Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
In carcere Omri Sharon, il figlio dell'ex premier per aver raccolto fondi illegali durante la campagna del padre per le primarie del Likud
Testata: Corriere della Sera Data: 26 febbraio 2008 Pagina: 15 Autore: Davide Frattini Titolo: «Israele, fondi neri ai partiti: in carcere il figlio di Sharon»
Dal CORRIERE della SERA del 26 febbraio 2008, un articolo di Davide Frattini:
GERUSALEMME — «Un incontro tra due cowboy». Così chi c'era ha descritto la visita di George Bush ad Ariel Sharon, oltre un mese fa, nella camera d'ospedale dove l'ex primo ministro giace in coma. Oggi Sharon compie ottant'anni e domani il figlio Omri si presenta alle dieci del mattino per entrare in carcere. Accompagnato da una frase da cowboy: «Vado in prigione da uomo». Il primogenito del leader colpito da ictus nel gennaio 2004 è stato condannato a sette mesi, dopo aver ammesso di aver raccolto fondi illegali durante la campagna del padre per le primarie del Likud. È stata quella vittoria del 1999 ad aprire la strada a Sharon senior verso due rielezioni alla poltrona di primo ministro, fino alla malattia. Omri è stato accusato di aver ricevuto 1,3 milioni di dollari da vari gruppi in Israele e all'estero, una cifra che supera di molto il limite imposto dalla legge. Per nascondere i finanziamenti ha organizzato un sistema di società fantasma. La condanna è considerata esemplare perché è la prima in un caso legato ai fondi illegali. Nella sentenza i giudici parlano di «corruzione» e di «manovre per distorcere la volontà degli elettori». Eppure sono in pochi a essere contenti di vedere un politico, soprannominato «l'amministratore delegato del Paese», finire in cella. Il padre è rimpianto da quando è finito in un letto d'ospedale. Rimpianto durante i 34 giorni della guerra in Libano. Rimpianto da quelli convinti che la sua mole potrebbe riempire il «vuoto di leadership», denunciato dallo scrittore David Grossman. Il processo al figlio, 43 anni, è cominciato nel febbraio del 2006, un mese dopo l'ictus. Già allora, erano stati lanciati appelli ai magistrati perché mostrassero indulgenza. La condanna a sette mesi impedisce di commutare la pena in servizio alla comunità (il massimo stabilito è sei mesi). «I 30 giorni in più — commenta Zeev Segal su Haaretz — rappresentano il messaggio del tribunale: la prigione è necessaria». Alla fine di gennaio la Corte Suprema ha respinto un appello degli avvocati di Sharon, che adesso sperano in Shimon Peres. Il presidente sarebbe pronto a firmare la clemenza, Omri ripete di non voler chiedere un intervento. Anche un quotidiano come Haaretz, che da sinistra ha criticato il padre, ha appoggiato l'idea di evitare il carcere a Omri: «La sentenza deborda nell'abuso. I servizi sociali invece della prigione non toglierebbero nulla al messaggio più importante: la corruzione va punita».
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