Dal GIORNALE di oggi, 16/02/2008, a pag.15, con il titolo "L'Olanda si arrende ai musulmani", la cronaca di Maria Cristina Giongo e l'analisi di Giordano Bruno Guerri dal titolo " Submission,il tramonto dell'Occidente".
Ecco la cronaca di Maria Cristina Giongo:
«Ho visto dimostrare una grande intolleranza per difendere la tolleranza», scrisse due secoli fa il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge. È quello che sta accadendo in Olanda, il Paese più tollerante del mondo, tanto da dare fastidio anche a qualche democratico sincero e aperto di idee. Droghe leggere vendute in negozi appositi, prostituzione libera e esibita, apertura a temi come il matrimonio gay e l'eutanasia, che ancora spaccano le coscienze in buona parte dell'Occidente evoluto. Non stupisce quindi che proprio l'Olanda sia stata massimamente tollerante verso l'immigrazione musulmana, anche perché – per via delle colonie – parte dei suoi cittadini è di religione islamica.
La tolleranza olandese è proseguita anche dopo l'omicidio di Theo van Gogh, macellato in strada a causa del film Submission (islam significa appunto “sottomissione”, in arabo). Ma quando la tolleranza finisce di essere quel valore che l'Occidente difende e deve continuare a difendere? Quando diventa a sua volta sottomissione? Lo diventa quando uno Stato non è più in grado di difendere i propri cittadini dall'arroganza, dalla violenza, dall'ottusità dei fanatici. L'Olanda, purtroppo, ha cessato di essere tollerante – per diventare sottomessa – quando ha rinunciato a difendere Ayaan Hirsi Ali, deputato e sceneggiatrice di Submission, che ha dovuto trasferirsi negli Stati Uniti per non fare la fine del suo regista: e il governo olandese ha avuto facile (e ipocrita) gioco nel sostenere che non poteva proteggere un cittadino residente all'estero.
Il caso che si sta annunciando per il film sul Corano di Geert Wilders è ancora più grave. Wilders, capo di un partito di destra, può non piacere per le sue posizioni radicali. Però rappresenta legittimamente nel Parlamento olandese un gruppo non indifferente di cittadini. E ha, più degli altri cittadini, il diritto-dovere di poter esprimere le proprie idee. Chi non le condivide può obiettare che non tutto l'Islam è un pericolo per il mondo, che “soltanto” l'estremismo musulmano è equiparabile ai totalitarismi nazista e comunista, ma Wilders deve poterlo dire - come farà - in un film sul Corano: senza che il ministro degli Esteri olandese si senta in dovere di comunicare che il governo non potrà assicurargli la protezione necessaria. Questa non è più tolleranza, bensì intolleranza a rovescio e, appunto, sottomissione. Sottomissione a chi ritiene legittimo usare la violenza per affermare o difendere la propria religione, a un male storico che credevamo di avere sradicato da secoli dal nostro continente, e che tragicamente ritorna sotto le vesti di una religione estranea all'Europa, e dalla quale l'Europa si è sempre dovuta difendere.
Quando, per un presunto spirito di tolleranza, si finisce per accettare la violenza prevaricatrice, si infrange il patto principale che lega Stato e cittadini, il principio della libertà di espressione, la stessa base della democrazia. Passando dalla tolleranza alla paura, si mina alla base l'intero sistema in cui viviamo, come sta avvenendo nella democraticissima Olanda, dove la sana tolleranza si è cancrizzata in un morbo.
e l'analisi di Giordano Bruno Guerri:
Paura, rabbia e sgomento in Olanda per l'annunciato film sul Corano del leader del Partito della libertà (Pvv) Geert Wilders, che verrà trasmesso su internet fra qualche settimana.
Il governo olandese di centrosinistra ha fatto di tutto per ostacolare la realizzazione della pellicola, il cui titolo è “Fitna”, una parola che in arabo ha diversi significati tra cui “forza del male”. Le organizzazioni islamiche, in particolare quella marocchina (la Lbm, che conta 225 rappresentanti in tutto il Paese), stanno preparando una grande manifestazione di protesta. Gli imam hanno deciso di lasciare aperte le moschee il giorno di uscita del filmato e hanno indetto una giornata di preghiera contro «l'eretico maledetto» che ha proclamato guerra all'islam.
Su YouTube sono stati diffusi due agghiaccianti video. Nel primo appare una controfigura del parlamentare olandese, alle spalle del quale un uomo fa il gesto di decapitarlo e una voce fuori campo elenca i capi d'imputazione. Nel secondo si vede un manichino con le sembianze del deputato: gli sparano tre colpi alla testa.
Il Parlamento iraniano ha chiesto a quello olandese di impedire la diffusione di “Fitna”. Il ministro degli Esteri dell’Aia, Marcel Verhagen ha appena assicurato al suo collega siriano che il suo governo si dissocia dall'argomento trattato nel film e che se Wilders lo metterà in rete è probabile che il parlamentare dovrà abbandonare l'Olanda perché non sarà più possibile proteggerlo. Indignata la reazione di Wilders: «Tutto questo in una nazione come l'Olanda che si professa democratica e tollerante. Ma tollerante verso chi? Sapete che cosa vi dico? Che chi governa l'Olanda non è il governo Balkenende, ma la paura per l'islam. Il primo ministro Jan Peter Balkenende (cristiano-democratico, ndr) è un vigliacco, che teme di affrontare il problema e che nasconde la testa nella sabbia per non vedere il problema».
«Nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi» è una tipica espressione olandese del gergo politico per indicare che si fanno le leggi con una mano sugli occhi. Tipo: la droga è proibita, ma si può vendere nei coffeshop: poi, se ne viene venduta troppa si fa finta di non vedere... L'eutanasia è proibita, ma in certi casi (molti) è permessa... La pedofilia è proibita, ma i siti pedofili, anche se perseguiti, non vengono oscurati. Insomma: si fa la legge e poi ci si gira dall'altra parte.
«Il governo - afferma Wilders in un'intervista al quotidiano Volkskrant - con questa sua assurda reazione di panico al mio film non fa altro che confermare la mia teoria secondo cui l'islam non è paragonabile al cristianesimo, che è una religione, ma a un'unica ideologia e che va affrontata come tale. Io sono un vero democratico e voglio poter usare gli strumenti democratici come mezzo di espressione. Ecco perché diffonderò il mio film in ogni caso. Se poi qualcuno reagirà con la guerra e la violenza non sarà certo per colpa mia».
Wilders racconta il suo «prima di tutto si tratta di un cortometraggio imperniato sul Corano, di cui analizzo alcuni versi, servendomi anche di immagini, per dimostrarne la pericolosità. Ci sarà anche uno spezzone tratto da un programma della tv palestinese in cui un imam dice ai suoi seguaci: “Tempo fa grazie ad Allah abbiamo governato il mondo. Presto arriverà il momento in cui lo domineremo”. Non posso aggiungere altro. So benissimo che rischio la fatwa, una condanna a morte islamica legalizzata: ricevo ogni giorno centinaia di minacce».
Ma allora perché rischiare tanto, non ha paura di morire? «Certo - ci dice Wilders - che ho paura di morire. Non sono un eroe. Sono soltanto un uomo che ama il proprio Paese, il quale sta perdendo la sua identità. Per fortuna - aggiunge il leader del Pvv - ho l'appoggio di molti elettori. Purtroppo non quello del mio governo. Anche Ayaan Hirsi Ali ha dovuto lasciare l'Olanda dopo il film Submission e poi il nostro governo se ne è lavato le mani. Oggi è costretta a vivere negli Stati Uniti, senza scorta, perché in Olanda non vogliono più proteggerla. Eravamo tutti e due nella lista nera trovata dopo la morte del regista di Submission, Theo van Gogh, assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre 2004, come un bestia da macello. Da quel momento è cominciato l'inferno anche per me. Sono stato costretto a nascondermi, a trascorrere con mia moglie mesi e mesi in una cella di pochi metri quadrati, da dove non potevamo uscire, ricevere telefonate, visite. E tutto questo soltanto per aver detto che l'Olanda si stava islamizzando».Sì, ma lei ha anche affermato che il Corano andrebbe proibito, che è un libro nazista. «Infatti vivo ancora sotto scorta. Ma non rinnego le mie idee. Io ce l'ho solo con gli estremisti islamici, non con i musulmani in generale. Questo deve essere ben chiaro. Il film si chiama “Fitna” perché intendo dire che chi semina il male è un assassino, un criminale. Ho pensato quindi di usare questa parola come uno specchio. E indica altrettanto bene che cosa è l'islam: un altro pericolo per la democrazia dopo il nazismo e il comunismo. Non dirò mai chi mi ha aiutato a realizzarlo, perché non voglio che queste persone rischino la vita. Io sono il solo responsabile. Pertanto solo io me ne assumo la responsabilità. Non per niente il mio partito si chiama il Partito della libertà, un valore per cui vale la pena di lottare».
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