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L'Opinione Rassegna Stampa
05.03.2008 Il mondo non vuol vedere il vero obiettivo di Hamas
che è la distruzione di Israele

Testata: L'Opinione
Data: 05 marzo 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Israele si ritira e non c’è da festeggiare»
Da L'OPINIONE del 5 marzo 2008

Domenica sera, intorno alla mezzanotte, il portavoce del Ministro della Difesa ha dato l’annuncio che le truppe impegnate nell’operazione “Horef Ham” “Inverno Caldo”, si sarebbero ritirate dalle zone momentaneamente occupate della striscia di Gaza. Questa notizia, teoricamente buona, è stata però accolta dagli israeliani con scetticismo. Troppe volte in passato operazioni militari di questo tipo non hanno portato a risultati concreti e duraturi nel tempo, dai palestinesi, invece, è stata festeggiata come una “vittoria” sul campo. Per meglio capire quello che succede bisogna fare un passo indietro e mettere in luce alcuni particolari ai quali non viene data la giusta importanza. Hamas non ha mai smesso di cercare lo scontro con Israele, e in preparazione di questo ha fatto passare dall’Egitto mediante tunnel sotterranei, che attraversano la linea di confine, armi di tutti i tipi davanti gli occhi chiusi delle autorità del Cairo.

L’unico inconveniente di questi tunnel sono le dimensioni ridotte, per questo i missili a gittata media denominati Grad, piuttosto voluminosi, sono rimasti parcheggiati per parecchi mesi sul lato egiziano del confine, senza essere “notati” da nessuno, in attesa di una giusta occasione per essere portati dall’altra parte. Occasione che è arrivata alcune settimane fa, quando, fra gli applausi del mondo, i “Militanti” hanno fatto saltare le barriere di confine con l’Egitto. Mentre le telecamere erano occupate a trasmettere le immagini della popolazione civile che si avventava sui negozi alla ricerca di generi di prima necessità, da qualche altra parte i missili Grad entravano a Gaza ed erano posizionati sulle rampe, pronti per essere usati contro l’odiato nemico sionista.
Non appena i missili erano al sicuro oltre confine, il governo egiziano “perdeva la pazienza” e pretendeva la chiusura immediata dei valichi; così si serrava la stalla quando i buoi erano a spasso, mantenendo una certa verginità davanti al mondo intero.

Da quel momento nel mirino di Hamas non c’era più la sola Sderot e, giusto il tempo di rendere operativi i nuovi “giocattoli”, ed ecco che il primo missile viene lanciato contro Ashqelon, città di oltre 100.000 abitanti. A questo punto ci sono alcune domande alle quali bisogna dare una risposta: una cosa è possedere dei missili l’altra è spararli con precisione dopo un solo lancio di prova, chi sta aiutando con conoscenze squisitamente militari i “Militanti” di Hamas? Siamo sicuri che le dita che spingono i bottoni che azionano i motori dei Grad siano palestinesi? Ammettendolo, chi li ha addestrati? Damasco e Teheran ne sanno qualcosa?
Subito dopo l’inizio delle operazioni nella striscia di Gaza, i Media hanno prontamente riportato la richiesta sia del Papa, che durante l’Angelus di domenica, in Piazza San Pietro, ha chiesto all’Autorità Palestinese e al Governo Israeliano di “fermare la spirale di violenza”, sia quella del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di un “cessate il fuoco” immediato.

Perché questi illustri personaggi parlano solo ora? Dov’erano negli ultimi anni mentre Sderot era bombardata a pioggia, giorno dopo giorno, con missili che cercavano quante più vittime civili possibile? Non era violenza quella? Ma davvero la popolazione civile soffre solo quando è Israele a sparare? Perché nessuno spiega che, al contrario di quello che accade a Sderot, l’esercito israeliano fa di tutto per colpire obbiettivi militari evitando per quanto possibile vittime civili? Perché il “cessate il fuoco” deve entrare nell’ordine del giorno delle Nazioni Unite solo quando anche Gaza è sotto bombardamento e a nessuno è venuto in mente di chiederlo per la tanto martoriata Sderot? Perché fare una richiesta del genere all’Autorità Palestinese quando tutti sanno che a Gaza non ha alcun potere?

La televisione israeliana ha mandato in onda il discorso del Segretario delle Nazioni Unite che condannava Israele per uso smoderato della forza; ha studiato forse dal nostro ministro degli esteri onorevole D’Alema? Fra poco sarà anche lui un equivicinante che va a spasso con i terroristi e la kefia sulle spalle? I missili Grad sono di concezione sovietica, ma siccome ne esistono diverse versioni, cinesi, romene, tedesche, egiziane ed anche italiane, perché le autorità israeliane non hanno ancora rivelato la fabbricazione dei missili che sono finiti in mano palestinese? Sarà per convenienza politica o per non mettere qualcuno in “Grave Imbarazzo”? Nella mattinata di ieri 3 marzo, mentre i militari israeliani ripiegavano da Gaza, 4 missili, uno dei quali è caduto a poche decine di metri da un asilo nido, hanno colpito nuovamente Ashqelon con feriti e danni. I governi occidentali, Italia in testa, che criticano ogni mossa fatta da Israele nell’esercizio della sua autodifesa, dovrebbero fare un esame di coscienza e rivedere il tono delle loro dichiarazioni sempre affrettate, sempre di parte.

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