Son un simpatizzante di Israele e ricevo da mesi la rassegna stampa del vostro sito, che debbo dire mi aiuta molto a comprendere la situzaione in Medioriente. Fin da quando ero bambino (anni 60) mio padre mi parlava dell'olocausto e di come, dopo di ciò, finalmente questo popolo avesse potuto avere la propria terra. Di come Israele oggi, nonostante tutto, sia l'unico paese democratico dell' aerea e industrializzato come l'europa. Diventato più grande, ho cominciato a sviluppare un amore per Israele e per gli ebrei. Ho cominciato a leggere decine di libri, sono stato in Israele e ho visto finalmente con i miei occhi quello che avevo sempre visto solo in documentari e immaginato leggendo libri. Nella vita non nascondo, pur senza fanatismo si intende, le mie simpatie, ma parlando con amici e conoscenti tutti i giorni, con rammarico, vedo come in Italia l'unico argomento che mette d'accordo chi è di sinistra e chi è di destra è quando si parla di Israele. Sia che il mio interlocutore abbia una croce celtica al collo o che rinneghi le nefandezze delle purghe stalianiane, la loro risposta è sempre uguale: Israele ha preso le loro terre, gli Israeliani stanno facendo quello che è stato fatto loro, spiegami il perchè sono sempre stati odiati da tutti, hanno il potere economico in tutto il mondo e con questo manovrano tutte le loro mire, aiutati dall' america eccetera. A nulla serve spiegare loro, anche con i fatti, che non hanno tutte le ragioni . Pensate che quando prendo ad esempio la restituzione della striscia di Gaza e faccio notare che tutti i giorni piovono missili su Sderot e la due fazioni pelestinesi si ammazzano tutti i giorni per strada, mi sento rispondere (da persone laureate non da analfabeti) che i missili sono di costruzione artigianale e le le due fazioni sono state messe l'una contro l'altra dagli americani e dagli israeliani !!!!!!!!)Sono sempre solo a sostenere la mia tesi. In questo micromondo che è la mia vita e le mie conoscenze penso come sia amplificato nel resto del paese e nell'Europa. Arrivano persino a dire, dopo la recente giornata della memoria che bisogna finirla ogni anno di monopolizzare la tv con la giornata della memoria. Potrei qui elencare centinaia di discussioni su come socondo molti è tutta colpa di Israele se c'e il terrorismo e via dicendo. A nulla serve spiegare come si vive nei paesi "amici arabi". NON CAPISCONO. Ultimamente, tra i vari documentati che vado cercando sull'argomento, ne ho visto uno -ovviamente pro palestinese- che si intitola "il muro". Verte principalmente sulla situazione dei palestinesi a Hebron e su come la politica dei governi che si sono succeduti in Israele abbia incentivato l'instaurarsi di colonie, in modo da non permettere, in futuro, una nascita di uno stato palestinese con continuità geografica. Tra palestinesi che piangono e mamme che si disperano il documentarista si sofferma sulla violenza dei coloni ebrei a Hebron e su come l'esercito non intervenga a difendere i segregati palestinesi che sono tutti i giorni sotto coprifuoco e rischiano continuamente di essere uccisi da questi coloni oltranzisti. Mi chiedo, cari amici, se questa politica del governo sia vera, se l'agevolare con prestiti e prezzi competitivi l'acquisto di case in territori come quelli, non porterà israele, in futuro, a dovere fare in conti con un problema insostenibile? Siccome è difficile avere notizie non di parte, perchè tutti gli articoli da me trovati su Hebron potete immaginare dalla parte di chi sono scritti, si sarei tanto grato se poteste darmi qualche notizia in merito. Grazie di cuore lettera firmata
Caro amico, la ringraziamo della sua attenzione e della sua lettera. La sua esperienza con il pregiudizio antisraeliano corrisponde purtroppo a una situazione molto diffusa. Non deve stupire, comunque, che gli eredi di ideologie totalitarie, per altro entrambe compromesse con l'antisemitismo (sebbene il fascismo e il nazismo lo siano stati con esiti più tragicamente radicali), siano pregiudizialmente ostili a uno Stato democratico ed ebraico. Per quanto riguarda il ruolo delle colonie: si possono avere differenti opinioni sull'opportunità degli insediamenti e della politica che gli ha sostenuti, ma occorrerà sempre tener presente alcuni dati incontestabili, sebbene generalmente negati o sottaciuti. Sul piano della giustizia, occorre ricordare che gli ebrei sono tornati ad Hebron nel 1967, dopo che l'intera comunità, che vi risiedeva da milleni, ne era stata scacciata in seguito a un pogrom nel 1929. A tutt'oggi, sono piuttosto i palestinesi a voler sterminare gli ebrei di Hebron che questi ultimi a compiere aggressioni e violenze nei confronti degli arabi (per quanto singoli episodi possano aver avuto luogo). Sul piano politico, la questione delle colonie sarebbe perfettamente risolvibile in un negoziato. Israele ha dimostrato a Gaza di essere capace di smantellare le colonie, quando ritiene che questo sia il prezzo da pagare per il suo interesse nazionale e per la pace. Alcune colonie potrebbero essere mantenute, in cambio di altre compensazioni territoriali, forse in zone al di quà della linea verde a maggioranza araba. La contiguità territoriale dello Stato palestinese potrebbe agevolmente essere salvaguardata. Ma gli insediamenti ebraici sono in realtà un fattore assolutamente marginale del contenzioso israelo-palestinese, la cui causa primaria è la perdurante volontà di distruggere Israele. La prova definitiva di questa affermazione è data da quanto avvenuto dopo lo smantellamento di tutte le colonie di Gaza. Come lei ricorda nella sua lettera, la Striscia si è trasformata nella base di nuovi attacchi verso Israele, che questa volta non prendono più di mira le colonie, ma la città israeliana di Sderot. Che per Hamas, e per una parte almeno di Fatah, è "Palestina occupata" quanto lo era Gush Katif