I capi di Hamas perseguitati dai cattivi israeliani che pretendono di difendersi
Testata: Il Manifesto Data: 12 febbraio 2008 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Hamas in cantina per sfuggire ai raid»
Gli "estremisti" israeliani considerano "ogni palestinese implicato direttamente o indirettamente in tentativi di uccidere nostri cittadini " un obiettivo legittimo. Sembrerebbe un altro modo di formualare il principio della legittima difesa, ma Il MANIFESTO , per il quale il terrorismo indiscriminato di Hamas, lo trova invece scandaloso.
Ecco l'articolo di Michele Giorgio, sulla difficile situazione dei capi di Hamas, perseguitati dagli israeliani, che rifiutano di lasciarsi uccidere:
Si nascondevano già da settimane, da quando Israele ha intensificato i suoi raid militari ed è ripreso a pieno ritmo il lancio dei razzi artigianali da Gaza. Ma ora per i leader di Hamas è allarme rosso. La minaccia di ucciderli lanciata da Israele non è mai stata così concreta come in questo momento e il premier del movimento islamico, Ismail Haniyeh, ha fatto perdere le sue tracce. «È sceso in un bunker sotto terra e solo alcune sue guardie del corpo conoscono il nascondiglio», ha riferito ieri al Quds al Arabi di Londra, spiegando che «sono state attuate nuove misure di sicurezza per proteggere i movimenti e i luoghi frequentati dai leader di Hamas». Nel mirino degli israeliani ci sarebbero Mahmud Zahar (due dei suoi figli sono già stati uccisi) e Said Siyam, ritenuti da Tel Aviv l'anello di congiunzione tra la direzione politica di Hamas ed «Ezzedin al Qassam», il braccio militare del movimento islamico. Hamas durante questa seconda Intifada ha già visto uccidere alcuni dei suoi fondatori e capi militari - tra cui il leader spirituale Ahmed Yassin e il suo successore Abdel Aziz Rantisi - e così non è rimasto in silenzio di fronte alla minaccia. Attraverso il suo portavoce, Sami Abu Zuhri, ha avvertito che le intimidazioni «non fanno paura né ad Hamas né al popolo palestinese». Israele deve sapere, ha aggiunto Abu Zuhri, che «pagherà a carissimo prezzo» ogni tentativo di uccidere i dirigenti islamici. Una ulteriore escalation è però nell'aria. Sotto la pressione degli abitanti di Sderot che chiedono una offensiva devastante contro Gaza per fermare i lanci di razzi, il ministro della difesa Ehud Barak ha ordinato alle forze armate di mettere a punto i preparativi per una vasta operazione militare. Riferendo ieri della situazione alla Commissione esteri e difesa della Knesset, Barak ha sottolineato che «i raid dell'esercito vanno avanti notte e giorno e saranno ampliati». Una linea dura che tuttavia non soddisfa le ali più estreme dell'esecutivo. Il ministro dell'interno Meir Shitrit ha chiesto addirittura la distruzione di interi quartieri di Gaza. Voce che però hanno trovato sostegno anche nel vice premier Haim Ramon. L'ex «colomba» laburista, passato a Kadima, ha affermato con tono perentorio che «ogni palestinese implicato direttamente o indirettamente in tentativi di uccidere nostri cittadini è per noi un obiettivo». Ramon più di tutto ha detto che i negoziati in corso con i palestinesi porteranno entro il 2008 alla conclusione solo di un «accordo di principi». Parole che hanno dato maggior peso allo scetticismo del premier palestinese Salam Fayyad che la scorsa settimana aveva constatato con amarezza che la colonizzazione israeliana della Cisgiordania e il mancato avvio di una trattativa vera, fanno escludere l'accordo di pace entro il 2008 di cui aveva parlato George Bush ad Annapolis. «Questa dichiarazione - ha spiegato Ramon - dovrà affrontare anche la controversia su Gerusalemme ma non dovrà scendere a un livello di dettaglio tale da stabilire ciò che succederà nella Città Vecchia».
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