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Due lettere sulla posizione di Giorgio Israel circa la preghiera per la conversione degli ebrei 11/02/2008

Il rabbino Giuseppe Laras, così come gli altri rabbini, esprimono il loro dissenso e preoccupazione (all’attuale preghiera della liturgia del venerdì santo) da un punto di vista di conoscenza teologica e storica di cui Giorgio Israel non sembra tenere alcun conto. Il rabbino Laras lamenta il cambiamento della formula che va nella tradizione antigiudaica secolare della Chiesa, ignorando il Concilio Vaticano II e l’apertura al dialogo cattolico-ebraico che ne è stata positiva per quanto  non facile conquista. Non si ignora che correnti della stessa Chiesa sono stati apertamente anticonciliari e parte del cristianesimo (comprese alcune sue importanti correnti) si sono rivelate ostili. Se vogliamo fare un esempio plateale, basterebbe ricordare l’intera questione concernente il film di Mel Gibson, attore-regista che appartiene alla chiesa del più esacerbato contrasto con il Concilio Vaticano II e che manifesta e propaganda la certezza sulla colpa ebraica del deicidio. Se ben si ricorda, The Passion fu acclamato dai paesi arabi ed islamici dove fu proiettato con successo e sicuramente senza i tagli e cambiamenti antistorici che furono voluti di comune assenso dall’ebraismo e dalle Chiese. Accettare oggi supinamente questo ritorno ai tradizionali schemi antigiudaici, significa aprire un baratro tra ebraismo e le altre due religioni monoteiste. L’islam – vigente nei paesi dove insegnano l’odio per l’ebreo – cerca (da 8 anni ben più consistentemente) di annullare ogni radice ebraica in quel di Israele, negando addirittura l’esistenza storica e residua dei due Templi di Gerusalemme. Una buona parte della società europea soffre di un malsano orientalismo ideologico, in cui la matrice antisemita è fortemente radicata, e non chiede di meglio che emarginare l’ebreo soprattutto se sostenitore di Israele. Le locuzioni scelte da papa Ratzinger, possono apparire non dannose forse solo per i cristiani che posseggono una edotta conoscenza teologica, ma come verranno interpretate dalle masse dei fedeli e soprattutto dai militanti della fede che appartengono a varie organizzazioni islamiche o filoarabe? Per questo e per tutte le ragioni che veicolano l’odio contro l’ebreo alias contro Israele, non posso non rimanere sgomenta dalla critica pubblica di Giorgio Israel al rabbino Laras che presiede e rappresenta il Tribunale rabbinico e, pertanto, i rabbini in Italia. Non erano in causa la debolezza o la forza di una fede. Ma il ritorno ad una liturgia antigiudaica che sembra premiare soprattutto i nemici degli ebrei e di Israele. Né era in causa la libera critica della Chiesa quando considera un errore degli ebrei il non aver accettato la divinità di Gesù. Questa critica non è mai venuta meno ed è accettabile dal punto di vista del cristianesimo. A sua volta, anche l’islam rimprovera al cristianesimo di non aver accettato il Profeta e quella che decreta essere l’ultima rivelazione. Se non andiamo incontro allo scontro di civiltà, temo che stiamo scivolando in una nuova guerra di religione. Con gli ebrei a farne le spese come da tradizione. Alle volte contano i tempi delle scelte: sono le reazioni ad essere più nocive delle cause. E il vivaio per le reazioni non poteva essere più prolifico.
Danielle Sussman

Una lettera inviata al CORRIERE:

"Caro direttore,

 come ebreo e libero pensatore sono al 100% d'accordo con Giorgio Israel e in totale disaccordo con Rav Laras e Rav Riccardo Di Segni, anche se li conosco e li stimo entrambi. Non possiamo  impedire impedire ai cattolici di augurarsi la nostra conversione. Io in particolare non intendo nè battezzarmi nè riconoscere la divinità di Gesù, ma non mi scandalizzo se qualcuno prega perchè ciò avvenga. E poi altrimenti ....   quante delle nostra preghiere dovrebbero essere cambiate? Quanti rabbini sono disposti a farlo?
  Shalom Alechem e Pax Vobiscum
  Enrico Richetti - Vicenza "


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