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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.02.2008 Nessuno sa dove Obama porterebbe il paese, ma anche McCain mi fa sentire insicura
Alessandra Farkas intervista Cynthia Ozick sulle elezioni presidenziali americane

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 febbraio 2008
Pagina: 15
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: ««Lei perde perché non si atteggia a guru»»
Pubblichiamo, riprendendola dal CORRIERE delle SERA del 21 febbraio 2008, l'intervista di Alessandra Farkas a  Cynthia Ozick, una delle più grandi scrittrici americani, i cui libri ( Lo scialle,  Il Messia
di Stoccolma , Il rabbino pagano, Eredi di un mondo lucente)
sono stati pubblicati anche in italiano.
Voce di grande rilievo culturale,  Cynthia Ozick è un'intellettuale che non è mai scesa a compromessi con i miti del politicamente corretto e con il fondamentale irrazionalismo che li alimenta.

E' dunque particolarmente interessante ascoltare quanto ha da dire sulle prossime elezioni americane, che difficilmente saranno prive di conseguenze sulla situazione mediorentale.

Ecco il testo:


NEW YORK — «Non puoi fermare un movimento religioso come quello di Obama con le argomentazioni logiche e razionali usate dall'ex first lady». Cynthia Ozick, la 79enne autrice di Lo Scialle e Il Messia
di Stoccolma — considerata la voce più alta della letteratura ebraica Usa al femminile — è preoccupata. «Alle primarie ho votato per Hillary. O meglio contro Obama. Che presto chiameremo Mr. President».
Perché non le piace Obama?
«Perché voglio appartenere a una nazione, non a una congregazione. Obama incendia le folle come un santone ad un raduno religioso. Hillary non sa né vuole fare la guru. Lei è un politico, lui pensa come un ministro di culto».
Cosa avrebbe dovuto fare Hillary per fermarlo?
«Non c'era assolutamente nulla che avrebbe potuto fare. Hillary non ha commesso errori. Il problema è che in questo preciso momento della nostra storia, qualcosa nella mente del popolo americano lo rende impermeabile al raziocinio. Lo ripeto: si tratta di un movimento religioso-spirituale guidato da un leader che trascina le masse bianche con salmi gospel. Dove porterà il Paese nessuno lo sa».
Molti hanno paragonato il suo carisma a quello di JFK.
«Obama si rifà piuttosto ai movimenti mormoni che fiorirono in America nel XIX secolo, reclutando adepti sotto enormi tende con promesse salva-anima. Oggi invece delle tende usano microfoni, ma l'emotività è altrettanto accecante».
Meglio Hillary allora?
«Chiunque sarebbe meglio di Obama. Che uno sia d'accordo o meno con lei, le sue sono argomentazioni politiche, chiare e concrete. Soprattutto in politica estera».
A cosa si riferisce?
«All'insistenza di Obama a dialogare con l'Iran, grave e pericolosa. Perché se nel XX secolo abbiamo avuto due terribili tirannie, nazismo e comunismo, oggi abbiamo il jihadismo, ancora più pericoloso perché votato ad annichilire l'Occidente. Obama si rifiuta di prenderne atto e i suoi consiglieri di politica estera non potevano essere peggiori: da Zbigniew Brzezinski a Susan Rice».
Però l'uomo che l'ha trasformato in una star, David Axelrod, è ebreo.
«Axelrod è un professionista, un asso della politica. Ha contribuito a diffondere la percezione erronea secondo cui Obama è un liberal acqua e sapone. In realtà è sinistra estrema. Da sempre».
Che cosa glielo fa pensare?
«La sua carriera al Senato, dove ha votato sempre come un oltranzista. Il fatto che si rifiuti di ripudiare il suo amico Jeremiah Wright, il pastore che premiò il famigerato Louis Farrakhan ed è l'equivalente nero di un razzista bianco. Quando studiava alla Columbia University, Obama andava ad Harlem per applaudire i rally antisemiti di Jesse Jackson».
Insomma, a novembre per chi voterà?
«Non per Hillary, perché non credo nel welfare state. Ma anche McCain mi fa sentire insicura quando dice di volere Condi Rice come vicepresidente e James Baker come inviato in Israele. Ho sempre votato democratico, eppure non mi sono mai sentita tanto orfana di candidati come adesso».

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