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La Stampa Rassegna Stampa
14.01.2008 Iran, minaccia per il mondo
la denuncia di George W. Bush

Testata: La Stampa
Data: 14 gennaio 2008
Pagina: 6
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Bush ai Paesi arabi»

Da La STAMPA del 14 gennaio 2008, un articolo di Maurizio Molinari

«L’Iran costituisce una minaccia per il mondo, dobbiamo unirci per affrontarla». Parlando nell’Emirate Palace Hotel di Abu Dhabi, uno dei più stretti alleati di Washington nel Golfo, George W. Bush indica Teheran come la fonte del terrorismo e dell’instabilità in Medio Oriente. «L’instabilità è causata dagli estremisti sostenuti dal regime di Teheran, che oggi è il maggior Stato sponsor del terrorismo al mondo», dice Bush. Un atto d’accusa molto dettagliato: «Manda centinaia di milioni di dollari agli estremisti di tutto il mondo mentre reprime il suo popolo, mina la speranza di pace del Libano aiutando e armando gli Hezbollah, sovverte le speranze di pace finanziando gruppi terroristici come Hamas e la Jihad islamica palestinese, manda armi ai taleban in Afghanistan e ai militanti sciiti in Iraq, punta a intimidire i vicini con i missili balistici e una retorica bellicosa, sfida le Nazioni Unite e destabilizza la regione rifiutando di essere trasparente sul proprio programma nucleare».
Scegliere l’affondo contro Teheran come perno dell’unico discorso pronunciato durante il viaggio in Medio Oriente significa per Bush consolidare la strategia che punta sull’isolamento della Repubblica Islamica «le cui azioni minacciano la sicurezza ovunque». Di qui il desiderio della Casa Bianca di «rafforzare i nostri impegni di lungo termine per la sicurezza nel Golfo» come di «unire i nostri alleati nel mondo» per «affrontare il pericolo dell’Iran prima che sia troppo tardi».
Nella seconda parte del discorso Bush parla della minaccia di Al Qaeda e sprona i Paesi arabi a seguire le orme di Abu Dhabi, Bahrein, Giordania e Marocco sulla strada delle riforme. Ma ciò cui più tiene è creare una solida alleanza in Medio Oriente fra le nazioni accomunate dal sostegno alla pace israelo-palestinese e dalla volontà di fronteggiare l’Iran. Per Bush è un unico filo a legare pace, sicurezza e libertà: «I colloqui fra israeliani e palestinesi stanno appena cominciando, ho grandi speranze, il Medio Oriente in cui crescono pace e prosperità avrà nell’America un partner con cui condividere sicurezza e libertà. Verrà il giorno in cui il popolo dell’Iran avrà un governo che abbraccerà libertà e giustizia».
Il pericolo iraniano era stato in precedenza al centro dei colloqui avuti in Bahrein con il viceammiraglio Kevin Cosgriff, comandante della Quinta Flotta che pattuglia le acque del Golfo e quindi anche delle navi da guerra al centro dell’incidente con gli iraniani nello Stretto di Hormuz. «Abbiamo preso molto sul serio quanto avvenuto», ha detto l’ammiraglio mentre Dana Perino, portavoce di Bush, ha equiparato le minacce dei motoscafi veloci di Teheran all’Us Navy con l’attentato compiuto da un barchino-kamikaze di Al Qaeda contro la Uss Cole nel settembre del 2000 nello Yemen, quando perirono 17 marinai.
Oggi Bush arriva in Arabia Saudita, dove in cima ai colloqui con re Abdullah c’è ancora l’Iran. Proprio in coincidenza con il discorso di Dubai, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha fatto sapere al direttore dell’Agenzia atomica Onu (Aiea) Modammed El Baradei di essere pronto a «risolvere entro quattro settimane» tutte le questioni pendenti sul programma nucleare segreto scoperto nel 2003. El Baradei ha confermato l’intesa su un «piano di lavoro» che si propone di chiarire gli interrogativi alla base delle tensioni con la comunità internazionale: dal tipo di centrifughe adoperate da Teheran all’esistenza di impianti segreti.

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