lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.02.2008 "Impossibile trattare con Hamas"
Davide Frattini intervista Tony Blair

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 febbraio 2008
Pagina: 0
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Tony Blair avverte Hamas: «Impossibili i negoziati se non riconosce due Stati»»
Dal CORRIERE della SERA del 7 febbraio 2008

GERUSALEMME — Le foto alle pareti ritraggono Lawrence d'Arabia con la kefiah bianca e raccontano di un altro britannico sedotto dal Medio Oriente. Anche lui ha dormito in queste stanze. Tony Blair ha requisito un piano dell'hotel American Colony e l'ha trasformato nella sua base a Gerusalemme. L'affitto delle suite-ufficio costa 1,3 milioni di dollari l'anno, l'ex premier ci ha passato in tutto sette settimane, da quando ha accettato in giugno l'incarico di inviato del Quartetto. Viene una volta al mese ed è convinto che gli impegni di consulente con la JPMorgan o la finanziaria svizzera Zurich non rallenteranno le visite e l'energia.
Blair ha fretta. «Urgenza», «rapidità », sono le parole che ripete di più, durante l'intervista concessa al
Corriere della Sera, con il Financial Times, Le Figaro, El País ela
Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Ha fretta perché crede che la scadenza fissata da George W. Bush— un accordo di pace entro la fine del suo mandato — sia realizzabile, anche se ammette «è una grande sfida ». «Dieci mesi sono pochi, ma ce la possiamo fare. Va cambiata la situazione sul campo: gli israeliani devono aver fiducia che la sicurezza verrà garantita e i palestinesi che alla fine l'occupazione terminerà. Tutti hanno sempre pensato che prima si fa l'intesa e la situazione sul terreno seguirà. Io credo funzioni meglio il contrario».
E' abbronzato, ha perso l'aria smunta e smarrita degli ultimi mesi da primo ministro. A 54 anni si è reinventato come diplomatico globale. «Ha preso impegni per 539 giorni di lavoro l'anno», confida un assistente al quotidiano Guardian.
Vola tra Gerusalemme, Parigi e Los Angeles, raccoglie fondi per far nascere un'associazione che promuova il dialogo fra le religioni. Ripete che la sua missione è qui e non vuole parlare della candidatura a presidente dell'Unione Europea («perché discutere di un incarico che ancora non esiste?»).
Yasser Abed Rabbo, consigliere del presidente Abu Mazen, dà all'obiettivo di rilanciare l'economia palestinese «il 5 per cento di possibilità, se Blair non è pronto a litigare con gli israeliani». Lui parla di un ottimo incontro in mattinata con Ehud Barak, ministro della Difesa: hanno discusso di come ridurre le restrizioni al movimento dei palestinesi. Elenca checkpoint e posti di blocco, ponti sul confine giordano e valichi. Ha studiato le mappe, come Lawrence d'Arabia. «Parliamoci chiaro, non è che gli israeliani da un giorno all'altro sono pronti a togliere tutte le limitazioni. Non possono per ragioni di sicurezza, come dimostrano l'attacco suicida a Dimona e il lancio quotidiano di razzi Qassam su Sderot. Il fatto che non sia possibile cancellare l'occupazione in ventiquattr'ore non vuol dire che si possa procedere: ci sono posti di blocco da eliminare, avamposti illegali da rimuovere. Gli israeliani devono arrivare al punto di aver deciso che aiutare i palestinesi a riformare le strutture di sicurezza e a far crescere l'economia è una priorità fondamentale per loro. Esiste un bisogno urgente di mostrare ai moderati tra i palestinesi che la moderazione funziona». Ricorda che Bush tornerà in Israele a maggio. «Sarà la seconda visita in sei mesi, non ho dubbi sulla sua determinazione. Ha stabilito una data precisa per raggiungere un accordo di pace e quando il presidente americano fissa un calendario, significa porre una grande pressione su tutti, anche sul governo israeliano». Haim Ramon, vicepremier israeliano, ha ribadito «l'uso dell'arma economica contro Gaza: tagli alle forniture di carburante, cibo, elettricità». Blair crede vada trovata «una strategia diversa e migliore, una strada per isolare gli estremisti e aiutare la gente, non una che isoli la gente e aiuti gli estremisti. Una strada che porti a una riconciliazione tra la Striscia e la Cisgiordania». «Le scelte dei politici israeliani non sono facili. La realtà è che la situazione nella Striscia migliorerebbe immediatamente, se i lanci di razzi smettessero. Qualche volta il mio lavoro — davvero impopolare — è quello di ricordare il punto di vista israeliano. Le pressioni sul governo degli abitanti di Sderot, bombardati ogni giorno indiscriminatamente, sono fortissime. Come può Ehud Olmert adottare una linea più morbida?».
Difende la decisione di non trattare con Hamas, presa da Europa e Stati Uniti, quando ancora risiedeva al 10 di Downing Street. «Non c'erano e non ci sono altre opzioni: il movimento non può prendere parte ai negoziati, se non riconosce l'esistenza di due Stati. Aprire adesso un dialogo con Hamas vorrebbe dire premiarli per il lancio di razzi. So che la vita a Gaza è terribile, ma non si può ricompensare Hamas per una situazione che sta creando: sono molto bravi a galvanizzare l'opinione pubblica mondiale contro Israele. E non si possono indebolire i moderati come Salam Fayyad (premier palestinese, ndr) e Abu Mazen. Dai miei incontri in Cisgiordania, mi è chiaro che non vogliono sentir parlare di un ritorno al governo di unità nazionale».
Ramallah accusa Hamas di aver pianificato l'attentato suicida a Dimona su ordine dell'Iran. «Quello che si sta svolgendo è uno scontro più ampio. Uno scontro in cui Teheran è impegnata e coinvolge Hamas ed Hezbollah. Non so se l'Iran dica ad Hamas che cosa fare, so che l'obiettivo di un attacco terroristico è interrompere il processo di pace. La nostra risposta deve essere andare avanti. Più in fretta. Se un accordo non è stato raggiunto in sessant'anni, non vuol dire che non possa succedere l'anno prossimo».

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT