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Il Foglio Rassegna Stampa
09.03.2008 Chi è lo sceicco saudita Al Waleed ?
lo racconta magistralmente Christian Rocca

Testata: Il Foglio
Data: 09 marzo 2008
Pagina: 3
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Sharia don't like it»

Un personaggio, che appare con discrezione nelle cronache politico-economiche, lo sceicco saudita al Waleed bin Talal. Esemplare il ritratto che ne fa Christian Rocca sul FOGLIO, 08/03/2008, a pag.3. La prova che gli affari si fanno anche con il diavolo - è il caso di Berlusconi- e che la politica e l'amministrazione possono anche essere professioni onorevoli, è il caso di Rudy Giuliani. Ecco il pezzo del bravissimo Rocca:

New York. La dottrina del politicamente corretto, e un bel pacchetto di petrodollari, hanno convinto la più prestigiosa e liberal università americana, Harvard, ad accogliere nel suo campus una disposizione della sharia, la legge islamica. L’amministrazione dell’università, su richiesta della Harvard Islamic Society, ha deciso di impedire sei volte alla settimana ai ragazzi di sesso maschile di allenarsi nel Quadrangle Recreational Athletic Center dell’ateneo per consentire alle studentesse di religione musulmana di fare ginnastica lontane dallo sguardo indiscreto degli uomini.
I giornali di Boston hanno creato il caso, tra l’imbarazzo degli amministratori dell’università, convinti ovviamente di aver compiuto un gesto innocuo e ragionevole in pieno rispetto dell’ideologia multiculturale che domina la società liberale. Il sospetto, però, è che abbia contato anche il fatto che tra gli amici e finanziatori di Harvard ci sia lo sceicco saudita al Waleed bin Talal, noto in Italia per una partecipazione in Fininvest e in America per essersi visto respingere, dopo l’undici settembre, un assegno da dieci milioni di dollari dall’allora sindaco di New York Rudy Giuliani. In quell’occasione, il principe saudita aveva firmato l’assegno di solidarietà alle vittime della strage, individuando però nella politica estera americana la causa scatenante l’attentato alle Torri gemelle. Giuliani gli ha bruscamente detto di tenersi i soldi.
Ad Harvard al Waleed ha versato venti milioni di dollari per promuovere gli studi islamici, da qui probabilmente la particolare attenzione dell’università del Massachusetts alle esigenze pudiche imposte dalla sharia. Senonché, secondo il Boston Globe, il principe è anche un finanziatore di gruppi e movimenti guerrasantieri, a cominciare dal fondo di aiuti alle famiglie degli attentatori palestinesi a cui Al Waleed ha donato 30 milioni di dollari.
Michael Graham, sul Boston Globe, si è chiesto: “Che cosa può capitare a Harvard a un diciannovenne in calzoncini da corsa che invece non può capitare a un ricco sceicco saudita che sostiene il terrorismo?”. E la risposta è: “Essere cacciato dall’edificio”. Ai vecchi tempi, continua Graham, “Harvard sarebbe stata presa a pernacchie se qualche madre cattolica o evangelica avesse richiesto campi di allenamento per sole ragazze in nome del comune senso del pudore”. Dice Mark Steyn, opinionista conservatore della National Review: “Quarant’anni fa, era razzista sostenere l’idea di separare le fontane di acqua potabile, ora invece proporre sessioni di nuoto separate è considerato multiculturale”. Steyn racconta anche della società aeroportuale di Minneapolis che, l’anno scorso, ha proposto di istituire due tipi di taxi, uno normale e uno islamicamente corretto, per assecondare le richieste di un gruppo di tassisti musulmani che rifiutavano di trasportare persone con una birra in mano, donne discinte e chiunque potesse potenzialmente offendere l’islam. In controtendenza, ieri a New York il sindaco Mike Bloomberg ha rigettato la richiesta di un paio di consiglieri comunali di chiudere le scuole cittadine per onorare due festività islamiche: “In una città così aperta come questa, dove è praticata qualsiasi religione conosciuta nel mondo, se dovessimo chiudere le scuole per onorare tutte le feste religiose, non ci sarebbe più la scuola”, ha detto Bloomberg.
L’opinionista Andrew Sullivan, sostenitore di Barack Obama, sul suo blog ospitato dall’Atlantic Monthly ha denunciato la “sharia a Harvard”, sottolineando che “non avrebbero mai fatto una cosa di questo tipo per un’altra religione” e spiegando che “se una fede non consente a maschi e femmine di allenarsi insieme in pubblico, i suoi aderenti dovranno andare ad allenarsi a casa, sennò qual è il passo successivo? Allontanare i gay dagli spogliatoi? Questo è l’occidente, ragazzi. Datevi una calmata”.
Il giovane e brillante opinionista conservatore Ross Douthat, sempre sull’Atlantic, ha detto che la reazione al caso Harvard è importante perché aiuta a far cadere la tradizionale, ma stanca, divisione tra chi è di sinistra e chi è di destra, anche perché i liberal che credono sia giusto assecondare la visione islamica del corpo della donna rischiano di fornire aiuto e conforto a una visione della sessualità esattamente opposta alla loro. E, allo stesso modo, i conservatori che criticano Harvard per aver creato uno spazio per proteggere il pudore femminile si ritrovano implicitamente a difendere le idee di uguaglianza dei generi e la cultura dei sessi che solitamente disprezzano.
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