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La Stampa Rassegna Stampa
01.02.2008 Com'è buono il regime degli ayatollah
un articolo propagandistico di Farian Sabahi

Testata: La Stampa
Data: 01 febbraio 2008
Pagina: 34
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Gli iraniani domati con i soldi»

Tutto va bene in Iran, secondo l'articolo di Farian Sabahi pubblicato da La STAMPA del 1  febbraio 2008.
Esecuzioni capitali, terrore poliziesco, repressione del dissenso ? Tutti fatti dimenticati, per presentare un quadro da propaganda fascista, nel quale il sostegno al regime è assicurato dall'estrema  sollecitudine che questo dimostra per i bisogni, materiali e spirituali della popolazione iraniana.

Invitiamo i lettori a scrivere alla redazione della Stampa protestando per questo articolo

Di seguito, il testo completo:

Oggi ricorre l’anniversario del ritorno dell’imam Khomeini in Iran, dopo anni trascorsi in esilio. Il 1° febbraio 1979 l’ayatollah arrivò a Teheran con un volo di linea da Parigi e capovolse le sorti della nazione. Sono passati ventinove anni da quel giorno e, nonostante il dissenso interno e i milioni di dollari stanziati dal Congresso statunitense per finanziare l’opposizione iraniana all’estero, la Repubblica Islamica continua a esistere. Quali sono le ragioni del consenso?
Dopo mesi di paura per un possibile bombardamento americano, due settimane fa milioni di iraniani sono scesi in strada per l’Ashura: uomini di ogni età vestiti a lutto si sono battuti il petto al grido Ya Hossein!, commemorando il sacrificio del nipote di Maometto massacrato con i suoi seguaci a Kerbela nel 680 d.C. Parte della popolazione ha così testimoniato il proprio consenso, pur nella sofferenza dei gravi problemi del regime: nell’attesa che si riesca a frenare l’impennata dei prezzi, debellare la corruzione, diminuire la disoccupazione e rimettere in discussione il rapporto fra Stato e clero, la maggioranza degli iraniani vuole vivere senza ingerenze esterne.
Sussidi a chi si sposa, prestiti e mutui agevolati

A sostenere la mullahcrazia sono i tanti che traggono beneficio da un sistema di sussidi ben oliato, grazie al quale, secondo i dati del 2006 pubblicati dalla Banca Mondiale, il reddito medio pro capite annuo è di 2770 dollari mentre il potere d’acquisto è di 8490 dollari. E cioè tre volte tanto, perché occorre tenere conto dei generosi sussidi statali. Le autorità elargiscono contributi una tantum per sposarsi e mutui a interessi ridicoli per le giovani coppie e i ceti più bassi, ai quali sono stati svenduti molti terreni nelle aree urbane. E le partecipazioni nelle società statali e parastatali garantiscono un reddito mensile supplementare di 500 mila-1 milione di rial (equivalenti a 37-74 euro) che sono una bella cifra per le famiglie con il reddito minimo di 150 euro.
In un Paese come l’Iran, dove il pellegrinaggio è un obbligo morale oltreché un dovere religioso, suscitano poi consenso le organizzazioni statali che si fanno carico delle spese di viaggio e soggiorno in Arabia Saudita. Sono infatti milioni gli iraniani che sognano il viaggio alla Mecca, a prescindere dai sermoni di Khamenei e dalle dichiarazioni di Ahmadinejad. E sono decine di migliaia quelli che ogni anno sono sorteggiati - una sola volta nella vita - per andarci con la formula «tutto spesato, tour compreso».
Assistenza sanitaria a tutta la popolazione

Non bisogna poi sottovalutare l’impatto sull’opinione pubblica della copertura sanitaria che negli ultimi due anni è stata estesa a tutta la popolazione, compresi i quattro milioni di pastori e nomadi. Sul budget per l’anno 1386, che finisce il 20 marzo, è specificato per filo e per segno chi ha diritto all’assistenza sanitaria, in quale misura e a quali condizioni. A conti fatti, è coperto il 70 per cento dei capifamiglia, indipendentemente dal fatto che si tratti di uomini o donne.
Infine, poiché su 70 milioni di abitanti il 70 per cento ha meno di 35 anni e mettere su casa è (o sarà presto) un’esigenza, lo Stato interviene elargendo prestiti di 30 milioni di rial (2220 euro) a tasso zero e rimborso nel giro di qualche anno. Prestiti che vanno a ruba e dei quali non tutti riescono a usufruire, ma che lasciano la speranza che in futuro ci possa essere una possibilità anche per gli altri. Senza necessariamente passare per una rivoluzione e per un cambio di regime.

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