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Le istituzioni non cedano al ricatto del boicottaggio 04/03/2008
Una lettera inviata alla Stampa. L'articolo di Gianni Vattimo cui  fa riferimento si trova a questo link

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=23361

Signor  Direttore,
 
le argomentazioni di Vattimo ( e di quanti  la pensano come lui)   sono  tutte   comprensibili (anche se  discutibili)   soltanto a partire dal  postulato che Israele sia colpevole  del conflitto   e sia colpevole  del fatto che i Palestinesi  non hanno un proprio stato. 
 
Il lungo conflitto arabo-palestinese  è  invece  un  tragico braccio di ferro tra due popoli  e due  nazionalismi,  frutto di vicende intricate,   prodotto di  diverse  culture politiche,   che non trova soluzione  a  causa dell'intervento costante  di altre potenze regionali che alimentano  il conflitto  dall'esterno,  ogni volta che si apre uno spiraglio di  pacificazione.    L'occupazione  dei territori palestinesi è una necessità  di difesa,  finchè non si raggiunge  un  accordo di pace.    Il fatto che   Israele   vivesse pacificamente  nei   'confini' del 67   (che non erano   confini  ma  linee  d'armistizio)  non impedì ai paesi arabi  di attaccarla  nel '73.   Soltanto la pace con l'Egitto e la Giordania  portò alla restituzione dei territori  e alla cessazione  duratura  delle ostilità  con quei paesi.  Soltanto la pace con  i Palestinesi  potrà portare alla  definizione di confini  e alla collaborazione   regionale.    Ma  ogni giorno si leggono dichiarazioni   di  uomini politici,   capi di milizie e persino capi di stato   che vogliono cancellare Israele dalle carte geografiche,  e ogni giorno da Gaza  si   bombardano le città israeliane di confine.    
 In questa situazione  considerare Israele  colpevole del conflitto e  colpevole dell'occupazione  e delle  sofferenze dei Palestinesi  significa  negare  totalmente le ragioni di Israele,    interpretare la realtà  alla luce  di un pregiudizio  anti-israeliano,  che   purtroppo anche nelle parole e nelle rappresentazioni  si ispira costantemente all'antisemitismo  storico europeo.   
 
Se Israele  è uno  stato  come gli altri,  anche se coinvolto in un lungo conflitto,   non si capisce perchè  invitarlo a presentare la sua cultura  in un consesso  internazionale   faccia scandalo  per  alcuni.    L'attenzione per la cultura  d'Israele non  nega  nessun diritto ai Palestinesi, non disconosce  i loro patimenti  (largamente  auto-inflitti).     Riconosce soltanto  l'esistenza  di Israele e della sua  cultura.   
Boicottare  Israele e la sua cultura per motivi politici  significa invece   condannarla a priori  come colpevole del conflitto, e per questo  non degna  di essere trattata come qualunque altro stato, come qualunque altra cultura.   
Chiedere uno spazio   pari  e pari dignità   durante la Fiera  anche per  l'Autorità Palestinese (come  alcuni propongono)  significherebbe   trasformare  un evento culturale in un confronto-scontro   politico, e  sarebbe la   soluzione  peggiore, porterebbe la guerra  all'interno di un evento  di cultura  internazionale.     
 
Se le istituzioni locali cedessero al ricatto  di chi promuove   il   boicottaggio  di  Israele sarebbe una ben triste  prova  di  cedimento  alla  faziosità,  che  sperabilmente   sapranno evitare. 
                                                                                            Laura Camis de Fonseca

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