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Avvenire Rassegna Stampa
29.01.2008 Cronaca e sottotitolo disinformano
sul quotidiano cattolico

Testata: Avvenire
Data: 29 gennaio 2008
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: «Rafah, apertura ridotta da Hamas ed Egitto»

Israele ha sempre dichiarato che, non volendo provocare una crisi umanitaria nelle Striscia di Gaza, non avrebbe cessato  la fornitura di beni essenziali. eppure la ripresa delle forniture decisa nel vertice Olmert- Abu Mazen viene spiegata nella cronaca di AVVENIRE del 28 gennaio 2008 come un effetto delle pressioni internazionali.

Negli scontri durante il tentativo di arresto di un terrorista un adolescente palestinese è rimasto ucciso ia Betlemme. Il sottotitolo disinforma così:  "Gli israeliani uccidono un adolescente palestinese a Betlemme
 ", senza altri particolari.

Ecco il testo completo dell'articolo:


 DA
GERUSALEMME
 I
sraele non vuole una crisi uma­nitaria nella Striscia di Gaza e ha deciso di riprendere a fornire gli aiuti alla popolazione. La decisione è stata presa dalle autorità dello Sta­to ebraico dopo l’incontro di dome­nica tre il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese A­bu Mazen e dopo le pressioni, sem­pre più incalzanti, di tutta la comu­nità internazionale.
  Ieri, i ministri degli Esteri dell’Unio­ne europea hanno sollecitato Israe­le a «soddisfare i suoi impegni nei confronti di Gaza», chiamando tutte le parti a lavorare «con urgenza» per una apertura «controllata» dei var­chi. I capi delle diplomazie europee hanno condannato il «continuo» lancio di razzi Qassam verso il terri-
torio israeliano, e, pur riconoscendo a Israele il suo diritto legittimo alla difesa, hanno sollecitato una fine «immediata» a tutti gli atti di violen­za.
 
Per parte sua, Amnesty Internatio­nal ha chiesto ai governi di Israele ed Egitto, all’Anp e ad Hamas di «ga­rantire i diritti umani fondamentali alla salute» della popolazione nella Striscia.
  Una soluzione per la gestione del va­lico di Rafah sembra comunque lon­tana. Ieri i poliziotti egiziani, affian­cati da agenti della polizia di Hamas, hanno richiuso con il filo spinato u­na delle tre principali brecce, la por­ta del Brasile, aperte nei giorni scor­si lungo il muro che chiude la fron­tiera. Da lì non si passa più in nessu­na direzione di marcia; mentre at­traverso l’altro varco, chiamato Sa­lah
Eddin, gli agenti consenteno il passaggio solo ai palestinesi a piedi che rientrano a Gaza. Il terzo varco è aperto.
  La chiusura e la parziale chiusura dei varchi non influiscono al momento, sul traffico di palestinesi verso l’Egit­to. Il provvedimento viene piuttosto interpretato come un segnale di di­stensione lanciato da Hamas in at­tesa del vertice del Cairo di domani, quando esponenti del movimento i­slamico si incontreranno con la lea­dership egiziana per discutere il fu­turo di Rafah. Nello stesso giorno, e sempre al Cairo, sarà presente anche il presidente palestinese Abu Mazen, invitato dal presidente Hosni Muba­rak per discutere, su un tavolo sepa­rato, la medesima questione.
  Hamas, che dalla vicenda di Rafah ha guadagnato molti consensi tra la
popolazione, insiste ora a cercare un contatto diretto con l’Anp, propo­nendosi come partner politico. Do­menica, in una nuova, ma poco so­stanziale, apertura, il gruppo Hamas si è anche detto pronto a restituire all’Anp il quartier generale di Abu Mazen a Gaza City. Però di restituire il controllo degli apparati di sicurez­za, strappato da Hamas durante la rivolta di giugno, non se ne parla nemmeno. E Abu Mazen considera proprio questa la pre-condizione per qualsiasi negoziato.
  Continuano intanto gli scontri sul campo: un adolescente palestinese è rimasto ucciso ieri a Betlemme (in Cisgiordania) dal fuoco di soldati i­sraeliani durante disordini divam­pati mentre cercavano di catturare un miliziano. Israele si è rifiutato di commentare l’accaduto.

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