Ho letto di recente una vostra critica, feroce, ad una recensione di Sergio Luzzatto sul libro di Zartal, ISRAELE E LA SHOAH. Più di recente, però, Luzzatto ha riservato lodi sperticate a LA TIGRE SOTTO LA PELLE di Zvi Kolitz che in me, in tutta franchezza, non ha generato entusiasmi (ne parlerò fra qualche giorno su Il Mattino). Come la mettiamo? Luzzatto è pro o contro Israele? O non esercita, semplicemente, il proprio diritto alla libertà di opinione? Oggi non gli piace una cosa, domani gliene piace un'altra. Ma questo vale per ciascuno di noi, o no? Io penso che se fossimo tutti un po' più pacati nei toni ed esercitassimo con maggiore convinzione le virtù della tolleranza e dell'ascolto, questo mondo così cattivo potrebbe perfino diventare migliore.
Cordialmente, Stefano Manferlotti
Gentile lettore, libertà di opinione si coniuga con liberta di critica, che è quella che noi esercitiamo. La nostra regola sono i toni pacati, anche quando siamo d'accordo. A maggior ragione cerchiamo di esserlo nel dissenso. Tolleranza è una parola ambigua che non amiamo. Le preferiamo < rispetto >. Siamo quasi sempre critici verso gli scritti di Luzzatto, il suo compiacimento verso tutto ciò che può portare discredito a Israele è una delle cause che danno come risultato la delegittimazione dello Stato ebraico. In quanto al mondo migliore, siamo d'accordo. Chi non lo è ? Si tratta di capire, e condividere, la strada per arrivarci. La nostra non passa da Teheran nè da Damasco, piuttosto da Gerusalemme o New York.
IC redazione