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Causa ed effetto 08/03/2008

e-mail inviata al Corriere della Sera, in merito all'analisi di Antonio Ferrari

Conflitto tra due diritti?! Ma Israele è l’unico ad assumersi anche i doveri

 

 

Di nuovo l’analisi di Antonio Ferrari appare viziata da un ragionamento semplicistico che non tiene in alcun conto la complessità della questione mediorientale. Dispiace che Ferrari nutra un’arrogante certezza sulle logiche di cause ed effetto, tanto care agli arabi. Sì, perché ogni analisi e versione che ci viene elargita da Antonio Ferrari, è identica a quelle spacciate dagli arabi, sia in sede ONU che nella loro propaganda. Certo, per chi non si cura di informarsi sulla presenza di Sharon in quel del 28 settembre 2000 e sposa la propaganda araba della “passeggiata”, sono coerenti tutte le altre “analisi” e gli articoli. Tornando al recente attentato a Gerusalemme. Punto primo, Ferrari è smentito dai fatti: Olmert ha rilanciato il dialogo con i palestinesi seguito da Abbas. Certo, per chi si illude/va che la guerra contro il terrorismo, avvenisse con champagne e cotillons (e non nel sangue e con le armi) e per la durata di qualche mese, è difficile che voglia/riesca a comprendere che i Camp David e le Annapolis siano seri tentativi USA ed israeliani per convincere regimi assoluti e terroristi che il benessere di tutta l’area dipenda da una svolta della paralisi ostile araba ed islamica. Ma qui è il punto: non sono Israele ed USA a non riconoscere e a non aver creato infinite opportunità di pace con gli stati arabi ed islamici, sono questi ultimi a non voler riconoscere – e quelli che l’hanno riconosciuto, forse solo ora iniziano timidi tentativi ad assumersi le loro responsabilità – Israele e ad aver fomentato e guidato l’odio per gli USA. Secondo punto. E’ un insulto all’intelligenza quando Ferrari afferma  che per la prima volta un attentato è stato studiato da tempo, non come gli attacchi suicidi ai supermarket e agli autobus!!! Ci risiamo con la sua teoria dell’improvvisazione della cosiddetta seconda intifada. Terzo punto. Gli è talmente caro lo slogan sulle reciproche colpe (israelo-palestinesi) – quando in questo caso si sa che la gallina è nata prima dell’uovo – e sul conflitto tra due diritti, che “dimentica” di ricordare che solo uno degli attori, Israele, si è sempre distinto (dal proclama dell’Indipendenza, il 14 maggio 1948) nell’impegno a cercare la pace con i suoi vicini. Se poi, ne masticasse un po’ di storia, Ferrari (e tutti i demonizzatori di Israele) dovrebbe aver ben presente l’accordo tra re Feisal d’Arabia e Haim Weitzmann. Quel documento, da solo, rappresenta un ceffone per tutti i bugiardi e gli inetti che hanno speculato sul dramma mediorientale ad oggi. Paolo Mieli, asserì una grande verità quando era responsabile delle Lettere al Corriere. Allora, si riferiva a Sharon, ma la sua fu una riflessione applicabile contro ogni demonizzazione assoluta verso una persona e/o uno stato. Perché nessuno è più santo dell’altro, nessuno è più demonio dell’altro. Ferrari sa che se finissero gli attentati e guerre contro Israele - stato membro due volte legittimato dalle Nazioni Unite – Israele non avrebbe motivo di spendere un siclo nella difesa e una goccia di sangue nel sacrificio dei suoi cittadini. Il segreto di Pulcinella, ma Casa Araba ed Islamica contano tanto per troppi in Italia. Di conseguenza,  Israele non conta nulla per le tante coscienze stravolte dall’opportunismo e dall’ideologia.Coscienze? mah!

Cordialmente, Danielle Sussmann


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