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L’antisemitismo che ritorna
di Pino Agnetti
Che nessuno venga a parlarci di una ragazzata. Di un fatto sgradevole ma isolato. O, peggio ancora, di una iniziativa magari discutibile e, tuttavia, in qualche maniera classificabile sotto la voce “libertà d’opinione”. La “lista della vergogna” con i nomi di 162 docenti universitari ebrei diffusa su Internet altro non è che un’infamia. Un crimine disgustoso da perseguire immediatamente con l’identificazione dei responsabili e con il loro pronto arresto (dato che siamo in presenza di un reato tipicamente “reiterabile”), in attesa che sia un’aula di giustizia a giudicarli secondo la legge. Ma, soprattutto, si inserisce in un crescendo inquietante di eventi tutti all’insegna della più becera e odiosa propaganda antisemita e antiebraica su cui sarebbe folle, oltre che moralmente inaccettabile, tacere. Perché non si può e non si deve tacere, quando da settimane si moltiplicano gli appelli a boicottare la presenza di Israele, quale ospite ufficiale, alla prossima Fiera del Libro di Torino. Non si può e non si deve tacere quando, tanto per preparare il terreno a chissà quali ignobili gazzarre, il palazzo che ospiterà la grande kermesse culturale torinese viene ricoperto di striscioni e di insulti in puro stile Hamas ed Hezbollah. Non si può e non si deve tacere quando il professor Gianni Vattimo, fra i più accesi sostenitori del boicottaggio, se ne va in televisione a raccontare ridacchiando che “Israele sta attuando il genocidio e la pulizia etnica del popolo palestinese”, senza spendere al tempo stesso una sola parola per i civili ebrei bersagliati ogni giorno dai razzi Kassam sparati dalla Striscia di Gaza. Non si può e non si deve tacere quando tutto ciò avviene sventolando la bandiera della “laicità” e del diritto di critica. Guarda caso, gli stessi identici argomenti utilizzati per organizzare prima, e giustificare poi, il “misfatto della Sapienza” di cui è stato recentissima vittima Papa Benedetto XVI°. Così come non sarà certo un caso che la maggioranza dei professori citati ora per nome e cognome nella “black list” antiebraica fatta circolare sul web insegnino proprio nello stesso ateneo romano. A riprova che dietro tutta questa ondata di odio e di intolleranza esistono dei registi nient’affatto occasionali o sprovveduti. Imbevuti, certo, del più vieto armamentario ideologico della sinistra cosiddetta radicale e noglobal. Ma anche perfettamente d’accordo con quanto dichiarato proprio in questi giorni su “Le Monde” dal presidente iraniano Ahmadinejad (“Lo stato di Israele non ha diritto di esistere. Il suo popolo è un popolo inventato e quindi destinato prima o poi a sparire”). La decisione del ministro dell’Interno Amato di disporre degli accertamenti immediati a seguito dell’esposto presentato dalla comunità ebraica di Roma deve essere solo l’inizio, non la fine, della risposta che tutte le istituzioni di questo Paese sono chiamate a dare a questa mostruosa “Schindler’s list” alla rovescia. Per condannare la quale, le parole migliori ed anche più pronte sono venute – nella sua duplice veste di sindaco della capitale e di leader del Pd – da Walter Veltroni: “Le liste di professori ebrei ricordano quelle delle leggi razziste del 1938, quando decine di docenti furono espulsi dall’insegnamento e migliaia di ragazzi esclusi dalle scuole. Ma chiunque voglia ripercorrere la strada dell'antisemitismo si scontrerà con l'opposizione e la ripulsa degli italiani”.
Non abbiamo dubbi che, sulla stessa lunghezza d’onda, si trovi e si ritroverà l’intera classe politica di questo Paese. Tuttavia, visto che oramai siamo già in piena campagna elettorale, non sarebbe male se i programmi dei partiti che ci chiederanno di votarli il 13 e il 14 aprile si aprissero con queste tre semplici ma inequivocabili parole: “Siamo tutti ebrei”.
Pino Agnetti Giornalista e scrittore - Parma |
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