Lettera invia a La Stampa dopo la pubblicazione dell'articolo di Arrigio Levi (07/03/2008)
Egregio Dottor Levi, come lettore che la segue da tanti anni (la ricordo bene dai tempi del 67), non posso fare a meno
di scriverle a seguito del suo articolo pubblicato ieri.
Lei sembra richiedere con forza un intervento ulteriore da parte dell'ONU, che dovrebbe essere "capace di impedire
ulteriori aggressioni" contro lo stato di Israele. E cita come esempio "la forza militare presente FINORA CON EFFICACIA
nel Sud del Libano".
Lei certo non ha dimenticato, dottore, il rapido ritiro delle truppe dell'ONU che servivano da cuscinetto tra l'Egitto di
Nasser e lo stato di Israele, ritiro che permise l'immediato scoppio della guerra dei sei giorni. E come potrebbero, i
governanti di Israele, riproporre oggi ai loro cittadini una tale soluzione? Nč poi si possono portare ad esempio le
azioni di controllo dei soldati, compresi quelli italiani, impossibilitati a vedere quel che tutto il mondo oramai
conosce: la oramai completata ricostruzione di una perfetta organizzazione di guerra orchestrata dall'Iran..
Se poi lei riflette sulle vicende dei giorni scorsi accadute dentro al Palazzo di vetro, dove USA e Russia, per una
volta concordi, non hanno potuto far approvare la loro soluzione per il voto contrario della Libia, non potrā, penso,
non concordare con l'ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite che si č chiesto che cosa ci faccia, il suo paese,
in quell'edificio.
lettera firmata