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Sondaggi
Il Corriere della Sera del 5 marzo pubblicava il risultato di un sondaggio (peraltro senza valore scientifico, come avvertiva correttamente il quotidiano) effettuato il giorno precedente. La domanda rivolta ai lettori era questa: "E’ giusto boicottare la Fiera del Libro di Torino dedicata a Israele?". Per il 78.8% la risposta è stata "No", ma il 21.2% riteneva invece che, sì, il boicottaggio sarebbe stato giusto. A prima vista si direbbe che una così ampia maggioranza di persone contrarie a ogni idea di boicottaggio nei confronti di una manifestazione culturale dedicata ai libri potrebbe considerarsi confortante. Però il boicottaggio di libri e di scrittori rimanda alla memoria non solo i roghi di libri nella Germania nazista, ma anche i provvedimenti dell’Italia fascista che, senza bruciarli, si limitava a togliere dalla circolazione le opere degli scrittori ebrei, dalla saggistica alla narrativa e perfino ai fumetti, come quelli importati dall’editore Nerbini dagli Stati Uniti. Perché nulla doveva restare di produzione infetta, cioè ebraica. Ecco allora che in questa luce il conforto cala un po’ e l’attenzione tende a indirizzarsi non su quel 78,8% di "No", ma con preoccupazione su quel 21,2% di "Sì". Ci sarebbero dunque anche tra i lettori del Corsera (presumibilmente non proprio di tendenze estremiste) più di venti nostalgici su cento? In genere i periodici rilevamenti statistici (quelli attendibili) fissano in un dieci per cento gli antisemiti (e i razzisti) dichiarati e occulti. Qui saremmo al doppio se l’annunciata inattendibilità del sondaggio non ci restituisse a più tranquillizzanti sogni. |
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