titolo: «Il tedesco di Angela turba Israele - «Non ha senso invitarla e poi non lasciarla parlare»»
Dal CORRIERE della SERA del 12 marzo 2008, la cronaca di Mara Gergolet:

GERUSALEMME — La cancelliera Angela Merkel potrà parlare in tedesco alla Knesset. « Auf Deutsch », come riprendono ironici i blog. Eppure, il «privilegio » accordatole da una speciale commissione del Parlamento israeliano — per protocollo è concesso solo ai capi di Stato, e Merkel non lo è —, non ha mancato di scatenare proteste in parte della destra israeliana. Due membri della commissione su nove, entrambi del partito nazionalista, hanno votato contro.
«Non posso sentir parlare tedesco in quest'aula — dice il deputato Arieh Eldad —. È la lingua nella quale sono stati uccisi mia nonna e mio nonno. Sono tedesche le ultime parole che hanno sentito. È proprio necessario cambiare le regole per lei? Andrò lì, mi alzerò in piedi e uscirò dall'aula ». Come promette di fare anche l'altro deputato nazionalista della commissione, Uri Ariel. «E i sei milioni di morti ebrei? Va bene che la Germania è cambiata, che ci sono delle cose importanti nella sfera della sicurezza e della politica. Ma perché strisciare come rettili? Che ci è successo?».
Nessuna modifica al regolamento del Parlamento, una semplice autorizzazione, minimizza il segretario generale della Knesset, e la Merkel non sarà certo la prima a usare la sua lingua madre in aula.
Di recente, sono passati da qui due presidenti, Johannes Rau e Horst Köhler. Ma è anche vero, che la relazione tra Germania e Israele, da quando nel 1965 si sono ristabilite le relazioni diplomatiche, non può essere «normale».
Ariel Sharon, accogliendo Köhler alla Camera in uno dei suoi ultimi discorsi alla Knesset, ha ricordato in faccia all'ospite: «Il popolo ebraico non si riprenderà mai dal massacro compiuto dai nazisti. Non può esserci perdono per quello che gli ebrei hanno sofferto per mano dei tedeschi».
Eppure oggi è proprio per questo, per come la Germania ha saputo fare i conti con il proprio passato nazista, fino a inglobarlo nella propria «identità » (disse qui Rau), che oggi Israele sa di avere a Berlino uno dei suoi più formidabili alleati.
E così, a sostenere il diritto della Merkel a parlare auf Deutsch
si sono levate in aula molte voci. Il centrista Yohanan Plesner, che ricorda come i suoi nonni, profughi dalla Germania, si rifiutassero di parlare tedesco in casa perché «quella era la lingua degli oppressori». «Però vanno considerate altre cose: Berlino è il nostro più stabile amico in Europa. E quando si schiera dalla nostra parte, senza riserve, lo fa con tutta la sua forza e il suo peso. Abbiamo degli interessi in comune».
Pragmatico anche David Tal: con l'Europa sempre più stanca di Israele e del Medio Oriente, conviene tenerci stretto un guardaspalle così. S'alza in piedi un altro deputato di Kadima. «Ironicamente, che la Merkel venga nello Stato ebraico a parlare da quel podio, è la più grande vittoria del popolo ebraico».

L'opinione dell'ex ministro Tommy Lapid in merito alla vicenda:

GERUSALEMME — «Non ha senso invitarla, e non lasciarla parlare. Sarebbe un'offesa».
E l'invito è giusto?
«Certo che lo è». Tommy Lapid, ex ministro, è il custode della memoria della Shoah in Israele. Sopravvissuto a un campo di sterminio, è il presidente del museo dell'Olocausto.
Saranno mai normali le relazioni tra Israele e la Germania?
«Puoi ricordare tutto il tempo e non perdonare mai quello che ha fatto la Germania nazista, ma avere allo stesso tempo relazioni normali».
Israele non può perdonare?
«Non deve. Ha l'obbligo di combattere per non dimenticare»
E la Germania?
«Ha affrontato il suo passato in modo ammirevole. Nessun altro popolo europeo ha mai preso su di sé così pienamente le responsabilità per ciò che ha fatto. Se tutti fossero come la Germania, i nostri problemi con l'Europa sarebbero finiti».
L'Italia?
«Ha fatto un grande sforzo per chiedere perdono. Ma il fascismo non era il nazismo, neanche sotto l'occupazione tedesca: nella Jugoslavia occupata gli italiani si rifiutavano di deportare gli ebrei».

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