Incitavano alla "guerra santa" chiusi quattro siti islamici
Testata: Libero Data: 23 febbraio 2008 Pagina: 18 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Arruolavano fedeli per la guerra santa Chiusi 4 siti islamici»
Da LIBERO del 23 febbraio 2008:
Sono anonimi ragazzi italiani le nuove reclute di Al Qaeda. Sette di loro, tra cui una studentessa universitaria 21enne di Reggio Calabria, e uno studente 19enne di Latina, sono stati bloccati ieri su ordine della Procura di Verona che li ha inquisiti per istigazione a delinquere con l'aggravante del terrorismo. Li indottrinavano l'ex imam di Carmagnola, Abdel Qadir Fall Mamour e la moglie Barbara Aisha Farina. Questi ultimi, benché vivano in Senegal dal 2003, dopo l'espulsione dell'uomo, sulla rete telematica continuavano indisturbati a svolgere opera di proselitismo nel nostro Paese. Qualche traccia di tanta attività, inevitabilmente, l'eteroge neo gruppo l'ha lasciata. E proprio partendo dai tabulati telefonici la Digos veronese e i colleghi delle questure di Latina, Firenze e Reggio Calabria, hanno compiuto perquisizioni in tutt'Italia. Su quei siti, ora oscurati, c'era tutto il catalogo della propaganda salafita, ma rigorosamente tradotti in lingua italiana. Si incitava alla «guerra santa contro i miscredenti occidentali», si esaltavano le gesta dei mujaheddin e si pubblicavano i comunicati di Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri dopo ogni operazione militare. Ma era molto più di un banale copia-incolla di proclami e rivendicazioni. Nei primi giorni di attività del primo dei quattro blog, qital.splinder.com, lo stesso imam di Carmagnola aveva firmato un messaggio con lo pseudonimo di Abu Sayyaf, individuando alcuni cronisti italiani come obiettivo. Era lo scorso 26 settembre quando il senegalese lanciava invettive contro i giornalisti italiani Hamza Boccolini di Aki e collaboratore di Libero, Guido Olimpio del Corriere della Sera e Vittorio Zucconi di Repubblica, mettendo in dubbio la correttezza del loro operato. Ma allo stesso tempo Abu Sayyaf minacciava anche l'Italia in quanto nazione, anticipando un fantomatico documento della rete del terrore su prossimi attentati nel nostro Paese. Nonostante un'interrogazio ne parlamentare del 2 agosto scorso, presentata dal deputato di Alleanza Nazionale Fabio Rampelli ai ministri delle Comunicazioni e dell'Interno, tuttavia, finora nulla si era mosso. Preoccupato per «la presenza di siti italiani appartenenti all'estre mismo islamico che proliferano sulla rete», il parlamentare indicava tra le discussioni aperte dai frequentatori anche «un'istigazione alla distruzione dello Stato di Israele». Non erano mancate in seguito le denunce sui siti filoisraeliani, come informazionecorretta.com, che sottolineavano invece la pubblicazione dei fioretti agiografici sulla vita di bin Laden. E poi, per chi pensava di imitarne le imprese passando alla fase operativa, spuntava anche qualche indirizzo di forum dove trovare altri contatti e scambiarsi manuali di guerriglia o per la preparazione di esplosivi e l'ulti missimo filmato degli uominibomba iracheni o palestinesi. Eppure, da quanto è trapelato dalle indagini, gli indagati non vanno in moschea, non frequentano gruppi fondamentalisti, non sono arabi. Anzi, non conoscono l'arabo e sono italiani doc, incensurati, che non hanno mai frequentato campi di addestramento, ma fanno propaganda alla guerra santa su Internet. Farebbero pensare a un esercito di nerd islamici, ma non sono né più né meno sfigati di quei recenti serial killer che, dopo aver postato il loro testamento su Youtube, scaricano i loro fucili a pompa sulla folla.
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