Una lettera di adesione all'appello di Khaled Fouad Allam:
Raramente ho letto qualcosa di così chiaro, incisivo, come l'appello di Fouad Khaled Allam, che senza alcuna ambiguità mette il dito sulla piaga. Non posso che aderire, anche perchè, essendomi trasferita da tre anni in Israele, la sua continua demonizzazione, oltre che amareggiarmi molto, rivela come tutto il lavoro di memoria sulla Shoà non sia servito a molto. L'antisemitismo risorge, come la mitica araba fenice, dalle sue stesse ceneri. Cambia solo abito, ma l'obiettivo è¨ sempre lo stesso. Mi auguro solo che gli scrittori israeliani che parteciperanno alla Fiera del Libro di Torino non caschino nella trappola di dover legittimare la loro presenza, attaccando Israele e la sua politica. Purtroppo, dalle interviste che leggo in questi giorni sui giornali, non mi sembra che abbiano preso coscienza della gravità della situazione. Parlano da israeliani critici verso le scelte di questo o quel governo. In democrazia è¨ lecito e Israele è¨ una democrazia. Ma in questo caso la politica non c'entra nulla. E'ˆ solo un pretesto per esprimere quelle pulsioni irrazionali di cui si nutre l'antisemitismo, contro le quali, ahimè sono arrivata alla conclusione che nulla si possa fare, se non tentare di circoscriverne i danni. Quindi kol ha-kavod agli Allam, ai P.G.Battista, agli Ostellino e a quanti in questi giorni hanno fatto sentire la loro autorevole voce. Per il popolo ebraico la nascita dello Stato di Israele è¨ stato ed è¨ un evento miracoloso. Perchè non dobbiamo esserne fieri, ma dobbiamo sempre recitare il mea culpa? Cecilia Nizza (Gerusalemme)