Prosegue il viaggio nei paesi del medio Oriente di George W.Bush. Pubblichiamo l'analisi di Fiamma Nirenstein, uscita sul GIORNALE del 12/01/2008 a pag 13.
Il viaggio nei Paesi arabi che George Bush ha intrapreso ieri partendo dall’aereoporto Ben Gurion dopo aver salutato Ehud Olmert comincia oggi in Kuwait, e tocca, dopo, l’Arabia Saudita. Scrive sul Jerusalem Post Calev Ben David che a Ryiad Bush berrà il the con il re saudita Abdullah in una delle 150 stanze nel palazzo Nasirya“pavimentato in marmo, decorato in stile barocco, illuminato da candelieri di cristallo,e nelle cui mura sono incastonati oro, pietre preziosie e gioelli”.Questo lusso è il frutto della fastosa produzione petrolifera dei sauditi: oggi sono certo molto contenti che il barile abbia raggiunto i 100 dollari. Con oculatezza hanno ridotto la vendita a 450mila barili al giorno, nonostante le richieste degli USA. Faccende molto pratiche, che si incrociano con l’aspettattiva americana, invocata più volte, che i Paesi Arabi abbandonino l’incitamento, abbandonino il consueto linguaggio d’odio, diano una mano alla pace. Ma Bush non ha le mani libere col mondo mussulmano: ha da risolvere il problema del petrolio, diventato per il suo paese poco e caro, e quindi, possimao dedurre,si presenta con un pacchetto di armi che certo non fa piacere a Israele: si tratta di un accordo da 20 miliardi di dollari di cui fanno parte le JDAMS, Joint Direct Attack Munitions, “bombe intelligenti” laserguidate. Gli americani cercano con questo contratto non solo di ottenere il petrolio, sarebbe sciocco pensarlo, ma anche di conquistarsi la fedeltà del reame che deve, nella strategia USA, diventare il punto di riferimento della tanto perseguita coalizione anti Iran. Di nuovo, anche durante questo viaggio in Medio Oriente come ad Annapolis, la pace israelo-palestinese è il bel sipario, per quanto consunto e poco resistente, della grande commedia che si sta svolgendo dietro, sul palcoscenico mondiale: qui, l’Iran e la jihad islamica sono i protagonisti di una guerra che mette bin pericolo il mondo intero. E gli USA sono deboli di fronte ad essa, e tentano di combatterla con una mano legata dietro la schiena. In Israele si sono svolti dei faticosi convenevoli, con vasto uso di parole gentili e tappeti rossi;Bush però sa benissimo che adesso dipende dalla sua abilità in questa visita al mondo arabo se la pace può tentare si spiccare il volo. La sua strategia non riguarda slo “due stati per due popoli” le bombe, i missili, i terroristi dell’Iran e di Al qaeda con i loro annessi e connessi, siriani, hamas, Hezbollah e altri. Bush appare debole al medio Oriente con le sue “bombe intelligenti” quando, che nei momenti in cui visitava Gerusalemme, dai sauditi giunge un messaggio di autonomia e quasi di minaccia: qualunque cosa Bush e Olmert avessero detto sull’Iran, l’Arabia saudita avrebbe stabilito da sola e senza influenze esterne le sue posizioni, ha detto Ryiad. Con armi iraniane, intanto, Hamas compiva nei giorni della visita un’escalation dei suoi lanci di Kassam e Katiushe, Nasrallah dal Libano e dall’Iraq Muqtada Sadr chiamavano i leader arabi a boicottare Bush. Ari Larjani, rappresentante del Leader Supremo Ali Khamenei, era in Siria a dimostrare che l’Asse è sempre attivo, e a Damasco ha incontrato i capi di Hamas e degli Hezbollah. Bush parlerà di questo con i leader arabi che incontrerà in questi giorni, ma per stabilire un rapporto di rispetto dovrebbe essere subito chiaro almeno su un punto: la propaganda dell’odio antisraeliana deve finire, altrimenti la sua politica diventa una beffa. Poche settimane prima dei colloqui di pace, la tv dell’Autorità Palestinese trasmetteva un clip in cui una fanciulla palestinese uccisa a freddo dai soldati israeliani sale in paradiso per diventare una delle 72 vergini che accolgono i martiri; il giovane che giura di vendicarla, ucciso a sua volta, appare in Cielo accanto a lei per l’eterna ricompensa. Pezzi d’arte di questo genere, articoli pieni d’odio per Israele, menzogne che fanno vergogna a ogni persona normale corrono sui media e nelle scuole di tutti i Paesi arabi che Bush visiterà.La realpolitica antijihad richiede oggi a Bush uno slalom continuo fra petrolio e bombe intelligenti, ma almeno chieda una cosa chiara: i paesi arabi devono piantarla di rendere impossibile la pace creando l’odio jihadistico antisraeliano generazione dopo generazione. Questo può essere fatto subito, signor Presidente, senza aspettare la fine del mandato.
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