L'Iran prepara l'atomica il monito di Olmert in Germania
Testata: La Stampa Data: 13 febbraio 2008 Pagina: 14 Autore: Francesca Paci Titolo: «Olmert a Merkel L'Iran prepara l'arma aromica»
Da La STAMPA del 13 febbraio 2008 una cronaca sostanzialmente corretta di Francesca Paci (ma gli agenti dei servizi segreti israeliani diventano "gli 007 di Tel Aviv" ):
Dopo due giorni di colloqui il premier israeliano Ehud Olmert si congeda dalla collega tedesca Angela Merkel con un ammonimento: «Siamo certi che l'Iran sia impegnato seriamente, in parte in modo clandestino, nell'acquisizione di capacità nucleari non convenzionali, incluso lo sviluppo di missili balistici a lungo raggio e testate in grado di arrivare fino all'Europa». La Germania è avvertita: secondo gli 007 di Tel Aviv la Repubblica degli ayatollah lavora intensamente e senza tregua all'atomica. Nulla modificherà la convinzione israeliana e la determinazione a difendersi a qualunque costo: non c'è riuscito neppure l'ultimo controverso rapporto d'intelligence degli amici americani che ipotizzava una sospensione del programma nel 2003. Le parole di Olmert sono dirette a Teheran, ma rimbombano nelle piazze di Berlino invase dai dissidenti iraniani che, in queste ore, protestano contro l'imminente tournée iraniana del Berliner Ensemble, la compagnia teatrale fondata da Bertolt Brecht, poeta raffinato, comunista radicale, intellettuale inquieto, il maggior drammaturgo tedesco del XX secolo. La Germania è un Paese che Israele ricorda con rabbia e quello del premier israeliano è anche un viaggio nella memoria, il peso del passato, l'amicizia presente, l'incognita del futuro. Il Cancelliere Angela Merkel si dice sensibile alle difficoltà israeliane. «Nessuna persona ragionevole resterebbe indifferente al bisogno di uno Stato di difendere i propri cittadini» ripete più volte a Olmert, parlando della cittadina di Sderot, bersagliata dai razzi lanciati dai miliziani di Hamas e della Jihad Islamica. Ma una cosa è Gaza, la minaccia del fondamentalismo islamico locale, l'eterna, apparentemente irrisolvibile, questione palestinese. Altra è l'Iran, dove la Germania colloca il 13,11% dell'export e «mantiene» i due terzi dell'industria pesante con software d'ingegneria e pezzi di ricambio. Diecimila posti di lavoro tedeschi dipendono dal business con il regime di Teheran e 12 mila imprese investono ogni giorno capitali e destini. Israele vorrebbe più d'un attestato di amicizia. Olmert ha chiesto più d'una condanna del programma nucleare iraniano, ufficialmente finalizzato a fini pacifici. Lady Merkel dovrebbe adottare una linea più dura nei confronti dell'Iran e sostenere nuove sanzioni diplomatiche ed economiche per indurre il governo del presidente Ahmadinejad a cessare il piano di arricchimento dell'uranio. Questo almeno il desiderio israeliano e lo scopo ultimo della visita di Olmert. Il mese scorso la Germania aveva aderito alla proposta dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per una nuova risoluzione contro Teheran, ma i livelli di rating e gli investimenti erano rimasi gli stessi del 2004, come se in mezzo non ci fossero un paio di sanzioni internazionali e parecchie ammonizioni. Stavolta la Merkel farà sul serio? Olmert torna a casa con un mucchio di belle parole e qualche accordo per la fornitura di sommergibili convenzionali tedeschi, indispensabili alla marina israeliana anche nell'eventualità di un attacco iraniano
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