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Informazione Corretta Rassegna Stampa
20.02.2008 Curzio Malaparte: “ La Migliore Penna del Fascismo”?
un articolo di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 20 febbraio 2008
Pagina: 1
Autore: Piera Prister Bracaglia Morante
Titolo: «Curzio Malaparte: “ La Migliore Penna del Fascismo”?»

Oggi come ieri, ecco come si demolisce il mito di molti ”intellettuali” opportunisti, al soldo del padrone che lautamente li paga! Come ieri Malaparte, asservito al regime nazi-fascista, scriveva per il Corriere della Sera, oggi molti “intellettuali” scrivono contro i paesi democratici, a favore dei regimi assassini, fanatici e fondamentalisti, stravolgendo la verita’storica.

Dopo molti anni, ritorna alla ribalta della cronaca letteraria e della storia, Curzio Malaparte, che Piero Gobetti ebbe a definire” la migliore penna del fascismo italiano”. Lo studioso americano Alan Clarles Kors, esperto di Fanatismo” e professore di Storia - University of Pennsylvania- ha selezionato i cinque libri migliori, scritti sul fanatismo, Malaparte e’ collocato in terza posizione come autore di Kaputt –Dutton 1946-  nella pagina dei libri del -The Wall Street Journal- di gennaio, 2008, con poche righe di presentazione. Anche su “La Stampa” abbiamo letto un articolo recente di Igor Man sullo scrittore italiano e giornalista del “Il Corriere della Sera”.

Toscano di Prato, amante del lusso e del bel mondo, un esteta narcisista ed estetizzante, appassionato delle Lettere, raggiunse facilmente la fama di grande scrittore e giornalista come corrispondente di guerra per “Il Corriere della Sera” e per i suoi libri che gli Italiani lessero avidamente, subito dopo la guerra, ”Kaputt”, “La Pelle” e “Maledetti Toscani”. Scrittore controverso, passo’dal fascismo dell’era fascista alla metamorfosi del comunismo dell’era postbellica, da posizioni nichilistiche a quelle cattoliche quando oramai era divorato dalla malattia ai polmoni e prossimo alla morte. Anche lui, come i testimoni oculari sopravvissuti all’Olocausto, fu testimone dell’orrore di quel che accadde al confine tra la Romania e l’Ucraina nel 1941 quando Hitler decise l’invasione dell’Unione Sovietica, con ”L’Operazione Barbarossa”

Lo troviamo corrispondente per “Il  Corriere della Sera”sul quel fronte dove vennero perpetrati due terribili eccidi, l’eccidio di Iasi e l’eccidio di Cernauti in Romania  al confine con l’Ucraina che segnarono l’inizio dell’invasione nazista dell’URSS.

La notte del 25 giugno 1941 a Iasi, fu radunata tutta la popolazione rumena di origine ebraica abitante lungo la linea di frontiera, fu l’inizio di un pogrom che duro’ fino al 6 luglio, a cui prese parte anche la polizia del dittatore rumeno Antonescu: 6500 vennero passati per le armi e 4400 furono fatti salire ammassati sui treni e sui carri bestiame, senza destinazione, senza acqua e senza cibo. Molti di loro morirono di sete e di disidratazione e i loro corpi vennero gettati fuori, giu’ per la scarpata e saccheggiati dei loro abiti e  delle loro scarpe dalla gente del luogo.....

Certo la  prosa di Curzio Malaparte in “ Kaputt” e’ ad effetto e ha la capacita’ di comunicare l’orrore, salvo che il disgusto e la repulsione generata da azioni cosi’disumane dovrebbero fare inceppare anche la piu’ abile penna, di fronte alle quali anche la lingua dovrebbe venir meno, per pudore. Altri grandi scrittori e poeti scelsero la via dell’esilio o preferirono appendere le loro cetre. ”Chi potrebbe mai  dicer del sangue e delle piaghe...ch’io vidi..ogne lingua per certo verrebbe meno...” (

Dante-Inferno- XXVIII vv.1-4)

C’e’ invece in Malaparte un gusto estetico morboso che e’sovrano anche quando una maggiore scarnezza espressiva sarebbe stata necessaria di fronte ad uno scenario di malvagita’ e di morte. Ma non e’soltanto una questione di stile, il fatto e’ che da parte sua, non ci sia stato uno sconvolgimento dell’anima e della mente, alla vista dell’accanimento del male, nessuna pieta’ per le vittime e nessuna difesa dei deboli in cui invece vedeva un “pericolo sociale” C’era uno iato in lui, tra una grande abilita’ letteraria cui non corrispondeva  il coraggio morale dell’uomo di dissociarsi dalla profanita’ di quelle azioni. Fu un intellettuale cortigiano che aveva sempre banchettato alla tavola imbandita dei potenti, al soldo dei piu’ abietti regimi del Male. Il mercimonio che stipulo’ con il Maligno, per opportunismo con chi lo stipendiava, emerge dalle righe di quell’articolo scritto per “Il Corriere della Sera” il 5 luglio 1941: ”Basta spingersi nei quartieri poveri di Jassy (in Tedesco) per rendersi conto del pericolo sociale che rappresenta l’enorme massa del proletariato giudaico. E’ infatti dai miseri tuguri di quei quartieri che sono partite le prime fucilate contro i soldati”.

Scrivendo quel resoconto oculare per il Corriere, Malaparte s’era schierato dalla parte degli aguzzini nazifascisti e aveva assunto la connotazione di un intellettuale asservito al potere a tal punto da fornire cinicamente ai lettori italiani, la giustificazione dell’eccidio antisemita di quella popolazione doppiamente odiata perche’ ebrea e proletaria, facendolo passare per rappresaglia contro migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini perche’ rei di insurrezione, ma in realta’vittime sacrificali del fanatismo e capri espiatori di colpe pretestuose.

Piera Prister Bracaglia Morante


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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