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Il Giornale Rassegna Stampa
02.02.2008 Disabili usati per gli attentati suicidi
l'orrore del terrorismo, contro gli iracheni come contro gli israeliani

Testata: Il Giornale
Data: 02 febbraio 2008
Pagina: 11
Autore: Maria Giovanna Maglie - la redazione
Titolo: «Sono le prime vittime dell'odio - Fatima, la nonna kamikaze che annunciò la morte in TV - Hussam,l'inconsapevole ordigno lanciato contro i soldati israeliani»

Dal GIORNALE del 2 febbraio 2008, un articolo di Maria Giovanna Maglie, che commenta l'uso di due ragazze down nell'ultimo attentato a Baghdad:

Troppo facile parlare alle vostre viscere ricordando che le due stragi di ieri a Bagdad le hanno compiute due ragazze completamente inconsapevoli, down dalla nascita, imbottite di esplosivo come se fosse un gioco, fatte saltare da un telecomando a distanza manovrato dagli assassini vigliacchi. Eppure bisogna dirlo che, anche nel terrore e nell’odio che muovono ogni azione degli uomini di Al Qaida, ci sono stadi differenti di scelleratezza e di abbrutimento.

Il mercato di Ghazil, che è centro di compravendita per i più poveri del giorno di festa, il venerdì è sempre pieno di gente. L’ordigno è esploso nelmomento di maggiore afflusso. L’effetto terrore deve essere prima di tutto visivo, tattile, il sangue e i pezzi di membra squarciate devono volare, sfiorare la gente che fugge gridando. Solo così la volta seguente avranno paura di uscire, e mai ci sarà una parvenza di normalità, quella che a Bagdad si comincia a sentire sul serio. Il secondo attentato è stato compiuto al mercato degli uccelli di Al Jedida, un sobborgo nella parte sud-orientale della città. Anche qui una grande fiera affollata nel giorno di festa, e una terrorista che si fa esplodere nella folla, morendo atrocemente lei per prima. Ma, comel’altra, non è una kamikaze vera, perché con loro i mostri non si sono nemmeno preoccupati di un periodo di lavaggio del cervello, di un plagio. Rapite, riempite di esplosivo,mandate a tentoni alla fine straziante, le prime vittime sono loro due. Approfittiamo allora della dolorosa occasione ricordando che grazie al nuovo comandante americano, Petreus, il fronte della guerra in Irak è cambiato profondamente da almeno sei mesi, ma in pochi lo hanno scritto o mostrato, perché l’Irak che esce dal pantano non si porta, meglio continuare a parlar male di George W.Bush.

Il 2008 in Irak è cominciato anche meglio. L’antica Mesopotamia negli ultimi trent’anni ha sopportato solo guerre. Il Paese è diviso a metà tra sciiti e sunniti, ma ci sono anche i curdi, furiosamente indipendentisti. Gli ultimi ostinati baathisti non vogliono rassegnarsi alla sconfitta dopo tanto potere incontrollato, le loro vittime passate, gli oppressi i cui fratelli sono stati ritrovati amigliaia nelle fosse comuni, cercano vendetta; l’ultima divisione furibonda è tra quelli cheammirano l’Occidente e gli altri che sono fanatici dell’Iran. Il terrorismo internazionale di matrice islamica qui aveva trovato uno sfondo ideale per poter operare senza troppi oppositori. Maora le due principali fazioni sciite, lo Sciri di al- Hakim e le brigate al-Mahdi di Muqtada al-Sadr, hanno annunciato la pace.

Assieme alla maggioranza sciita si schiera anche il movimento degli «Awakening Councils», formato dai capi tribù sunniti, più di 80mila. Dicono di voler sconfiggere una volta per tutte il terrorismo di matrice sunnita, con l’ausilio delle forze statunitensi, e di voler costruire insieme la stabilizzazione. Per ora funziona e potrebbe respingere definitivamente la rete che chiamiamo Al Qaida, portare in tempi rapidi al processo di democratizzazione che la maggioranza della popolazione si aspettava e sperava già dall’estate del 2003. Per questo mancano i volontari al martirio in nome di Allah, e ai terroristi non resta che rapire due disabili.

Il GIORNALE pubblica anche due schede informative su due precedenti nei quali il terrorismo si è servito, rispettivamente, di una donna anziana e di un quindicenne con problemi psichici.
Entrambi gli episodi si sono verificati nell'ambito del conflitto israelo-palestinese.
Sono molto diversi: si deve presumere che la donna anziana sapesse quel che stava facendo e ne fosse perciò responsabile, a differenza del ragazzo con problemi mentali. Tuttavia, è importante ricordare che il terrorismo palestinese non esita ad utilizzare chiunque per portare la morte tra gli israeliani. Purtroppo, la realtà è che qualunque palestinese potrebbe essere una minaccia per la sicurezza di Israele. Un dato di cui tener conto, quando si leggono certe cronache indignate suu check point israeliani e sulle misure di sicurezza.

Ecco i due pezzi:


Si è fatta saltare a Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, tra un gruppo di soldati israeliani. Lei è morta e tre militari sono rimasti feriti. Fatima Omar  Mahmud al-Najar aveva 64 anni, 9 figli e 41 nipoti. Era il 2006. Prima della missione suicida aveva registrato un video, il vestito nero, il velo bianco, la fascia verde di Hamas sulla fronte, il kalashnikov in mano. E con voce stridula ha lanciato le sue maledizioni. Fatima, palestinese, è la più anziana kamikaze mai entrata in azione. La donna, secondo quanto hanno raccontato i testimoni, si era avvicinata «in modo sospetto» a un gruppo di soldati e quando questi «si sono accorti che aveva indosso un ordigno, le hanno lanciato una granata stordente che, però, non le ha impedito di innescare la bomba». Pensavano fosse solo una nonna.

Gli avevano promesso un pugno di monete e le vergini del paradiso islamico. Hussam Bilel Abdo, nel 2004 aveva 15 anni. Il 26 marzo fu fermato e arrestato dai soldati israeliani al check-point di Hawara, nei pressi di Nablus, in Cisgiordania. Aveva una cintura con 9 chilogrammi di esplosivo ed era pronto a farsi saltare per aria avviandosi al martirio. Nelle ore successive la madre spiegò che non era nemmeno in grado di badare a se stesso. Ma i suoi problemi psichici non avevano fermato gli uomini delle Brigate dei martiri di Al Aqsa che attraverso un suo amico erano entrate in contatto con lui e avevano deciso di usarlo come bomba umana. Le immagini di questo ragazzino dallo sguardo perso, imprigionato in un giubbotto troppo lungo, tenuto sotto tiro dai militari, hanno fatto il giro del mondo e sono diventate un simbolo di innocenza violata.

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