|
|
||
Necropoli Boris Pahor
Introduzione di Claudio Magris
Traduzione di Ezio Martin
Fazi Euro 16,00
E’ una domenica pomeriggio su un “nastro d’asfalto” che sale a stretti tornanti verso la montagna. Alture fitte di boschi. Turisti che vanno e vengono. Un uomo fa parte di questa processione motorizzata, sembra uguale agli altri, eppure non riesce ad “accettare fino in fondo l’idea che questo posto di montagna, cardine del mio mondo interiore, sia visitabile da chiunque”. Quando, giunto a destinazione, scende dall’auto, pare che “i visitatori …mi osservino come se di colpo fosse riapparsa sulle mie spalle la giubba a strisce e io stessi camminando sulla ghiaia con gli zoccoli”. Comincia il suo viaggio di ritorno. Qualche pagina oltre, quel viaggio sembra già finito. O forse mai cominciato: come se lui fosse rimasto lì. “Ecco, sono arrivato in fondo. Ci sono due baracche, intatte, due, come lassù vicino all’entrata. Questa qui con la porta aperta era la baracca della prigione, e ora c’è lo stesso silenzio che l’avvolgeva….”
Boris Pahor è un grande scrittore, oltre che un personaggio di rilievo politico e intellettuale. Nato nel E’ difficile definire questo libro tremendo che racconta
Più di un romanzo, Necropoli è una riflessione sull’impossibilità di capire quella storia. Pahor osserva le reazioni dei suoi “compagni” di visita e si rassegna al fatto che per quelle persone il male “non è così familiare e abituale come lo è per me. Non ne hanno un ricordo visivo”. Il suo, invece, si dipana nei volti dei compagni di prigionia, del soldato tedesco che gli regala mezzo bicchiere di riso bollito, nelle ossa e nelle carni dei prigionieri passati per l’infermeria dove Pahor lavorava. E’ un libro crudo, che non risparmia al lettore immagini di vita sfigurata, parole forti. Ma qui tutto è tremendamente vero, reale.
La scrittura non media il racconto, riproduce con assoluta fedeltà le immagini che Pahor legge dentro i propri occhi, nella memoria. Eppure non è solo cronaca, questo libro. Anzi. Vi è una continua indagine su quel male, sulla paura che per l’autore fu lo scudo contro il pericolo più grave, “quello di un totale adattamento alla realtà”. Sulla nostra incapacità di comprendere, per quanto armati delle migliori intenzioni.
Elena Loewenthal
Tuttolibri –
|
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |