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Avvenire Rassegna Stampa
29.02.2008 Uniti contro la libertà di pensiero
il cardinale Jean-Louis Tauran e lo sheikh Abd al­Fattah Muhammad Alaam di Al Azhar d'accordo nel limitarla

Testata: Avvenire
Data: 29 febbraio 2008
Pagina: 30
Autore: Anna Pozzi
Titolo: «Il cardinale Tauran e lo sceicco di Al Azhar insieme contro le «vignette sataniche»»
Da AVVENIRE del 29 febbraio 2008:

L a condanna stavolta è bilaterale: il cardinale Jean-Louis Tauran, presi­dente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e lo sheikh Abd al­Fattah Muhammad Alaam, capo del del Comitato dell’università islamica di Al­Azhar per il dialogo, hanno firmato ieri al Cairo una dichiarazione contro «la ripub­blicazione delle offensive vignette e il cre­scente numero di attacchi contro l’islam e il suo Profeta, così come altri attacchi con­tro la religione» in quanto «nell’obiettivo di favorire la pace e la comprensione tra i po­poli e gli esseri umani, è necessario che le religioni e i loro simboli siano rispettati e che i credenti non siano oggetto di provo­cazioni che causino danni al loro impegno e ai sentimenti religiosi». È l’atto conclusi­vo dell’annuale riunione del «Comitato mi­sto per il dialogo», cui il cardinale Tauran ha preso parte durante il suo primo viaggio ufficiale fuori Roma dopo la nomina, avve­nuta nel giugno dello scorso anno. Ma al termine dell’incontro l’arcivescovo ha visi­tato anche la comunità cristiana del Cairo nella parrocchia francescana di San Giu­seppe, accompagnato dal Nunzio e suo predecessore, monsignor Michael Fitzge­rald. «Le religioni non fanno le guerre; so­no gli uomini a farle. Uomini che, quando uccidono in nome della religione, non mo­strano la loro forza, ma la loro debolezza e non rendono certamente gloria a Dio». Con questa la convinzione Tauran ha illu­strato alcune linee portanti della sua visione di dialogo interreligioso, a partire dal si­gnificato della presenza dei credenti in un Paese come l’Egitto, «crocevia di civiltà e di religioni», cerniera tra Me­dio- Oriente e Maghreb, Paese oggi in gran parte musulma­no ma con una significativa presenza cristiana che risale ai primissimi secoli: «Qui gli uni con gli al­tri – ha precisato il cardinale – sono chia­mati a tessere il magnifico arazzo dell’in­contro e del dialogo». Ma è soprattutto sul significato della presenza dei credenti nella società che Tauran ha voluto confrontarsi con la comunità cristiana del Cairo: «La re­ligione interessa, è un fatto. Non era così 10 anni fa. Il mondo è cambiato, è più pre­cario, ma anche il materialismo imperante pone il problema del senso della vita e del­la morte, così come i progressi della scien­za, o il venir meno di riferimenti morali specie per i giovani». E poi un’altra novità s’impone a livello globale: la realtà univer­sale dell’«interreligioso». «Praticamente tutte le società sono diventate plurireligio­se. Il che mi fa dire che siamo 'condanna­ti' al dialogo! Ovunque viviamo, ci ritrovia­mo a essere credenti in mezzo ad altri cre­denti ». Ciò non significa che tutte le religioni siano la stes­sa cosa ma, precisa il cardi­nale, che «tutti coloro che cercano Dio hanno la stessa dignità». È lungo questa stra­da che è possibile passare un po’ alla volta dall’incontro al dialogo: della vita, delle ope­re, degli scambi teologici e delle spiritualità. «Abbiamo di fronte un enorme cantiere, ma mi pare che i leader cri­stiani e delle altre religioni abbiano ormai compreso che il dialogo in­terreligioso consiste nell’ascoltarsi, nel co­noscersi per confrontarsi su questioni sulle quali abbiamo pareri diversi, al fine di ap­prendere un po’ di più gli uni dagli altri. La libertà di religione è molto più che avere u­na chiesa o una moschea a disposizione, è avere la possibilità di partecipare al dialogo pubblico in campo culturale, oltre a poter­si impegnare in quello politico e sociale».

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