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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.02.2008 Storie di ordinaria dhimmitudine (sottomissione all'islam)
un editoriale di Magdi Allam e due cronache

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 febbraio 2008
Pagina: 24
Autore: Magdi Allam - Luigi Ofeddu - Viviana Mazza
Titolo: «Le nozze islamiche e il rischio di copiare Brown - Addio al porcellino-salvadanaio «Non vogliamo offendere l'Islam» - Londra, gay iraniano rischia la deportazione»
Un editoriale di Magdi Allam dal CORRIERE della SERA del 25 febbraio 2008

Se non vogliamo ritrovarci nella condizione della Gran Bretagna in cui il governo laburista di Gordon Brown ha riconosciuto di fatto le famiglie poligamiche erogando gli assegni familiari alle mogli islamiche e in cui l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha auspicato l'adozione della sharia, la legge islamica, non abbiamo altra scelta che mettere fuorilegge il matrimonio islamico perché è intrinsecamente poligamico. Proprio perché la poligamia è sancita dal Corano e, da un lato, il musulmano non può contraddire il testo sacro rivelato e, dall'altro, lo Stato laico non dovrebbe interferire negli affari interni delle religioni, l'unico modo che abbiamo per difendere la nostra società e affermare il primato delle nostre leggi è di vietare il matrimonio islamico in quanto incompatibile con il nostro diritto e la nostra Costituzione.
Il mio auspicio è che questo sia uno dei primi atti del nuovo Parlamento perché in realtà l'Italia è già piena di famiglie poligamiche. Solo gli stolti, i vili o gli ideologicamente collusi con chi è dedito a scardinare le fondamenta della nostra società possono non rendersi conto del disastro umano, etico e civile che si sta realizzando. Basta fare un minimo di indagine, anche soltanto in Internet, per scoprire che la gran parte delle donne maltrattate e che finiscono nei pronto soccorso degli ospedali sono vittime di un marito poligamo, che la gran parte dei figli violentati, sequestrati e rimpatriati con la forza subiscono l'arbitrio di un padre poligamo, che la gran parte dei leader delle associazioni islamiche sono poligami, che nella gran parte delle moschee si celebrano matrimoni islamici poligamici. Personalmente negli ultimi dieci anni ho scritto decine di articoli e di inchieste sulla poligamia, indicando nomi e cognomi. Ma non è successo nulla. Anzi il tribunale di Bologna (decreto del 13 marzo 2003, giudice Arceri) ha indirettamente riconosciuto il diritto alla poligamia islamica, sentenziando che «il reato di bigamia (art. 556 c.p.) può essere commesso solo dal cittadino italiano sul territorio nazionale essendo irrilevante il comportamento tenuto all'estero dallo straniero la cui legge nazionale riconosce la possibilità di contrarre più matrimoni», e che «nessun principio di ordine pubblico appare leso laddove i matrimoni contratti all'estero dal padre siano privi di effetti civili per l'ordinamento italiano».
Negli scorsi giorni, approfondendo la realtà del progetto della mega-moschea che il sindaco Cofferati vorrebbe concedere agli estremisti islamici dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), ho scoperto che Daniele Parracino, il presidente del «Centro di cultura islamica di Bologna» — affiliato all'Ucoii — ha dato vita il 10 ottobre 2006 a una società, la A.B.H. Srl, tuttora inattiva, che ha come oggetto sociale «servizi di organizzazione cerimonie (matrimoni, funerali, ecc.), con particolare riferimento alle cerimonie islamiche». Così come nella «scheda di presentazione» del «Centro di cultura islamica di Bologna» si specifica che «presso la moschea, nel rispetto della Legge Coranica, viene prestata assistenza agli atti di matrimonio religioso islamico, ed eventuali separazioni o divorzi».
Ebbene mi risulta che la legge italiana non consenta di celebrare dei matrimoni islamici, né in moschea né altrove. Ma dal momento che ciò avviene, significa che il nostro diritto si è già relativizzato accettando di fatto la poligamia. E' ora di smetterla di prenderci in giro sostenendo che l'importante è che non venga violata «formalmente» la legge, così come è implicito nella bozza di legge sulla «libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi» in discussione in Parlamento. Non aspettiamo che sia troppo tardi per scoprire che siamo ormai prigionieri della sharia, così come sta accadendo in Gran Bretagna.

Una cronaca circa  una decisione della banca belga-olandese Fortis:

BRUXELLES – Addio, Knorbert. Sparito, nascosto, mandato in esilio, con il suo berrettino rosso e le orecchie che sventolavano all'indietro, di sotto alla visiera rivoltata. Knorbert, come lo chiamavano tutti, era un porcellino-salvadanaio o piggy bank: il porcellino mascotte della banca belga-olandese Fortis — una delle più importanti d'Europa — il maialino che da 7 anni veniva regalato ai ragazzi che aprivano un conto corrente, o ai figli di molti correntisti. Un grande successo di marketing. E precisamente per queste ragioni, è stato ritirato dal mercato: perché, essendo un maiale, dunque un animale che alcune religioni — Islam ed Ebraismo — considerano impuro, «non corrispondeva ai requisiti che la società multiculturale ci impone». Questa la versione fornita da un portavoce della banca ai giornali olandesi, con una significativa aggiunta: «Vi sono state alcune reazioni al porcellino, ora stiamo progettando un altro dono-mascotte che potrà divertire i bambini di qualunque orientamento»; in via provvisoria ai titolari di EuroKids, i conti per clienti minorenni, verrà regalata un'enciclopedia. Precisano diverse fonti ufficiose: quelle «reazioni» di cui vagamente si parla, sono in realtà le proteste sollevate dai clienti musulmani della banca e forse anche da gruppi organizzati. C'è infine una terza versione assai più diplomatica, fornita alla stampa da un'altra portavoce della banca, Marianna Honnkoop: «Dopo 7 anni, Knorbert aveva semplicemente raggiunto la fine del suo ciclo vitale, e lascia il posto a un nuovo regalo: bisogna soddisfare sempre la gente, i nostri clienti».
Sia come sia, la scomparsa repentina del porcello ha fatto notizia. E viene comunemente interpretata come una sorta di misura di «sicurezza» preventiva, in un momento di grande tensione per tutta l'Olanda. Proprio l'altro ieri, in un'intervista, il primo ministro Jan Peter Balkenende si è detto molto preoccupato per il clima dei rapporti fra alcune comunità. Nel paese vive circa un milione di musulmani, in genere ben integrati, ma vi sono frange integraliste e gli ultimi anni sono stati un continuo succedersi di allarmi: 2002, viene assassinato il populista Pim Fortuyn; 2004, Mohamed Bouyeri sgozza in una strada di Amsterdam il regista Theo Van Gogh, autore di «Submission»; 2006, la deputata di origine somala Ayaan Hirsi Ali, coautrice di «Submission», si rifugia negli Usa per sfuggire alle minacce sempre più pesanti degli integralisti; 2006, il «Partito per la libertà» del populista Geert Wilders conquista 9 seggi in Parlamento; autunno 2007, mentre in diverse periferie scoppiano tumulti a sfondo etnico, lo stesso Wilders chiede la messa al bando del Corano e annuncia un suo film contro il libro sacro dei musulmani. Quel film non è stato ancora diffuso, né alla Tv né su Internet. Ma Wilders, protetto da una scorta, promette che andrà fino in fondo. E perciò da mesi, tra le forze di sicurezza, vige uno stato di pre-allarme non ufficiale e non dichiarato. Non solo qui, del resto: giungono anche ad Amsterdam gli echi delle scaramucce notturne nelle strade di alcune città danesi, dove sembra montare un'altra ondata di rivolta contro i disegni satirici che ritraggono Maometto.
In conclusione, anche il piccolo Knorbert sarebbe stato una vittima del clima generale in questa parte d'Europa. Nonostante la potenza dell'istituzione che lo aveva creato e adottato: la Fortis è infatti una delle 20 maggiori istituzioni finanziarie europee, con 60.000 dipendenti, con sedi in 50 diversi paesi e con un capitale di circa 43 miliardi di euro. E' anche la prima banca belga che abbia lanciato, nello scorso dicembre, una società di investimento modellata secondo i principi della sharia, la legge islamica che vieta fra l'altro la riscossione di interessi. Il «Fortis B Fix 2008 Islamic Index 1», che ha raccolto investimenti fino al 31 gennaio, si basava sulla Borsa Halal: cioè sull'elenco di società, selezionate dall'indice Dow Jones, che non trattano alcol, tabacco, armi, giochi d'azzardo. Né, appunto, carni di maiale.

Una cronaca su un omosessuale iraniano che rischia di essere rimandato dalla Gran Bretagna nella Repubblica islamica:

Alle 8 del mattino di domani, c'è un posto prenotato sul volo Amsterdam-Londra per Seyed Mehdi Kazemi, un 19enne iraniano, omosessuale. Dall'aeroporto di Schiphol, dov'è al momento rinchiuso in un centro di detenzione, il volo lo porterà a Londra. Dalla Gran Bretagna, dove la sua domanda di asilo è stata respinta l'anno scorso (spingendolo a fuggire dal Paese), rischia, domani stesso, il rimpatrio a Teheran. Lo attende la forca, perché in Iran l'omosessualità è un reato («lavat», sodomia) punito con la morte. La denuncia arriva dal gruppo italiano EveryOne, che protesta contro «l'ennesima violazione dei diritti del profugo da parte del governo di Gordon Brown», ma spera ancora che Londra cambi idea e dia asilo a Mehdi.
Il ragazzo era giunto in Gran Bretagna nel settembre 2005 per studio, su decisione del padre, che ha un negozio di frutta secca a Teheran. «Aveva 17 anni quando arrivò — dice al telefono da Southampton suo zio Saeed, fratello della madre, in Gran Bretagna da 30 anni —. È un ragazzo molto calmo e introverso, estremamente intelligente. Frequentava il college a Hove. Stava studiando per gli esami di biologia e matematica, il suo scopo era diventare farmacista o dentista un giorno...». Ma lo scorso marzo, tutto è crollato.
Fino a marzo Saeed non sapeva che Mehdi fosse gay. Il ragazzo non lo aveva rivelato a nessuno. A nessuno aveva detto di soffrire perché, partendo, si era separato da Parham, suo «fidanzato » da due anni. «Avevo appena compiuto 15 anni quando ho scoperto che ero attratto sessualmente dai ragazzi — ha scritto Mehdi nella richiesta di asilo inviata nel marzo 2007 all'Home Office di Londra —. Avevo molta paura di questa mia sensazione, ma ho tenuto tutto per me. In quel periodo ho cominciato a frequentare uno dei miei compagni di scuola. Si chiamava Parham. Parham era il mio migliore amico e un giorno mi disse che era attratto dagli uomini ... Abbiamo cominciato ad avere rapporti sessuali 8 mesi dopo». Da Londra Mehdi comunicava con Parham via email, ma improvvisamente smise di ricevere risposte. Scoperto con un altro ragazzo dalla polizia iraniana, Parham era stato arrestato. Ad aprile 2007 lo hanno impiccato, dopo averlo costretto a rivelare i nomi dei suoi «amanti». Così già a marzo la polizia si è presentata a casa di Mehdi a Teheran con un mandato d'arresto, racconta lo zio, che allora lo spinse a chiedere asilo: «Ma il giudice ha ritenuto che la sua vita non sia in pericolo». Terrorizzato, Mehdi è fuggito, voleva arrivare in Canada, è stato acciuffato. L'Olanda non può concedergli l'asilo: vietato richiederlo in più Stati Ue.
Saeed sospira: «Il padre di Mehdi mi ha detto: "Se non lo uccidono loro lo farò io stesso"».

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