Antisemitismo, pericolo sempre attuale un discorso di Angela Merkel
Testata: La Repubblica Data: 26 gennaio 2008 Pagina: 27 Autore: Angela Merkel Titolo: «Se torna l´antisemitismo in giacca e cravatta»
Da La REPUBBLICA del 26 gennaio 2008:
Ogni anno in una forma diversa, la commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo ci riporta vivo davanti agli occhi il volto del capitolo più buio della Storia tedesca, e ci ricorda le sue conseguenze: un´ondata di guerra, odio e violenza che si abbatté sull´Europa e sul mondo, l´annientamento a sangue freddo e sistematico dell´insieme della vita ebraica. Nelle mani di noi contemporanei resta lo sconvolgimento per quanto accadde, ma anche la responsabilità che ne deriva. Anche a nome del governo tedesco, posso dire che ci assumiamo appieno questa responsabilità. E che naturalmente affrontiamo la questione aperta: come potremo, di generazione in generazione, essere all´altezza di questa responsabilità? Come potremo esserne all´altezza, quando i testimoni di allora non saranno più tra noi? Trovare vie e forme giuste per questo compito è una responsabilità del tutto speciale anche per chi oggi ha responsabilità politiche. Ma al tempo stesso c´è una molteplicità di iniziative di persone, voci di tutta la società civile, che a fianco del mondo politico fanno proprio questo tema. E ciò è sempre molto, molto incoraggiante. In questi giorni, ho premiato i giovani vincitori di un concorso, la cosiddetta "Azione macchie bianche": giovani di oggi che nelle loro patrie sono andati a ricercare le più piccole tracce, memoria, ricordi storici del rogo dei libri e dei campi di concentramento, ricordi che non sono al centro dell´attenzione e anzi sono quasi dimenticati. È incoraggiante. C´è un miracolo, di cui noi tedeschi possiamo solo essere grati: la vita e la comunità ebraica sono tornate in Germania. Sono sorte tante nuove Sinagoghe. A Berlino penso alla Sinagoga della Rykestrasse. Vita e cultura ebraica da noi hanno assunto un volto del tutto nuovo attraverso gli ebrei venuti dalla Russia a vivere da noi. È un compito incredibile, enorme, per la comunità ebraica in Germania, un compito in cui noi abbiamo il dovere di portare aiuto, dovere legato alla comune responsabilità verso la società intera. Se guardiamo a quale lavoro d´integrazione dei nuovi arrivati viene affrontato dalla comunità ebraica tedesca, sappiamo che non possiamo in nessun caso lasciarla sola. Nell´ora del ricordo, come oggi, nel momento in cui le Vergogne della Germania sono davanti ai nostri occhi, tanto più è spaventosamente inconcepibile che antisemitismo, xenofobia e razzismo esistano oggi nel nostro Paese e si mostrino presenti nella pratica. E non serve dire che ciò accade anche in altri paesi: occorre un regolamento dei conti con questa realtà.
Certo, è lecito dire che affrontiamo questa responsabilità. Credo che lo facciamo davvero. Combattiamo contro le violenze razziste e le ideologie dell´estrema destra con gli strumenti dello Stato di diritto. A volte discutiamo, e ci dividiamo, su quali strumenti di lotta siano i migliori, se vietare un partito sia possibile o no, se ciò rafforzi o no uno Stato di diritto. Ci sono programmi d´azione e informazione contro l´estremismo di destra, e abbiamo reagito alla violenza d´estrema destra aumentando gli aiuti finanziari a questi programmi. Ma mentre ricordo questo, non voglio nascondere che facendo ciò non abbiamo ancora, minimamente, trovato la ricetta-panacea per affrontare queste sfide. Dobbiamo guardare in faccia una realtà. Cioè il fatto che di fronte alle paure provate verso la globalizzazione, o verso un presunto eccesso di apertura delle società democratiche, l´estremismo di destra e l´antisemitismo ritrovano una possibilità di farsi strada nelle menti di persone da cui piuttosto non ci si aspetterebbe che cadano vittima di queste tendenze. Un modello di spiegazione di questo fenomeno è a volte - e bisogna seguirlo - quello che ci dice che naturalmente il pericolo di questa seduzione è specialmente grande quando le persone stesse che vi sono coinvolte vivono in una situazione sociale difficile. Ciò nonostante, sottolineo che io chiedo sempre di non giustificare mai certe scelte evocando quelle difficoltà sociali. Eppure, ancora, è certo che le società che vengono percepite come giuste sono difese da anticorpi più forti contro simili sfide. Insisto, tensioni e problemi sociali non sono mai una scusa per certe derive. Ma a volte io ho anche l´esperienza diretta del fatto che negli strati sociali e ceti più istruiti della popolazione si manifestano chiaramente crudi, duri modi di pensare, e un antisemitismo molto ben mascherato, che non è facilmente riconoscibile. Ma con questa forma di antisemitismo si torna sempre a tentare di definire fenomeni sociali di gruppo, e in base a quelle definizioni dei fenomeni sociali si può dichiarare l´emarginazione in un modo o nell´altro.
Una delle realtà più insostenibili è il fatto che in Germania non esiste nessuna istituzione o sede ebraica che possa vivere senza protezione della polizia. Nessun Kindergarten ebraico, nessuna scuola ebraica è priva di agenti schierati sul posto per proteggerla. Ciò non riguarda solo le Sinagoghe. Quello che quasi mi preoccupa di più, è il fatto che anche in vasti strati della popolazione, malgrado tutta la formazione e l´istruzione sulla Storia, e malgrado tutto quanto è accaduto, regna una certa Sprachlosigkeit, una tendenza e voglia di silenzio, a proposito della nostra propria Storia. E dove c´è voglia di silenzio, c´è sempre anche il pericolo che non si parli di temi e problemi, che si taccia o si minimizza. Per esempio: si può criticare Israele? Criticare Israele è antisemitismo? Alcuni si spingono persino fino a dire "la cosa migliore è non parlare più degli ebrei, così almeno non fai nulla di sbagliato". Questo è il fenomeno con cui noi dobbiamo fare i conti nel modo più urgente nell´educazione politica. Dobbiamo incoraggiare la gente a parlare. Perché quel modo di pensare che spinge al silenzio, a non discutere più, può trasformarsi e rafforzarsi con il volto dell´antisemitismo e del razzismo. Già vediamo diversi fenomeni di questo tipo: dagli episodi di violenza, fino alle forme davvero borghesi dell´antisemitismo. Per questa ragione questa conferenza internazionale sul problema qui a Berlino è così importante. Perché ci può aiutare nello scambio di idee e testimonianze, specialmente in Germania, ci può aiutare a riflettere su cosa si possa fare al meglio e su come al meglio si possa dare una testimonianza, senza cadere nelle accuse e nei sospetti di colpa reciproci. Per questo auspico un dialogo franco e onesto, in cui nessuno nasconda qualcosa sotto il tappeto. Ho menzionato i problemi, ma non per dare un umore depressivo. Però mi auguro che riusciremo - e con la nostra società democratica abbiamo questa possibilità, se riusciremo ad avere un po´ più coraggio e a non schivare più i confronti - se riusciremo a rendere tabù e mettere al bando l´antisemitismo e la violenza e a chiarire bene tutto ciò anche alle giovani generazioni, con la nostra azione.