“Bisogna tornare indietro nel tempo a un evento che ha sradicato milioni di esseri umani e ne ha uccisi centinaia di migliaia…”
La fondazione dello stto di Israele come “peccato originale” dell’attuale caos internazionale e del conflitto in Medio Oriente.
Quando Alain Frachon, inviato di “Le monde” a Teheran e intervistatore del presidente della repubblica isalmica dell’Iran Mahmoud Ahmdinejad, ha affrontato la questione dell’appoggio dato dal regime degli ayatollah ai terroristi di hamas e alla impossibilità in queste condizioni di arrivare alla pace tra palestinesi e israeliani, il despota che in questi giorni sta facendo eseguire condanne a morte di decine di oppositori e di giovani, che domandano un’impossibile maggiore libertà a quelle latituidini, finalmente scopre le carte.
Israele per Ahmadinejad non ha diritto a esistere e la risoluzione Onu del 1947 che stabiliva la partizione della Palestina del mandato britannico in due stati, uno per gli ebrei e uno per gli arabi, è poco meno che carta straccia.
“Perché mai il poplo palestinese dovrebbe accettare di essere amputato di una parte del proprio territorio ? – risponde Ahmadinejad alle insistenti contestazioni del giornalista di “Le monde” – Non è mica per il fatto che l’Onu ha riconosciuto Israele che questo conferisce una legittimità a questo riconoscimento. Un popolo falsificato, inventato non può durare; dovrà uscire da quel territorio prima o poi. Non è che qualcosa di falso diventa vero solo perché tutto il mondo lo afferma.”
Così parla dunque Mahmoud Ahmadinejad che solo due giorni fà alla televisione iraniana aveva espresso analoghi concetti: “la sporca entità sionista prima o poi cadrà”.
Alle domande del giornalista sull’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran e sulle incombenti e molto più dure nuove sanzioni che il consiglio di sicurezza dell’Onu sta per varare, Ahmadinejad non si sottrae e rilancia: “noi abbiamo il diritto ad arricchire l’uranio e le sanzioni faranno maturare il popolo, così come è avvenuto dopo la guerra con l’Iraq”.
A proposito delle difficoltà del regime e della mancanza di democrazia, Ahmadinejad ribadisce che “tutti i paesi del mondo hanno difficoltà economiche, anche voi francesi, anche gli americani; quanto al popolo iraniano più che di democrazia ha bisogno di dignità e di purezza”.
Infine un accenno sul ruolo dell’Europa durante il semestre di presidenza francese: “dovrebbe avere un ruolo internazionale più importante dato che ora è quasi inesistente e completamente subordinato alla politica estera americana”.
Commenti sprezzanti, poi, quelli sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: “se saranno vere e libere elezioni lo si vedrà dal fatto che al popolo verrà data la possibilità non di scegliere solo tr due opzioni ma anche quella di cambiare radicalmente la poltica estera americana”.
Nella lunga premessa all’intervista Alain Frachon, che ha realizzato questo scoop insieme a Marie Claude Decamps, racconta tutte le peripezie subite prima di venire ricevuti da Ahmadinejad che non ha voluto rispondere a domande sulle esecuzioni di massa in questi giorni a Teheran e che ha promesso una nuova intervista per affrontare questi temi. Il commento dei giornalisti è stato duro: ci troviamo di fronte a “un bullo mediatico”.
Il mondo intero in realtà crede che più che la categoria dello spirito del “bullismo” per Ahmedinejad possa meglio attagliarsi la definizione di “ Hitler in sedicesimo”.