Egregio Direttore, non leggendo più il quotidiano da lei diretto, è con ritardo che mi accorgo della fotografia pubblicata con gran risalto in prima pagina su La Stampa del 2 marzo us. La tragedia del medio oriente non ha certo bisogno di essere rappresentata ai lettori ricorrendo a dei falsi clamorosi come quelli che attori professionisti, in combutta con "grandi fotografi", ci spacciano ogni giorno. Per di più il ricorso a scene nelle quali sono mostrati bambini, vivi o morti poco cambia, utilizzati ripetutamente in luoghi e situazioni diverse, magari preventivamente "impanati nella sabbia", tanto per rendere più pesante da sopportare l'immagine, è una pratica oramai ben nota non solo ai professionisti come lei, ma anche a chi desidera capire quel che c'è dietro la facciata. Basta andare su internet, come fanno i suoi collaboratori, per capire tutto. Non ritiene lei che sarebbe meglio non acquistare simili immagini sul circuito internazionale, anche per finirla col far giungere soldi a personaggi che lucrano sulla tragedia altrui?