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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Travis Holland Storia di un archivista 18/02/2008

Storia di un archivista                                         Travis Holland

 

 

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Si svolge in Russia negli anni Trenta, il sorprendente esordio dell’americano Travis Holland, e ripara con la fantasia romanzesca un delitto storico e letterario: l’arresto per spionaggio, il processo sommario e la morte di Isaac Babel, l’autore formidabile dell’Armata a Cavallo, e soprattutto la confisca e distruzione da parte dell’Nkvd (il Kgb dei tempi staliniani) dei suoi manoscritti sull’era del terrore. Nel romanzo di Holland un archivista ed ex accademico, Pavel Dubrov, quei fogli decide di salvarli, e nel racconto dei suoi incontri e scontri con Babel interrogato in prigionia si riscrive anche la storia delle purghe staliniane.

 

 

Perché ha scelto di scrivere su un dissidente ebreo russo ai tempi di Stalin?

 

 

“Tutto è cominciato per caso, e proprio dalla volontà di rendergli omaggio. Mi sono imbattuto comprando un libro di seconda mano nella sua breve storia Di Grasso, e sono rimasto folgorato. Era una storia splendida! Quando ho appreso, leggendo la sua biografia, che era scomparso in un campo di detenzione e che i suoi scritti erano spariti, ho deciso di concedergli l’ultima parola che non aveva mai potuto avere in vita”.

 

 

Come autore, lei è emotivamente molto vicino al personaggio Babel: questo non condiziona troppo il romanzo?

 

 

“Al contrario, credo che la vicinanza a Babel mi abbia permesso di ritrarlo onestamente. Dell’archivista Pavel invece ho fatto l’unico testimone della sofferenza dello scrittore. Per questo decide di salvare i manoscritti”.

 

 

Si può riscrivere la storia nella finzione letteraria?

 

 

“Dipende dal libro. Prendiamo “Il complotto contro l’America” di Philip Roth o “Fatherland” di Robert Harris: entrambi riescono a farlo in modo straordinario”

 

 

Perché si interessa alla Russia?

 

 

“Tra gli anni della Rivoluzione e gli anni Trenta moltissimi individui in Russia decisero di agire per dare un volto nuovo non soltanto al loro Paese, ma al resto del mondo. In questo senso ci riguarda da vicino. Non posso sapere fino a che punto la popolazione credesse davvero agli ideali di Lenin, Trotsky e Stalin, ma Isaac Babel credeva nella rivoluzione e si rese presto conto del lato più oscuro dello stalinismo”.

 

 

Come vede la Russia del futuro?

 

 

“Be’, finchè la Russia avrà il petrolio, avrà anche potere e peso politico sulla scena mondiale. E’ incredibile come il Paese sia cambiato: oggi ci sono più miliardari a Mosca che a New York, anche se la maggioranza della popolazione vive in ristrettezze”.

 

 

Crede possibile un’evoluzione democratica?

 

 

Sì, pensi a persone che hanno messo a repentaglio la propria vita per la democrazia come Sacharov, Anna Politkovskaya, più recentemente Garry Kasparov. Dietro ciascuno di loro ci sono decine di migliaia di persone, gente comune che continua a lottare”.

 

 

 

 

La Repubblica delle Donne


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