Sul boicottaggio antisraeliano della Fiera del libro 14/02/2008
Al Direttore del Gazzettino Ho letto l’intervento di Ivo Rossi pubblicato sulle pagine del suo giornale martedì 12 febbraio in relazione al proposto boicottaggio della Fiera del Libro di Torino per la sua decisione di accogliere Israele come paese ospite e desidero esprimere pubblicamente il mio pieno e deciso sostegno alle posizioni che in esso si trovano espresse. Non si tratta solo in questo caso di difendere la libertà di parola e di espressione del pensiero (libertà che l’Università di Padova dentro la quale lavoro ha giustamente garantito anche a un personaggio perlomeno ambiguo come Tarik Ramadan). Non è probabilmente questo quello che viene messo in discussione dai sostenitori del boicottaggio. Si tratta del diritto stesso di Israele di esserci.Non capita raramente sui muri della nostra città e della nostra Università di leggere scritte ingiuriose verso Israele. E non molto tempo fa di volantini e slogan orribili verso il popolo di Israele sono stati imbrattati i muri di alcune strade, di quelle che conducono alla Sinagoga, in particolare. Attacchi certo sempre condannati, ma accompagnati talvolta negli sguardi, anche nostri, da una qualche forma di orribile indulgenza tutta fondata sulla distinzione fra la questione ebraica e la questione israeliana. Una distinzione, io credo, che può essere sostenuta, solo nel momento in cui si sia consapevoli di ciò che Israele rappresenta non solo ovviamente per il popolo ebraico, ma anche per un’Europa dentro la quale il popolo ebraico ha trovato il suo più agghiacciante destino.In questo senso, condividendo l’intervento di Ivo Rossi, aggiungo che ritengo persino ipocrita o addirittura offensivo dover edulcorare la presenza di Israele alla Fiera del Libro, come taluni hanno proposto, con un invito ufficiale ad altri che dovrebbero bilanciare in questo modo una presenza sgradita.