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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Pietro Borromeo Il giusto che inventò il morbo di K 13/02/2008

Il giusto che inventò il morbo di K                 Pietro Borromeo

 

Fermento                                                          Euro 4,90

 

 

Roma 1943, 1944. Sono gli anni bui delle frittate di Ovolina, della scomparsa delle banane e dei sorrisi; del Duce che veglia sugli italiani dal sillabario delle elementari; dei cappotti improvvisati dei nostri soldati (“senz’orlo?” ho chiesto alla mia bambinaia. “Non c’è stato tempo”); dei raid aerei; delle denunce, dei rastrellamenti. Un’epoca di vili. Ma anche di Giusti, con la G maiuscola. Quelli che, secondo una tradizione talmudica, fanno sussistere il mondo grazie alle loro azioni. Come il sacrificio di Salvo d’Acquisto. La strenua resistenza di Porta San Paolo. Il coraggio del generale Lordi, torturato a morte perché “cantasse”. E il morbo di K: malattia paradossale e miracolosa, che guarisce proprio quelli che condanna a morte.

 

E’ il padre dell’autore, il medico Giovanni Borromeo, a “scoprirla” nel ’43. Cattolico e liberale, all’allora primario del Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina non era sfuggito l’andazzo generale: “Il fascismo – diceva – finirà come le emorroidi, in un lago di sangue e di merda”. Fedele al giuramento di Ippocrate, il professore non tesserato comincia allora, complice l’amico Fra’ Maurizio, a ricoverare ebrei, polacchi, oppositori del regime: tutti affetti dal morbo di K. Una sindrome contagiosissima quanto immaginaria che, con malcelato humor nero e senso dello sfottò, prende il nome dai due “untori” tedeschi che avevano sparso l’infezione nella capitale: il Feldmaresciallo Kesselring e il colonnello delle Ss Kappler.

 

Lo strano ospedale, che negli scantinati cela anche una ricetrasmittente “in linea” con i partigiani, insospettisce le Ss. In un blitz si presentano con ufficiale medico al seguito. Ma di fronte agli esiti permanenti e pandemici descritti dalle finte cartelle cliniche, se la danno tutti a gambe senza neanche dare un’occhiata ai malati. Ha salvato tante vite la fantascienza donchisciottesca (e non solo questa) di Giovanni Borromeo. Per Israele è un Giusto fra le Nazioni. Lui diceva: “ E’ soltanto il mio dovere”.

 

 

Francesca Bertani

 

Il Sole 24 Ore

 


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