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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.01.2008 L'ex presidente iraniano Khatami loda Prodi e D'Alema
e rivendica il "diritto al nucleare" del regime degli ayatollah

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 gennaio 2008
Pagina: 15
Autore: Maurizio Caprara
Titolo: «Khatami: «Abbiamo diritto al nucleare»»
Se Mohammed Khatami fosse stato realmente un riformista, deciso a modificare il regime non solo non sarebbe mai stato presidente dell'Iran: non avrebbe nemmeno mai potuto partecipare ad elezioni nelle quali le candidature vengono attentamente vagliate dal potere de mullah, che cassano quelle che ritengono realmente pericolose.

Nonostante questo sopravvive il mito di Khatami come  volto "moderato" del regime.
In realtà, l'ex presidente iraniano è un abile propagandista e un abile diplomatico, non a caso prodigo di elogi per Prodi e D'Alema e per la loro politica, così utile a Teheran.

Ecco il testo di una cronaca di Maurizio Caprara, dal CORRIERE della SERA del 15 gennaio 2008:


TEHERAN — Di fronte alle accuse di George W. Bush, secondo il quale Teheran «minaccia la pace nel mondo », nemmeno il più conosciuto tra i rivali del presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad rinuncia a difendere l'obiettivo di dotare l'Iran di energia nucleare.
«La nostra politica energetica non è per niente cambiata. Prendemmo una decisione e siamo convinti che dobbiamo avere l'energia atomica. Questo richiede combustibile e tecnologia nucleari. Perché non dovremmo averli? », domandava ieri nel suo studio ai piedi dei monti che sovrastano Teheran l'hojatoleslam Mohammed Khatami, presidente della Repubblica islamica dal 1997 al 2005. A suo avviso, «l'Iran vede gli Stati Uniti come un Paese che lo minaccia di continuo, Bush dimostra la rabbia di chi ha subito una sconfitta nei propri piani e c'è da sperare che il popolo americano nell'eleggere il suo successore rimedi a tutti i danni provocati da questa Amministrazione ». Se è vero quanto scritto in dicembre in un rapporto dei servizi segreti americani, ossia che nel 2003 l'Iran interruppe i propri progetti di costruire bombe atomiche, Khatami non sarebbe estraneo sia all'intenzione di averne sia alla frenata. E ieri, nel ricevere una delegazione italiana della commissione Esteri della Camera, quest' uomo di 64 anni dal turbante nero ha sostenuto che occorre sì bloccare la proliferazione di armi nucleari, ma non si è discostato dalla linea del governo nell'affermare che sugli impianti civili è necessario negoziare a livello internazionale «senza precondizioni ». In altre parole, senza che l'Iran debba prima obbedire all'Onu e smettere di arricchire uranio.
C'è chi ha paragonato Khatami a Mikhail Gorbaciov. Non è escluso che invece sia stato un Nikita Krusciov della Repubblica islamica. Benché addebiti implicitamente ad Ahmadinejad «slogan radicali che non servono a niente», resta parte della nomenklatura iraniana. I suoi apprezzamenti per l'Italia («Salutatemi i miei amici Prodi, D'Alema e Luciano Violante», ha raccomandato al presidente della commissione Umberto Ranieri, su più punti in disaccordo con le sue tesi) sono stati accompagnati da critiche all'Unione europea per essere poco incisiva in Medio Oriente.
«Gli europei hanno perso parecchio tempo. Un nodo che poteva essere risolto con la massima facilità, adesso è diventato pesante», ha detto Khatami rimproverando che il via libera al nucleare non sia arrivato quando a trattare erano Londra, Berlino e Parigi. «A causa dell'errore di non accettarla, la Turchia si allontana dall'Ue», ha rimproverato.

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