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La Stampa Rassegna Stampa
23.02.2008 Un canale televisivo iraniano in Bolivia
la propaganda degli ayatollah si diffonde in Sud America

Testata: La Stampa
Data: 23 febbraio 2008
Pagina: 11
Autore: Paolo Manzo
Titolo: «Insieme contro Cnn. La tv degli ayatollah sbarca tra i cocaleros»
Da La STAMPA del 23 febbraio 2008:

Ayatollah iraniani e produttori di coca boliviani. Il binomio è senza dubbio inedito ma sarà presto realtà, agli occhi di tutti. Il presidente boliviano Evo Morales ha infatti annunciato lunedì scorso che l’Iran vuole aprire un canale televisivo all news nel paese andino. Per trasmettere, in lingua spagnola e via satellite, in tutta l'America Latina. Una «pazza idea», così è stata immediatamente definita dagli oppositori del presidente, soprattutto quelli della provincia indipendentista di Santa Cruz. Eppure a Morales frulla in testa dal 27 settembre dello scorso anno quando, durante un incontro con il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad, sono iniziate le negoziazioni tra La Paz e Teheran per mettere assieme in video Ayatollah e cocaleros. I primi, naturalmente, nelle vesti di generosi finanziatori del canale all news, i secondi come anchormen e producer televisivi al pari dei loro colleghi della CNN. Adesso dalle parole si è deciso di passare ai fatti e, ha annunciato Morales, Teheran ha già fatto un'offerta scritta al suo governo.
«Testimoniare a tutto il paese e all’intera America Latina la grande lotta dei movimenti contadini», questo l'obiettivo della tv iraniano-boliviana che avrà la sua sede centrale a Cochabamba, il dipartimento che produce più coca di tutta Bolivia. Solo una coincidenza? Niente affatto. La scelta geografica non è casuale così come il fatto che Morales abbia annunciato il lancio del canale a Chaparé, vero e proprio santuario della coltivazione delle piante di coca, a margine di un incontro dei cocaleros che per l'ennesima volta lo hanno confermato alla presidenza del più grande sindacato del settore. La missione della televisione che partirà entro fine anno, infatti, è proprio quella di raccontare a tutto il continente latinoamericano le lotte dei piccoli produttori di coca boliviani, considerati da Evo dei «contadini in movimento come me» e dalla Dea, l’agenzia federale antidroga statunitense, invece, «parte integrante del narcotraffico mondiale». Controbattere la tesi di Washington sui cocaleros, dominante sui mass-media del continente, sarà dunque la vera sfida della nuova Tv.
Durante l’ultimo incontro con Morales, Ahmadinejad aveva promesso finanziamenti alla Bolivia per 1,1 miliardi di dollari, pari a circa 750 milioni di euro, in diversi settori, compreso quello delle telecomunicazioni. Quanto sarà disposto a sborsare per la televisione dei cocaleros, però, non è ancora stato comunicato ufficialmente alla stampa ma, com’era lecito attendersi, la cosa ha già fatto letteralmente rizzare i capelli in testa ai congressmen di Washington. E non solo ai repubblicani. Così dopo l'annuncio di Morales, una delegazione di cinque parlamentari Usa, guidata dal deputato democratico di New York, Eliot Engel, si è precipitata in fretta e furia a La Paz per testimoniare tutta la preoccupazione statunitense nei confronti della nuova partnership televisiva iraniano-boliviana.
Oltre ai timori, gli esponenti del Congresso hanno anche allertato Morales che se la tv dovesse davvero iniziare a trasmettere, «sarà molto complicato estendere per altri due anni la legge preferenziale sulle tariffe e i dazi doganali come richiesto dalla Bolivia», una normativa che garantirebbe al paese andino interessanti agevolazioni economiche. Una sorta di ricatto commerciale che ha fatto infuriare Morales e il suo ministro degli Esteri David Choquehuanca, e che secondo fonti del governo boliviano, rischia di sortire l’effetto contrario, portando a un’accelerazione ulteriore del processo di lancio della televisione.
Di certo c'è che il canale di Morales e Ahmadinejad ricorda molto, nel modo in cui è stato annunciato, Telesur, la televisione creata per volontà del presidente venezuelano Hugo Rafael Chávez Frías «con lo scopo di contrapporsi alla CNN e alla sua visione del mondo» e «per cominciare a produrre informazioni dal Sud del mondo per il Sud del mondo». E lo stesso Chavez non sembra estraneo all'avvicinamento mediatico tra ayatollah e cocaleros, dati i rapporti molto stretti di Caracas con Teheran. Non a caso proprio alla vigilia dell'annuncio di Morales il presidente venezuelano ha definito la regione che ospiterà la nuova Tv, quella tropicale di Cochabamba, «l'epicentro di una nuova rivoluzione democratica». Di tutt'altro avviso, invece, il leader della piccola comunità ebraica di Caracas, Abraham Levy Benshimol, che teme possano estendersi al paese andino «i focolai anti-semiti già presenti oggi in alcuni programmi televisivi dei canali statali venezuelani». Anche per la politologa dell'Università Andina Simón Bolivar, Ximena Costa «il rischio esiste» e l'avvicinamento nel settore televisivo con l’Iran, grande alleato della rivoluzione chavista, rappresenta per La Paz «un costo politico elevato».
Il sospetto che dietro l’avvicinamento di Morales ad Ahmadinejad aleggi l'ombra di Chávez è confermato dal fatto che, prima del settembre 2007, Teheran e La Paz non avevano neanche relazioni di tipo diplomatico mentre adesso, dopo appena sei mesi e pure con la benedizione del presidente venezuelano alla «nuova rivoluzione democratica», hanno deciso addirittura di aprire assieme un canale all news. Una Tv che, per quanto concerne la programmazione - notizie, documentari e dibattiti in diretta - assomiglierà parecchio proprio a quella della venezuelana Telesur. Una Tv il cui nome non è ancora stato scelto anche se i nemici di Morales, ne hanno già suggerito uno: AyatollahSur.

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